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Venerdì, 19 Aprile 2024
Nuovo allarme

Un adolescente su tre è affetto da ansia, depressione o DSA

Il nuovo report di Unicef e policlinico Gemelli che si interroga sulla salute mentale dei giovanissimi. Si conferma un quadro preoccupante: tutti i dati

Il 39 per cento dei nostri giovani soffre di ansia o depressione, quasi la metà di disturbi di disturbi d'apprendimento (DSA). Sono alcuni dei dati della ricerca "#WithYou Wellness Training For Health - La Psicologia con te" pubblicata da Unicef Italia, Uos Psicologia clinica e il policlinico Gemelli di Roma in occasione della Settimana europea della salute mentale 2023 (dal 22 al 28 maggio). La ricerca, durata un anno, ha avuto lo scopo di tracciare una panoramica sullo stato della salute mentale dei giovanissimi cercando di raccogliere nuove tendenze aggiornate anche con la fine dell'emergenza Covid-19: il quadro resta preoccupante. 

Tutti i risultati

La ricerca congiunta tra Unicef e policlinico Gemelli è durata un anno intero e ha riguardato più di mille e cinquecento giovani (46 per cento femmine e 54 per cento maschi). Sono state coinvolte anche le scuole per alcune attività attraverso dei percorsi di valutazione e attività integrate, come dei focus group, nonchè famiglie ed esperti: in totale le persone "arruolate" sono state 3500. Il principiale risultato emerso dalla ricerca attesta un disturbo specifico dell'apprendimento (DSA) al 47 per cento dei giovani, quasi la metà. Il restante 53 per cento invece ha presentato altre condizioni come disturbi dell'attenzione, dell'iperattività, disturbi alimentari e altre patologie.

Profili emersi nel report-2

Il rapporto spiega come quasi la metà dei ragazzi abbia avuto necessità di un piano didattico personalizzato all'interno della scuola, attivando specifiche misure che compensassero difficoltà cognitive dei ragazzi in modo da garantire il diritto allo studio per tutti. Tra tutti, 150 ragazzi hanno avuto necessità di un insegnante di sostegno; ad altri 168 è stato indicato di seguire una psicoterapia. 

Ansiosi, depressi e in competizione: non è più una scuola per studenti

Risultati, questi, di per sé drammatici se presa in considerazione la giovane età di tutto il campione: parliamo di ragazzi in età adolescenziale e preadolescenziale, quindi dagli undici ai 16 anni. "I risultati del progetto da un lato sono drammatici - spiega la nota a margine dello studio - : il 39% della popolazione presa in carico avverte e soffre di una sintomatologia affettiva ansioso-depressiva che potrebbe sfociare in una definitiva psicopatologia". Ma, continua la nota, "Anche incoraggianti perché dai dati preliminari di efficacia terapeutica si evince che alcuni disordini possono cambiare traiettoria, virare verso il benessere" se opportunamente trattati. 

I motivi e gli obiettivi dello studio

Ciò che ha spinto Unicef e policlinico Gemelli a intraprendere uno studio specifico sulla salute mentale dei giovanissimi è stata la scarsità di informazione sul tema. Come molti altri studi e ricerche simili a questa, la pandemia è considerata come il periodo di svolta delle analisi, nonché motivo principale per l'avvio degli studi: su come abbiano influito i due anni di alternato lockdown sulla salute dei giovani è la domanda principale anche di quest'ultimo report. La ricerca è partita proprio dalle evidenze di altri studi scientifici sul tema, individuando come cause del peggioramento "fattori di stress, timori di infezione, la frustrazione e la noia, l’informazione inadeguata, la mancanza di contatti personali con i pari, la mancanza di spazio personale in casa e le difficoltà finanziarie della famiglia". 

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L'obiettivo dello studio è stato quello di trovare delle evidenze scientifiche con il fine di promuovere un percorso di miglioramento psicologico sia per gli adolescenti che per le loro famiglie. Siccome - come citato dallo studio - questi tipi di problemi spesso insorgono all'interno del cerchio familiare e sociale, il fine è quello di educare a una migliore consapevolezza della salute mentale per prevenire la nascita di diversi disturbi.

Il commento delle tre istituzioni

La ricerca è stata presentata ieri 23 maggio durante un evento in occasione della Settimana europea sulla salute mentale. Il report è stato condiviso con il pubblico e sono stati presentanti anche alcuni ragazzi che hanno partecipato alla ricerca attraverso un video del testimonial di Unicef Federico Cesari. "I giovani di oggi sembrano vivere una vera e propria 'emergenza sociale' in ambito di salute mentale e benessere psicosociale" ha spiegato Carmela Pace, presidente di Unicef Italia, aggiungendo come sia necessario un impegno in più per "accendere un faro su questo tema, con il fine di supportare bambini e famiglie". 

"Esprimo grande soddisfazione per la prosecuzione della collaborazione con una realtà di alto valore sociale come Unicef Italia, con particolare riguardo a temi di grande rilievo quali la salute mentale e il benessere psicosociale di bambini e adolescenti" ha dichiarato invece Marco Elefanti, direttore generale della fondazione policlinico Gemelli. E sempre del Gemelli, Daniela Chiffo - responsabile dell'Unità operativa di psicologia clinica - ha spiegato come il progetto #WithYou serva come percorso "con i giovani per individuare e ridurre al minimo la matrice generativa dei più severi quadri psicopatologici". 

I risultati del nuovo report dipingono un quadro preoccupante e piuttosto grave di un problema che spesso passa in secondo piano. L'emergenza pandemica è finita ufficialmente da meno di un mese, ma i suoi strascichi ce li porteremo dietro per molto tempo. E con tutta probabilità, capiremo in che misura due anni di "apri e chiudi" hanno impattato sulla salute generale soltanto "vivendola".

La fascia d'età presa in considerazione dalla ricerca è quella più fragile a livello psicologico perché è quella di maggiore sviluppo psicofisico di una persona. Percentuali a parte, quasi tutti i ragazzi hanno dimostrato di avere segnali di più o meno profonda sofferenza. E sebbene siano - fortunatamente - pochi i casi dove questa sofferenza sfocia in atteggiamenti di autolesionismo o istinti suicidi, la prevenzione familiare (e scolastica) resta l'arma più forte per evitare degenerazioni, terapie, ricoveri e sviluppo di ulteriori disturbi. Di nuovo, prevenire risulta meglio che curare.

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