rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024

Matteo Scarlino

Direttore responsabile RomaToday

Se l'Italia scopre che Tirana è meglio di Roma

Ci sono piccole notizie locali che talvolta hanno un potere rivelatorio rispetto a fenomeni più ampi. Da anni su RomaToday raccontiamo le difficoltà della città e dei suoi servizi primari, nonché il perverso rapporto dei romani con l'auto. Notizie e racconti che non sempre restituiscono al resto del Belpaese la quotidiana odissea vissuta dai cittadini della Capitale d'Italia, umiliati da un servizio pubblico da terzo mondo e abbandonati all'idea che il male minore sia passare ore e ore tra le lamiere in mezzo al traffico. Capita però poi che una notizia di servizio indigni sui social molti italiani, mostrando lo stato di rassegnazione al disservizio vissuto in quella che è la città più importante di uno dei paesi teoricamente più avanzati al mondo. 

I fatti: la squadra che conta più sostenitori in città si gioca a Tirana la finale di Conference League. All'Olimpico si organizza un maxischermo, con 50.000 tifosi previsti. Numeri che, uniti ai possibili festeggiamenti, spingono il Questore a disporre lo stop a bus e tram dalle 22 alle 3. Il tutto mentre a Tirana le autorità locali invitano a lasciare l'auto a casa e ad andare allo stadio  solo con i mezzi pubblici. E non è la prima volta: stesso dispositivo era stato previsto per la semifinale con il Leicester, ma allora si giocava a Roma e ai più è parso un provvedimento di buon senso. 

Stavolta invece la partita è a migliaia di chilometri di distanza. Dopo quasi 48 ore di proteste sui social e di indignazione per l'apparentemente inspiegabile decisione di fermare i trasporti di superficie dalle 22 alle 3, arriva il dietrofont. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, si è valutato di applicare un sistema di blocchi modulari, con modifiche al momento, in caso di necessità, del trasporto pubblico.

Bus e tram per la finale Roma Feyenoord, cambia tutto: servizio regolare

Ma il danno è fatto: agli occhi dell'Italia Roma diventa città da terzo mondo, senza servizi, dove tutto funziona al contrario rispetto al resto d'Europa. È l'indignazione social, rispetto alla quale potremmo parlare di un atto preventivo di buon senso da parte del questore visti i possibili festeggiamenti che paralizzeranno la città, con annessi bus bloccati - quando non vandalizzati - in mezzo ai caroselli, come accaduto per esempio durante gli europei. Potremmo dire che non è la prima volta che accade. Potremmo aggiungere che comunque allo stadio, a Roma, in pochissimi ci vanno con i mezzi. Potremmo farlo, ma significherebbe chiudere gli occhi di fronte allo stato comatoso della città eterna, arrendendoci all'idea che invece le cose possano funzionare diversamente. Uno stato comatoso al quale, da dentro, siamo forse assuefatti, ma che fuori dal raccordo non è ancora percepito a pieno, come dimostra la sorpresa (e l'indignazione) per lo stop preventivo ai mezzi pubblici. 

Ci sono, a ben guardare, due verità da sottolineare. La prima, la più ovvia, quella raccontata praticamente ogni giorno, è che Roma non funziona. Non ha servizi all'altezza di una normale capitale europea, dove allo stadio si va con i mezzi pubblici e dove la macchina resta a casa. Qui, nella Capitale d'Italia, la macchina è tutto: inconcepibile andare allo stadio o da qualsiasi altra parte con un umiliante bus "spostapoveri". Sì perché il romano medio non concepisce il salire sui mezzi. Il romano medio è quello che, se c'è il blocco del traffico nell'orario della partita protesta - sì protesta - per cambiare gli orari del blocco pur di non andare allo stadio con i mezzi pubblici.

Il romano medio, e siamo alla seconda verità, è quello che di fronte alla notizia dello stop anticipato ai mezzi pubblici, non batte ciglio, non si stranisce, vede il tutto come una cosa normale. Il romano medio è indolente, indifferente di fronte ad un servizio che non c'è, semplicemente perché questo servizio ha scelto di non usarlo, preferendo l'auto e la città intasata, anche quando si tratta di festeggiare. E i pochi non indifferenti sono rassegnati al disservizio, al ritrovarsi appiedati all'improvviso. 

In un quadro del genere appare amara ma coerente la decisione del Questore di bloccare i trasporti alle 22. Un provvedimento che non intaccherà la quotidianità del romano medio il quale, quando da fuori fanno notare che è una cosa quantomeno strana, solleva le spalle come a dire "a Roma funziona così che ce vuoi fa...?".  

Se l'Italia scopre che Tirana è meglio di Roma

Today è in caricamento