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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Cosa può fare davvero l'Italia per emanciparsi dal gas russo

Italia e Unione Europea lavorano per ridurre l'importazione di gas russo e abbassare le bollette: le misure necessarie

Il prezzo delle bollette del gas cresce, la guerra in Ucraina continua, e l'Europa continua a dipendere dalle importazioni di gas dalla Russia. L'Italia e l'Unione Europea stanno pensando a una serie di misure per ridurre già da ora l'importazione di gas russo. In particolare, i leader dell'Unione Europea stanno pensando a nuovi investimenti: un nuovo Recovery fund per finanziare la diversificazione delle fonti energetiche degli Stati membri. L'Italia è uno dei paesi maggiormente interessati a questa transizione, a causa della grande quantità di gas russo importato ogni anno.

Cingolani: "Possiamo dimezzare gas russo in breve tempo"

In Italia, l’anno scorso sono stati utilizzati 71,34 i miliardi di metri cubi di gas, di cui il 40% circa proveniente dalla Russia. Ora, il piano è dimezzare la quantità di gas russo nell'immediato ed eliminarlo completamente entro due anni. "Noi importiamo dalla Russia ogni anno circa 29 miliardi di metri cubi di gas, poco più del 40%. Questi vanno sostituiti - ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ad Agorà extra su Rai 3 -. Abbiamo fatto un'operazione estremamente anticipata e rapida ed entro la primavera inoltrata circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori. Stiamo lavorando con impianti nuovi, rigassificazione e contratti a lungo termine, rinforzo delle nostre infrastrutture e ragionevolmente in 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendente".

Quanto gas importa l'Ue dalla Russia?

Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), il 45% del gas importato nell'Ue nel 2021 proveniva da gasdotti russi. Nel 2021 l'Unione Europea ha importato una media di oltre 380 milioni di metri cubi al giorno tramite gasdotti che provengono dalla Russia, che in un anno diventano circa 155 miliardi di metri cubi. L'Aie ha proposto 10 misure che permetterebbero all'Ue di ridurre di un terzo la propria dipendenza energetica dalla Russia:

  • Stop ai nuovi contratti di fornitura con la Russia;
  • Sostituire le forniture russe con gas provenienti da fonti alternative;
  • Introdurre obblighi minimi di stoccaggio del gas per rafforzare la resilienza del mercato;
  • Accelerare la diffusione di nuovi progetti eolici e solari;
  • Massimizzare la produzione da fonti esistenti a basse emissioni dispacciabili: bioenergia e nucleare;
  • Adottare misure a breve termine per proteggere i consumatori di elettricità vulnerabili dai prezzi elevati;
  • Velocizzare la sostituzione delle caldaie a gas con le pompe di calore;
  • Accelerare i miglioramenti dell'efficienza energetica negli edifici e nell'industria;
  • Incoraggiare una regolazione temporanea del termostato da parte dei consumatori;
  • Intensificare gli sforzi per diversificare e decarbonizzare le fonti di flessibilità del sistema elettrico.

Il piano dell'Ue

"Concordiamo nell'obiettivo dell'eliminazione della dipendenza da petrolio, gas e carbone importati dalla Russia" attraverso "la diversificazione delle forniture; l'accelerazione nello sviluppo delle rinnovabili; il miglioramento delle reti europee di gas e elettricità; il rafforzamento del piano d'emergenza energetico". E' il testo della bozza della dichiarazione di Versailles che chiuderà il vertice dei leader Ue di giovedì e venerdì. Il testo è sì provvisorio, ma mostra la volontà dell'Ue di aumentare la propria indipendenza energetica dalla Russia.

Secondo fonti riportate dalle agenzie, tra i temi sul tavolo ci sarebbe anche la possibilità di usare Eurobond per le spese energetiche, sul quale la presidenza francese è in prima linea. In pratica, l'Unione Europea cercherebbe risorse sui mercati per finanziare le politiche energetiche: un "Recovery fund energetico". La logica dietro l'eventuale esposizione dell'Ue sui mercati è la stessa di quanto visto con il Recovery fund, ossia chiedere prestiti a tassi di interesse estremamente più vantaggiosi rispetto a quelli che sarebbero applicati a un singolo stato. Il tutto, si inscriverebbe dentro il Green deal europeo, il piano della Commissione europea per rendere neutre le emissioni di gas serra dei paesi membri dell'Unione entro il 2050 e diversificare le risorse energetiche secondo tre principi cardine:

  • La garanzia di un approvvigionamento energetico dell'Ue sicuro e a prezzi accessibili;
  • Lo sviluppo di un mercato dell'energia integrato, interconnesso e digitalizzato;
  • La priorità all'efficienza energetica, per migliorare il rendimento energetico degli edifici e sviluppare un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili.

É evidente che il Green deal europeo si intreccia con le criticità energetiche poste dalla guerra in Ucraina, vista la dipendenza degli stati dell'Ue dal gas russo. Per la Commissione, la crescita economica passa anche da una maggiore autonomia energetica. 

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