rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Focus

Se le altre nazioni non riconoscono il governo talebano in Afghanistan

C'è chi dice no. Lo ha detto subito il Canada. C'è chi direbbe sì. Si dice pronto il Premier britannico Boris Johnson. I talebani cercano appoggi e non vogliono commettere gli stessi errori del passato

Di fronte alla riconquista di Kabul e dell’intero Afghanistan da parte dei talebani, si pone un altro tema cruciale: la credibilità del nuovo Governo e la legittimazione che dovrebbe trovare al di fuori dei confini nazionali. Mentre la maggior parte degli Stati esteri, è in attesa di capire che piega prenda il nuovo esecutivo talebano, ci sono due nazioni che si sono già sbilanciate: il Canada e la Gran Bretagna.

Riconoscimento Governo talebano: Canada no e Gran Bretagna sì

I canadesi hanno annunciato che non riconosceranno il governo talebano, mentre i britannici, anche un po’ a sorpresa, potrebbero farlo. "Il Canada non ha in programma il riconoscimento di un governo dei Talebani in Afghanistan" ha affermato il premier Justin Trudeau perché “hanno preso il potere con la forza e sostituito un governo regolarmente eletto democraticamente" ha aggiunto. Di tutt’altro avviso la Gran Bretagna, pronta a legittimare il nuovo dominio afgano. Non è più escluso a priori dal primo ministro britannico Boris Johnson ma sarà "soggetto al rispetto da parte loro degli standard internazionalmente concordati sui diritti umani e dell'inclusione". Vale a dire che dalle parti di Downing Street non c’è un pregiudizio contro chi, fino al 2001, picchiava le donne se uscivano per strada da sole o costringevano gli uomini a farsi crescere la barba. Sono passati venti anni e Johnson vuole vedere prima come si comportano.

E’ stato lo stesso Premier britannico a dirlo in un colloquio con Imran Khan, capo del governo del Pakistan, che storicamente garantisce copertura agli studenti coranici. Johnson ha anche ribadito che l'eventuale riconoscimento andrà concesso "su basi internazionali e non unilaterali".

Cosa succede se un Governo ne disconosce un altro

Ma cosa succede se un Governo non viene riconosciuto da quello di un altro Stato? Non è come disconoscere uno Stato, dunque la principale conseguenza è la rottura dei rapporti diplomatici e non ha effetti sullo Stato. Dunque quando il Canada disconoscerà i Talebani, non sarà una delegittimazione dei confini afghani, ma solo un atto di biasimo nei confronti di chi ha il potere e di solito avviene quando la successione avviene per vie extracostituzionali o violente, cioè a seguito di un colpo di stato o di una rivoluzione. Non si pongono questi problemi quando la successione tra due governi si verifica nel rispetto delle normative costituzionali dello Stato interessato, cioè quando avviene tramite regolari elezioni. 

L’atteggiamento del Canada aiuta a spiegare la presunta svolta dei talebani nell’applicazione della Sharia d’ora in avanti, annunciata ieri in una conferenza stampa, nella quale hanno detto di non volere spargimenti di sangue, di avere in mente una grande amnistia e pensano anche a maggiori libertà per le donne, che potrebbero anche entrare nel futuro esecutivo nazionale. Cioè i talebani sanno che adesso hanno bisogno di credibilità a livello internazionale e vogliono mandare un messaggio, lanciando così il nuovo volto degli integralisti islamici. Sempre ligi a far rispettare la Sharia, ma senza o comunque con minore violenza.

Insomma non vogliono ripetere gli errori del passato e cercano alleati, inviando delegazioni di alto livello in Russia, Cina e Iran "nella speranza di ottenere legittimità, se non addirittura sostegno, da potenti attori regionali" ha spiegato  a Npr (National Public Radio, un'organizzazione indipendente no-profit comprendente oltre 900 stazioni radio statunitensi) Laurel Miller, Asia program director per l'International Crisis Group.

Il ruolo di Cina, Russia e Pakistan 

La Cina è "disposta a comunicare e dialogare" con gli Usa per promuovere una "transizione graduale" in Afghanistan, evitare una "nuova guerra civile o una catastrofe umanitaria" e che il Paese diventi un rifugio sicuro per il terrorismo, si legge nella nota diffusa dal ministero degli Esteri, che riferisce del colloquio di ieri tra il ministro Wang Yi e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.

Poi c’è la Russia. La preoccupazione del Cremlino è la sicurezza degli stati dell'Asia centrale lungo il suo confine meridionale, secondo Husain Haqqani, ex ambasciatore pakistano negli Stati Uniti dal 2008 al 2011. A Mosca i talebani hanno offerto ampie rassicurazioni. La Russia teme che i talebani incoraggino la mobilitazione di gruppi estremisti in Asia centrale e la Cina vuole assicurarsi che l'Afghanistan non diventi una base per i separatisti uiguri dalla regione cinese dello Xinjiang. Insomma Russia e Cina non vogliono problemi sul ciglio della porta di casa per cui serve un Afghanistan solido e i talebani sembrano disponibili.

Ma i Talebani guardano soprattutto al Pakistan. Un maggiore riconoscimento internazionale permetterebbe loro di dipendere in futuro sempre meno dal Pakistan, che era fondamentale quando, negli anni ’90 gli estremisti islamici erano disconosciuti da tutti. Oggi si proverebbe a capovolgere questo paradigma, escludendo il Pakistan che, a differenza di Russia e Cina, ha tutto l’interesse ad avere un vicino di casa amico e debole per non dover pensare alla questione della linea Durand, confine coloniale che per 2.640 chilometri separa Afghanistan e Pakistan. Confine molto opaco, ma riconosciuto internazionalmente. 

Pubblicamente il Pakistan vuole un vicino di casa che rispetti i diritti. “Con l'Afghanistan abbiamo legami storici e politici che non possono essere sottovalutati: e come molti altri Paesi siamo preoccupati per la situazione caotica che si è creata". Lo dice l'ambasciatore del Pakistan in Italia Jauhar Saleem – “Per questo abbiamo facilitato il dialogo fra i talebani e gli Stati Uniti che ha poi portato agli accordi di Doha. Quello a cui auspichiamo che si arrivi ora è un processo di riconciliazione nazionale". Il Pakistan ha con i talebani "una relazione di vecchia data. A lungo siamo stati l'unico Paese a tenere aperti canali diplomatici con loro quando sono arrivati al potere la prima volta”. Dunque il Pakistan vuole la pace? “Per anni ci hanno detto che i disordini erano colpa nostra. Ora che è successo quello che avevamo previsto sarà chiaro che noi non siamo responsabili". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Se le altre nazioni non riconoscono il governo talebano in Afghanistan

Today è in caricamento