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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Qual è lo scenario di tipo 3 che preoccupa tanto il Governo

Il premier Conte ha utilizzato questo termine per definire l'attuale situazione epidemiologica in Italia, ma di cosa si tratta? La risposta in un documento del Comitato Tecnico Scientifico

''In Italia abbiamo uno scenario di tipo 3''. Con queste parole, riferite durante il question time alla Camera di oggi, il premier Giuseppe Conte ha definito l'attuale situazione epidemiologica in cui versa l'Italia. I contagi continuano ad aumentare (oggi 24.991 nuovi casi e 205 morti) e il Governo corre ai ripari a colpi di Dpcm, ma qual è lo scenario di tipo 3?

Coronavirus, qual è lo scenario di tipo 3

Il significato del termine utilizzato dal Presidente del Consiglio va ricercato in uno studio del Comitato Tecnico Scientifico dal titolo ''Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale'', pubblicato ad inizio ottobre sul sito del ministero della Salute. Il documento, tenendo conto dei riferimenti  individuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ipotizzava quattro possibili scenari per l'evoluzione dell'epidemia in Italia. La gravità va in ordine crescente, motivo per cui lo scenario 3, ossia quello in cui ci troviamo al momento, è l'ultimo stadio prima dell'ipotesi peggiore.

Conte ha reso noto che questo scenario ''prevede la possibilità di interruzione di alcune attività particolarmente a rischio, anche su base oraria, possibilità di lezioni scaglionate per la scuola, incremento dello smart working per decongestionare i trasporti'', ma queste sono soltanto alcune delle misure previste da questo scenario. 

Coronavirus, i quattro scenari della pandemia

Ma andiamo per gradi. Prima di approfondire lo scenario di tipo 3, facciamo un passo indietro e vediamo quali son i quattro scenari secondo il documento del Cts:

  • SCENARIO 1: Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all’inizio dell’autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici.
  • SCENARIO 2: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve- medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’Intervallo di Confidenza al 95% - IC95% - di Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata, oltre che dalla evidente impossibilità di contenere tutti i focolai, da una costante crescita dell’incidenza di casi (almeno quelli sintomatici; è infatti possibile che si osservi una riduzione della percentuale di casi asintomatici individuati rispetto al totale vista l’impossibilità di svolgere l’investigazione epidemiologica per tutti i nuovi focolai) e corrispondente aumento dei tassi di ospedalizzazione e dei ricoveri in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.
  • SCENARIO 3: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5), e in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2), mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica (con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri – area critica e non critica) riconducibile ad un livello di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio settimanale. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire potrebbe essere maggiore.
  • SCENARIO 4: Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.

Scenario di tipo 3: cosa prevede

Stando a quanto previsto dal Comitato Tecnico Scientifico, ci troviamo nello scenario di tipo 3 in quanto attualmente ''i valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5''. Uno scenario in cui si fa fatica a tracciare i contagi, gli ospedali iniziano ad andare in affanno e che, nel giro di 2-3 mesi porterebbe ad un inevitabile sovraccarico dei servizi assistenziali. Una situazione complessa, in cui le Regioni vivono situazioni differenti, alcune ad alto rischio: se questa situazione dovesse permanere per tre settimane, il documento prevede misure più rigide di contenimento.

Cos'è la classificazione settimanale

Un altro strumento che viene utilizzato durante lo scenario di tipo 3 è la classificazione di rischio settimanale. Si va da ''bassa'' a ''molto alta'', con il rischio che viene calcolato tenendo conto delle misure restrittive adottate. Ovviamente il livello più elevato è quello che prevede la limitazione degli spostamenti, il ritorno al lockdown e allo smart working su larga scala, ma l'Italia al momento non si trova in questa situazione. La classificazione di rischio attuale non è ancora ai livelli di allarme, ma se nelle prossime settimane la situazione dovesse peggiorare, secondo il documento del Cts, diventerebbe necessario prendere nuove ''decisioni difficili'', come chiudere scuole e università,  limitare la mobilità in alcune zone e mettere in campo restrizioni locali nelle zone rosse. Uno scenario, quello di tipo 4, che sarebbe meglio non conoscere.

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