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Venerdì, 19 Aprile 2024
La protesta / Caserta

I ristoratori bloccano l'autostrada: "Fateci lavorare, non vogliamo i ristori"

La protesta sull'A1 in direzione Roma. Code chilometriche e traffico in tilt. All'orizzonte, però, non ci sono buone notizie per i gestori dei locali: prende piede l'ipotesi del divieto di asporto dopo le 18 nel nuovo Dpcm

Code chilometriche e traffico in tilt oggi sull'A1 in direzione Roma: i ristoratori bloccano l'autostrada e protestano contro le chiusure. "Fateci lavorare, noi chiediamo soltanto questo - è il loro messaggio diretto al governo -. Lo facciamo nel rispetto delle misure precauzionali e quindi non comprendiamo questo accanimento sul nostro settore. I ristori sono insufficienti e non ci danno dignità. Noi non li vogliamo. Desideriamo soltanto riprendere le nostre attività di ristorazione e consentire a tutto l'indotto e ai lavoratori che ruotano intorno a noi di proseguire a vivere. Perché oggi non viviamo più".

La protesta dei ristoratori che bloccano l'autostrada A1 in direzione Roma

Sulla A1, nei pressi di Caianello in direzione Roma, si sono formate già lunghe code con imprenditori e commercianti che hanno anche fermato le automobili per far sentire la loro voce. "Abbiamo bisogno di avere una programmazione. Oggi è praticamente impossibile perché le decisioni vengono prese da un giorno all'altro. Il governo così ci impedisce di pianificare e non possiamo rispondere alle esigenze dei nostri clienti che ci chiedono di continuo quando potranno ritornare a frequentarci".

I ristoratori sperano in un ripensamento dal governo sulla decisione di continuare a penalizzare il mondo della ristorazione e dei bar. Tuti i rappresentanti del settore di Napoli, Caserta e delle altre province campane stanno manifestando pacificamente, sotto l'hashtag #iostoconiristoratori, sull'autostrada che va verso la capitale in segno di protesta per le restrizioni e le chiusure anticipate anti coronavirus.

Protesta ristoratori autostrada (1)-2-2

Il nuovo Dpcm e la protesta dei ristoratori

Come abbiamo spiegato nei giorni scorsi, c'è chi non ci sta. Alcuni ristoratori contestano il Dpcm sulla chiusura dei locali per cena se non per consentire l'asporto e la consegna a domicilio ai clienti. Lo fanno con una protesta pacifica, una sorta di "disobbedienza civile" che viaggia sui social con gli hashtag #ioapro e #nonspengopiùlamiainsegna. Tutto è nato da un appello lanciato su Facebook da Maurizio Stara, titolare del pub "RedFox" di Cagliari, che ha chiesto l'adesione dei gestori di altri locali in Italia.

"Non spengo più la mia insegna, io apro - si legge nell'appello -. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19. Ai partecipanti è richiesto di accomodarsi al tavolo assegnato (non più di 4 persone per tavolo) e di rimanere seduti e composti. La mascherina andrà indossata per accedere al locale e per alzarsi per qualunque motivo. Una volta seduti potrà essere tolta, piegata e messa via. Non sarà possibile somministrare cibi e bevande, quindi consumarle in loco. Vi chiediamo di passare una mezz'ora con noi e di pubblicare un selfie con gli hashtag #nonspengopiùlamiainsegna e #ioapro taggandovi all'interno dal locale. Tutti i partecipanti verranno omaggiati con un piccolo ringraziamento d'asporto per la collaborazione. Grazie per il supporto".

L'iniziativa è partita alcuni giorni fa in Sardegna: i locali che hanno aderito alla protesta pacifica hanno aperto normalmente per consegnare le pietanze da asporto e, come previsto dalla normativa anti covid, hanno fatto accomodare i clienti che attendevano di ritirarle per il tempo necessario ad acquistare i prodotti. Tutti seduti al tavolo massimo in quattro, distanziati, come se dovessero consumare qualcosa al ristorante (ma in realtà i clienti dovevano solo portare via il piatto caldo ordinato per l'asporto). E poi ogni cliente ha pubblicato sui social una foto con gli hashtag #io apro e #nonspengopiùlamiainsegna per dimostrare che si può stare seduti nei locali distanziati, senza che i ristoranti e le pizzerie debbano per forza rimanere chiusi.

Il ristoratore che riapre la sua attività anche a cena dal 15 gennaio

A Modena un ristoratore ha deciso di riaprire la sua attività anche a cena nonostante i divieti imposti dal governo per contrastare la pandemia di coronavirus. "Da venerdì 15 (compreso), 50mila ristoratori apriranno in tutta Italia a pranzo e cena in barba a qualsiasi Dpcm illegittimo. I ristoratori hanno deciso di alzare la testa e tornare a vivere. Apriamo la nostra attività rispettando il distanziamento e le norme anti covid", dice in un video pubblicato su Facebook in cui compare anche il personale del locale. Come lui altri ristoratori, dopo tanti mesi di chiusura forzata, hanno promesso "battaglia" sfidando il decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

Il divieto di asporto per bar e ristoranti dopo le 18 nel nuovo Dpcm

All'orizzonte, però, non ci sono buone notizie per i ristoratori. Il governo è al lavoro in vista delle nuove misure per il contenimento del contagio che entreranno nel nuovo Dpcm in vigore da sabato 16 gennaio. Che cosa attendersi dal nuovo decreto? Il governo ha parlato dell'introduzione del divieto di asporto per bar e ristoranti dopo le 18: da quell'ora solo consegna a domicilio. Qualcuno l'ha definita "stretta anti-movida". Nelle intenzioni dell'esecutivo, il divieto dell'asporto dai bar a partire dalle 18 avrebbe lo scopo di evitare aperitivi improvvisati in strada.

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