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Giovedì, 28 Marzo 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Il delitto di Perugia e la gogna senza fine del "popolo social"

La notizia della scarcerazione di Rudy Guede, unico condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, non poteva che avere una vasta eco sui social dove - com'è ormai prassi - le tesi colpevoliste vanno sempre per la maggiore. Nel caso del delitto di Perugia però il "popolo social" ha scelto di mettere alla gogna non lo stesso Guede, o non solo lui, bensì anche Raffaele Sollecito e Amanda Knox, assolti dalla giustizia dopo mille peripezie giudiziarie, ma non dal tribunale del popolo. Il quale - come spesso accade a chiunque venga indagato e in questo caso anche incarcerato - ha decretato per i due ex fidanzati il "fine pena mai".

Eppure basterebbe leggere la sentenza con cui la Cassazione ha assolto definitivamente Knox e Sollecito per farsi venire almeno qualche dubbio. Vediamo perché. Nelle 52 pagine di motivazioni depositate a settembre 2015, si parla di "scenario intrinsecamente contraddittorio" e di un  "insieme probatorio tutt'altro che contrassegnato da evidenza": nella sentenza viene nei fatti stigmatizzato l'operato degli inquirenti. 

Il processo per la morte di Meredith, annotano i giudici, ha avuto "un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o 'amnesie' investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine". Se le indagini non avessero risentito di tali "colpevoli omissioni", si sarebbe "con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità" di Knox e Sollecito.

Quanto agli indizi a carico dei due giovani, nella sentenza viene evidenziata la "assoluta mancanza di tracce biologiche" riferibili ad Amanda e Raffaele nella stanza dell'omicidio o sul corpo della vittima, laddove "ne erano state repertare ben 14 riferibili al Guede", circostanza che rendeva illogico pensare ad una pulizia selettiva del luogo del delitto. Benché in presenza di un quadro contraddittorio, i giudici escludono dunque "la loro partecipazione materiale all'omicidio, pur nell'ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola". 

"I computer di Amanda Knox e della Kercher", si legge ancora nella sentenza, avrebbero forse "potuto dare notizie utili alle indagini", ma "sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti, che hanno causato shock elettrico per verosimile errore di alimentazione".  E ancora. Le indagini genetiche sono state "acquisite in violazione delle regole consacrate dai protocolli internazionali". 

"Basti considerare, al riguardo - scrivono nelle 52 pagine di motivazioni - le modalità di reperimento, repertazione e conservazione dei due oggetti di maggiore interesse investigativo: il coltello da cucina e il gancetto di chiusura del reggiseno della vittima, in ordine ai quali non si è esitato, in sentenza a qualificare l'operato degli inquirenti in termini di caduta di professionalità". 

Se a ciò aggiungiamo la condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo per le modalità con cui venne interrogata Amanda Knox il quadro è completo. Amanda e Raffaele sono stati assolti perché sono innocenti. E sono innocenti perché non ci sono prove della loro colpevolezza: manca un "insieme probatorio" contrassegnato "da evidenza oltre il ragionevole dubbio", mentre per i giudici Guede è un "accertato compartecipe dell'omicidio".

Parole che suoneranno indigeste a chi ancora oggi invoca la forca per i due ex fidanzati. Nella assurda e distorta narrazione populista, Amanda e Raffaele sarebbero invece riusciti a "farla franca" perché a differenza del 34enne ivoriano potevano permettersi di pagare laute parcelle agli avvocati oppure perché - tesi anche più inverosimile - gli Stati Uniti ci avrebbero messo lo zampino. Il tribunale del popolo non ammette dubbi. 

Ora che Guede è libero l'unica cosa da augurarsi è che sui fatti di Perugia cali una coltre di silenzio. Lui, Guede, "vuole solo essere dimenticato", ha detto all'Ansa il professor Claudio Mariani, che insegna al Centro studi criminologici di Viterbo e ha seguito il giovane in tutto il suo percorso detentivo. "Non c'è più altro da aggiungere a questa storia eccetto il fatto che la vita di una giovane ragazza inglese è stata stroncata e dalla sua famiglia abbiamo potuto imparare la grande dignità e il valore del silenzio". Anche Raffaele Sollecito e Amanda Knox, al pari di Guede, avrebbero il diritto di essere dimenticati. 

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