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Venerdì, 19 Aprile 2024
Dibattito aperto

I ricoverati Covid non conteggiati per evitare le restrizioni: "Così si sottovaluta la pandemia"

Scorporare i ricoverati asintomatici: il tema è dibattuto da Regioni, Governo e Cts ma secondo i medici sarebbe "un mero espediente contabile: "I paziente Covid positivi richiedo spazi e personale dedicato"

"I pazienti ricoverati in ospedale per cause diverse dal Covid che risultino positivi ai test per coronavirus ma asintomatici, qualora assegnati in isolamento al reparto di afferenza della patologia, saranno conteggiati come 'caso Covid ma non saranno conteggiati tra i ricoveri dell'Area Medica Covid. Questa la novità più dibattuta degli ultimi giorni e che a partire dal primo febbraio potrebbe modificare il tradizionale bollettino coronavirus conterrà un nuovo campo, comprendente i 'pazienti Covid ricoverati per cause diverse'. 

La circolare del ministero della Salute a firma del direttore generale della prevenzione sanitaria Giovanni Rezza sarebbe pronta, ma non è ancora stata inviata alle Regioni che avevano spinto per modificare i parametri del calcolo dei casi Covid su cui si basa la classificazione di rischio delle Regioni e i noti "colori" che sanciscono le restrizioni. 

Che cosa è consentito cosa è vietato in zona arancione e gialla- la tabella

Fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi "pulito" e "sporco" per assicurare la sicurezza dei pazienti, la circolare permetterebbe di non calcolare nel novero dei posti letto occupati in ospedale chi è risultato positivo al coronavirus ma non si trova ricoverato per una sintomatologia Covid-correlata.

Per il Cts bollettino deve restare quotidiano

Secondo quanto si è appreso oggi il comitato tecnico scientifico si è opposto in primis a rendere settimanale il bollettino Covid (troppo rischioso, in una fase ancora acuta dell'epidemia, limitarsi a un report settimanale), mentre sarebbe emersa la non contrarietà a segnalare a parte, come chiesto dalle Regioni, i ricoverati positivi asintomatici e in ospedale per altri motivi rispetto ai ricoverati Covid. Ma non vi sarebbe un parere formale sul punto. Il Cts tende invece ad escludere la possibilità di depennare dal bollettino tutti i casi positivi asintomatici.

Ad ora nessun atto formale è stato disposto da parte del ministero della Salute fermo restando che l'Istituto superiore di sanità ha riconosciuto i numeri pubblicati dalla Fiaso che mostravano come molti ricoverati in ospedale non fossero malati di Covid. 

Il 34% dei positivi ricoverati in ospedale non è malato di Covid

I governatori delle Regioni sono state le prime a cogliere la palla al balzo per chiedere una modifica al bollettino giornaliero. "Bisogna distinguere fra i ricoverati in ospedale per il Covid e i ricoverati in ospedale per altre patologie, che poi riscontrano la presenza del virus" spiega il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ritiene tale distizione "assolutamente fondamentale per una questione di trasparenza e correttezza. Questione di tempo - spiega Fontana - Si riunisce il Cts e dopo la valutazione del Cts, il ministro prenderà i provvedimenti che riterrà opportuno". 

Bassetti: "Per cambi colore non considerare ricoverati positivi ma asintomatici"

A sostenere la richiesta è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova: "Chi è in ospedale ed è asintomatico per la patologia respiratoria da Covid, ma ha un tampone positivo senza però aver un nessun sintomo compatibile dovrebbe considerato alla pari di tutti gli altri malati. Deve essere isolato, chiaramente, ma non può essere considerato come patologia Covid e messo nel bollettino quotidiano".  "Ci vuole maggiore dinamicità da parte del ministero della Salute e del Cts nel recepire i messaggi che arrivano da chi sta sul campo - aggiunge Bassetti - C'è una distanza tra chi è nelle sale burocratiche romane e chi è sul campo a gestire i malati. Diciamo quello che vediamo nei nostri ospedale: mettere i sintomatici e gli asintomatici tutti insieme è sbagliato, ma - conclude Bassetti - ocorre contare per i criteri di colorazione delle regioni solo chi ha segni e sintomi da Covid".

È giusto cambiare il conto dei ricoverati? Chi dice no

Tuttavia non tutti si mostrano favorevoli al cambio di registro, in primis gli stessi medici. Il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli si schiera contro l'eventuale modifica dei criteri sul conteggio dei ricoverati positivi al Covid. "I numeri dei contagiati, il trend dei positivi ricoverati in area medica e nelle intensive, comunque li si conteggi sovraccaricano gli ospedali e portano allo stremo i professionisti. I medici si sentono soli" spiega rivolgendo un appello al ministro della salute Roberto Speranza: "Valuti attentamente e con la giusta prudenza le richieste delle Regioni. Chiediamo misure di controllo dell'epidemia, non operazioni di maquillage che - afferma - camuffino la tragicità e la portata della pandemia".

Il problema dei pazienti Covid positivi

Contro lo scorporo dei ricoverati per altre cause richiesto dalle Regioni si schiera anche il sindacato dei professionisti sanitari che accusano: "Rappresenta un mero espediente di equilibrismo contabile. Un gioco delle tre carte con i cittadini italiani nel ruolo del passante sprovveduto" spiega in una nota, Anaao Assomed.

"Gli ospedali sono pieni di pazienti infetti e poco importa se essi sono ricoverati per patologie legate al Covid o se hanno scoperto di essere infatti recandosi in ospedale. Perchè- prosegue l'associazione medici dirigenti- come sa chi conosce l'organizzazione ospedaliera, il paziente Covid positivo richiede, comunque, personale dedicato, obbligato a lunghe procedure di vestizione e svestizione e isolamento in spazi dedicati, da creare appositamente, generalmente riconvertendo altri reparti. Senza contare il blocco delle sale utilizzate per gli accertamenti diagnostici a causa delle procedure di sanificazione e la difficoltà di dimissione in RSA o lungodegenza e perfino a domicilio. Tutti motivi che rendono il cambiamento del metodo di calcolo inefficace ai fini della riduzione del carico di lavoro ospedaliero".

"Tutti gli ospedali- si legge ancora nella nota- hanno evidenti problemi di personale e posti letto e necessitano non di fumose e oziose discussioni sui metodi di calcolo quanto di soldi e risorse fresche, come Anaao chiede da tempo. In una Italia che ha un basso tasso di posti letto per mille abitanti rispetto al resto d'Europa (3,2‰ vs 5‰), la riconversione dei reparti, a qualsiasi titolo avvenga, determina evidenti limitazioni per il ricovero delle patologie 'ordinarie'. Tanto più che è probabile un prossimo ulteriore aumento della pressione in termini di ricoveri, anche di quelli in terapia intensiva, visto il ritardo con cui la curva segue quella dei contagi. La crisi attuale del sistema ospedaliero è vera, come è certo il suo peggioramento, in assenza di interventi urgenti che diano respiro a un personale stremato oltre misura, cui si continua a chiedere di fare 'tantissimo', senza riposi e senza ferie". Il burnout psicologico e fisico è diffuso- ricorda Anaao- come la demoralizzazione dopo due anni di superlavoro e la frustrazione di fronte ad ostilità e aggressioni, non solo verbali, da parte di molti pazienti. Chi rimane in trincea sta pagando prezzi salati anche a catene di comando inadeguate ed a violazioni palesi di diritti legislativi e contrattuali".

"Non si esce dalla crisi sulla pelle dei medici ospedalieri nè rimanendo uguali a come si è entrati- ammoniscono i medici dirigenti- Il gioco dei vasi comunicanti, prodotto dalla riconversione di interi reparti e dalla chiusura di attività ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, porta acqua alla pandemia parallela delle prestazioni rinviate, negazione di un diritto costituzionale e causa di future malattie. Si sta mettendo a rischio la sanità pubblica di oggi e quella di domani. Se essa è un bene fondamentale, intervenga il Presidente Mattarella che ha a cuore 'come patrimonio inestimabile di umanità, l'abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari'. Intervenga il Presidente Draghi- esortano ancora- se è convinto che nella risposta alla epidemia 'i medici sono quelli che hanno fatto di più'. Intervenga il Ministro Speranza se ancora crede che 'dobbiamo ripartire da chi questo sistema lo ha fatto diventare grande'. I professionisti che lavorano in corsia, negli ambulatori, nei laboratori, nelle guardie dimenticate da tutti, nei Pronto soccorso affollati aspettano segnali concreti. Per non dire un giorno che tutto si doveva fare e niente è stato fatto", conclude la nota.

Le Regioni che cambiano colore oggi

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