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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista

La storia (forse ingigantita) dei rifugiati che non vogliono vaccinarsi

Come stanno veramente le cose? Quanti sono i rifugiati che rifiutano di vaccinarsi? Lo abbiamo chiesto a Valentina Murino, responsabile dei progetti di protezione in Italia per Intersos

Con il via libera al decreto profughi è stata approvata una misura che sta destando un po’ di polemiche: l’assunzione a chiamata diretta presso le strutture sanitarie di medici, infermieri ed operatori sanitari che provengono dall’Ucraina. Per alcuni il problema non sta solo nella chiamata diretta presso le strutture pubbliche (per gli altri serve un concorso) ma anche nell’obbligo di vaccinazione anti-Covid, visto che molti profughi sembrerebbero non ancora vaccinati. A sollevare il polverone Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO) al grido di: “le regole valgono per tutti anche per i rifugiati, basta discriminazione”. Sembra quasi di assistere ad un dejà vu, a quando la ex sindaca di Roma Virginia Raggi s’indignò scrivendo su alcune chat grilline che il governo italiano stava concedendo “più diritti ai rifugiati che ai non vaccinati”. E’ vero? Quanti profughi non vogliono vaccinarsi? Lo abbiamo chiesto a Valentina Murino, responsabile dei progetti di protezione in Italia per Intersos, organizzazione non governativa che si occupa della protezione e dell’accoglienza delle persone più vulnerabili nelle gravi emergenze. Andiamo per ordine.

Cosa sta facendo l’Italia per i profughi ucraini

Profughi: assunzioni a chiamata diretta per medici e infermieri provenienti dall’Ucraina

Il decreto ‘Misure urgenti’ per l’Ucraina pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 21 marzo, consente fino al 4 marzo 2023 a medici ed infermieri ucraini di esercitare in Italia, presso strutture sanitarie pubbliche o private, la loro professione sanitaria o sociosanitaria secondo la qualifica conseguita. “Ciò permetterebbe di rimpiazzare anche i medici sospesi che non hanno aderito all’obbligo vaccinale”, lamenta Antonio de Lieto, segretario generale del Libero Sindacato Polizia. “Per i medici e gli infermieri italiani non vaccinati, il governo non ha avuto nessuna pietà: sono stati sospesi e lasciati senza remunerazioni. Stessa sorte si è abbattuta anche per gli operatori di polizia, militari, insegnanti ed altri lavoratori non vaccinati”. Per il sindacato si tratta dell’ennesimo “schiaffo agli italiani”, sottolineando che il problema non riguarda i rifugiati ma le regole sul green pass imposte dal governo ai lavoratori. Peccato però che questo sfogo sia avvenuto il giorno successivo alle rassicuranti precisazioni del sottosegretario alla salute Andrea Costa sul tema rifugiati e vaccini. “E’ scontato che i sanitari ucraini debbano essere vaccinati contro il Covid per lavorare", ha precisato il sottosegretario allarmato dalle voci che iniziavano a circolare e che stavano già accendendo gli animi.

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Quanti sono i rifugiati non vaccinati

Come stanno veramente le cose? Quanti sono i rifugiati che rifiutano di vaccinarsi? Il sindacato di Polizia indica nel comunicato che la percentuale dei rifugiati “che hanno accettato di vaccinarsi è bassissima”. Per capire come stanno veramente le cose abbiamo chiesto riscontro alle associazioni di volontariato che operano sul territorio, in particolare a Valentina Murino, responsabile dei progetti di protezione in Italia per Intersos che ci ha fatto il punto della situazione su Roma. “Le persone che noi abbiamo intercettato hanno tutte fatto il vaccino, quindi questa casistica non mi si è ancora presentata. Su tutti i nuclei di famiglie che gestiamo non c’è stata questa difficoltà. Le vaccinazioni proseguono negli hub e all’interno dei presidi che le asl territoriali hanno messo in piedi”.

Detto questo, meglio spostare l’attenzione sulla vera emergenza, quella dell’accoglienza dei profughi sul nostro territorio. Valentina Murino ci spiega che a Roma “l’accoglienza è gestita dalla Protezione Civile con la Regione Lazio. Noi facciamo parte della task force che ha messo in piedi il Comune di Roma per un supporto sociale e tutto un servizio di rete, oltre che dell’accoglienza. Al momento sono aperti 10 hotel su Roma per accogliere quasi 1.300 persone. Visto che sono stati effettuate richieste su Roma di almeno 10mila Stp – Straniero temporaneamente presente (tessera sanitaria per i temporaneamente presenti sul territorio nazionale, ndr), immaginiamo che ci siano molti rifugiati accolti con la rete amicale/parentale o con le associazioni di solidarietà della diaspora ucraina. Noi presidiamo due hotel del circuito, parallelamente abbiamo implementato delle attività presso il nostro centro di Torre Spaccata, dove facciamo anche corsi di italiano e attività socializzanti/ludiche e l’inserimento dei bambini a scuola”.

Intersos si occupa anche di “minori non accompagnati”, ma “sui minori ucraini ancora non abbiamo incontrato under 18 non accompagnati, ma bambini e ragazzi affidati a parenti ed amici. Arrivano con dei certificati di affidamento fatti dai genitori in Ucraina”. Valentina Murino si dice preoccupata per “l’incertezza sui next step. Le faccio un esempio: abbiamo inserito a scuola proprio di recente almeno 8 bambini in una scuola statale. Il rischio è che se vengono trasferiti da questi hotel in un altro qualunque posto perdiamo tutto il lavoro fatto nel territorio, con le associazioni e con la scuola, costringendoli quindi a ripartire nuovamente da zero”.   

L’Italia può fare ancora tanto per i rifugiati - ha aggiunto Valentina Murino - “non solo per il popolo ucraino ma anche per tutte le popolazioni che fuggono dalla guerra. Anche questo è un paradosso: loro hanno dei diritti che spesso gli altri non hanno. Sarebbe un peccato perdere questa occasione per uniformare i diritti per tutti i rifugiati che si trovano sul nostro territorio”. Con questa frase, che apre all’accoglienza a 360 gradi, si spera di poter mettere la parola fine alle polemiche sui rifugiati, che in alcuni casi vengono loro malgrado coinvolti nelle diatribe politiche interne per contestare più che altro le scelte del governo sull’obbligo vaccinale over 50 e sul green pass.

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