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Giovedì, 25 Aprile 2024

Le Rsa e la seconda ondata: come stanno davvero le cose

Le residenze per anziani che chiudono "preventivamente" ai visitatori. Proteggere i più fragili è e deve essere la priorità. La crisi economica delle strutture è però una realtà. Brusaferro: "Evitare che virus passi dai giovani agli anziani"

All'interno delle residenze che ospitano gli anziani i timori per la seconda ondata e l'aumento dei contagi sono molto concreti. Proteggere i più fragili è e deve essere la priorità. Passare dalla teoria alla pratica significa però nuove restrizioni per chi vive spesso già in situazioni di solitudine. Occorreranno equilibrio e prontezza nel prendere le decisioni in ogni caso. E c'è chi si è già mosso. I dati ufficiali dicono che da febbraio a maggio, ci sono stati 9.154 morti nelle strutture di assistenza per gli anziani e il 7,4 per cento era risultato positivo al coronavirus. I numeri reali potrebbero essere più pesanti.

Le strutture per anziani che chiudono già ora ai visitatori

E adesso che succede? "Li aspetta un Natale di malattia e desolazione, soli, dietro le finestre, a scrutare l’ingresso delle cliniche in- terdetto ai famigliari?" si domanda Grazia Longo sulla Stampa. Ora le cose sono sotto controllo, anche se ci sono quasi segnalazioni di nuovi casi, ma sono sporadici. La prevenzione messa in atto dalle varie strutture sta funzionando e gli esperti non credono si verificherà un’ondata di infezioni come nella scorsa primavera. Alcune residenze toscane hanno già deciso di chiudere le porte ai visitatori, dopo che nella regione ci sono stati focolai.

Proprio per tutelare, in via cautelativa, i loro residenti, dodici residenze per anziani toscane, appartenenti all’Associazione Residenza Anziani Toscana (Arat), hanno già deciso di serrare le porte delle proprie strutture ai visitatori esterni. Una scelta di natura preventiva, messa in pratica a partire da ieri. «Il nostro unico obiettivo è quello di salvaguardare i nostri ospiti, soggetti ad altissimo rischio - dichiara Franca Conte, presi-dente di Arat - ed evitare che si torni ad un periodo di terrore nei confronti delle residenze per anziani".

La crisi economica delle strutture residenziali per anziani

La continuità dei servizi residenziali per disabili e anziani non autosufficienti intanto è seriamente a rischio. A sostenerlo sono Anffas, Agespi, Anaste, ANSDIPP, ARIS, Uneba che, in una lettera congiunta a Parlamento, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali, Regioni, Conferenza Unificata ed Anci, chiedono un intervento puntuale, complessivo e importante “sui servizi residenziali, sia intervenendo nelle norme di decretazione di urgenza di questo periodo sia prevedendo anche un significativo ed adeguato spazio per le tematiche sociosanitarie, nell’ambito delle politiche sanitarie che costituiranno questo come uno degli assi prioritari di intervento da finanziare con il Recovery Fund o con altri interventi europei”.

Le strutture residenziali a carattere sanitario, socio-sanitario e socioassistenziale, sono "purtroppo investite da profonda crisi economica derivante dall’emergenza Covid-19, con conseguenti gravi ricadute sulla qualità e continuità dei servizi resi in favore di persone con grave e gravissima disabilità e anziani non autosufficienti, nonché sul connesso mantenimento degli attuali livelli occupazionali". Non sarà un autunno facile.

Morire di quarantena a 87 anni (da negativo)

Il Fatto Quotidiano oggi pubblica una toccante lettera di una assistente sociale in un piccolo comune, vicino Verona: un'altra faccia dell'emergenza Covid, una storia molto triste e una lezione.

Una coppia di anziani, lui 80 anni, lei 87. Insieme da una vita, niente figli, niente nipoti, niente parenti prossimi. Si sono arrangiati finché hanno potuto, poi li ho affiancati per consentire loro una vita dignitosa nella propria casa. Fino a quando bussa la bestia nera, il Covid. Loro due terrorizzati, barricati in casa. Certo non lasciati soli, ma comunque soli. Con l’isolamento arriva anche la demenza senile di lui, prepotente, velocissima. Spaventosa per lei, che non sa più a un certo punto come gestire il marito, che ogni tre per due si mette in testa di fare cose assurde e lei non riesce a dissuaderlo; lui si mette in pericolo e cade spesso. Di notte non si dorme. Arriva settembre e lei è esausta, nonostante gli aiuti domiciliari. Serve un periodo di sollievo in una struttura protetta (in questo caso è una casa di riposo), per consentire a lei di recuperare le forze e a lui di essere curato.

Arriva il giorno del ricovero (dopo il tampone negativo).

L’accoglienza è traumatica, prendono lui e lo portano subito nella sua stanza. Non li fanno nemmeno salutare. Lei torna a casa, spaesata, inizia subito a telefonare in struttura per sapere come sta il marito, se ha mangiato, se ha dormito. Non hanno cellulari e gli operatori non glielo passano al telefono. A lui fanno un altro tampone appena arrivato, anche questo negativo: ma deve stare in isolamento, ancora, per 15 giorni. A tratti è lucido, ma in generale non sa bene dove si trova. Non può vedere nessuno. Lei insiste (e anche io) perché glielo facciano vedere anche per 5 minuti, da dietro un vetro, per mostrargli che sua moglie c’è ancora, non l’ha abbandonato. Impossibile, prima visita consentita dopo 3 settimane (15 giorni più il tempo dell’esito del 3o tampone). Ec- co, lui non ci è mai arrivato a rivederla: dopo 13 giorni di “prigionia” si è semplicemente lasciato andare. Senza avere nessuna patologia tale da causare un decesso. Lo comunicano a lei quella notte alle 2, era sola. E disperata. È stato protetto eccellentemente dal Covid, ma è stato ucciso dalla mancanza di umanità

Non perdere l'umanità, anche quando tutto intorno va male: è la sfida più difficile, ma una storia del genere non deve ripetersi.

Brusaferro: "Evitare che virus passi dai giovani agli anziani"

"Da oltre due settimane fortunatamente si è fermata poco oltre i 40 anni la crescita dell'età mediana dei contagi. La battaglia ora è impedire che il virus passi dai più giovani agli anziani, finendo per congestionare di nuovo i servizi sanitari". Lo dice in un'intervista a La Stampa il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. "Dobbiamo intervenire subito sapendo che i provvedimenti presi oggi avranno una ricaduta non prima di 15 giorni", precisa, anticipando che le limitazioni che prenderà il governo ridurranno "i rischi insiti nelle aggregazioni. Anche informali, come i raduni troppo estesi in famiglia, feste di compleanno, cerimonie, matrimoni. Dobbiamo limitare le presenze come nei luoghi della movida e davanti alle scuole. Sapendo che rispettare le regole oggi significa evitare misure più restrittive domani".

Su possibili lockdown locali, Brusaferro spiega che "a una rapida crescita dei casi e un Rt prolungato sopra 1,25 possono corrispondere provvedimenti più restrittivi a livello locale che non è detto si traducano in veri e propri lockdown ma che potrebbero limitare ulteriormente le aggregazioni sociali".

I numeri shock sui morti nelle Rsa lombarde

Fonte: La Stampa →
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