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Giovedì, 18 Aprile 2024
La serrata

Sciopero benzinai: cosa succederà la prossima settimana e quali saranno i disagi (in concreto)

Serrata anche nei self service il 25-26 gennaio, ma potrebbero restare aperti gli impianti gestiti direttamente dalle compagnie. Probabili code ai distributori per fare il pieno già il 23 e 24 e rallentamenti delle consegne degli autotrasportatori. Prima vera sfida per il governo Meloni e controlli serrati della finanza (in un impianto trovata acqua nel gasolio)

I benzinai ieri hanno confermato lo sciopero del 25 e 26 gennaio. Dopo l'incontro con il governo le posizioni sono distanti. I sindacati si dicono "profondamente delusi". Faib, Fegica e Figisc pur dando atto al ministro Urso di voler trovare una soluzione, protestano contro il mantenimento dell'obbligo di cartellonistica contenuto del decreto trasparenza. "Il decreto è già incardinato", ha detto Roberto Di Vincenzo della Fegica dopo l'incontro. "Siamo l'unica categoria a dover comunicare i prezzi". L'obbligo della cartellonistica previsto con l'esposizione del prezzo medio previsto dal decreto trasparenza penalizza i benzinai ed è inutile per far abbassare i prezzi. Questa l'accusa principale della categoria dei benzinai che confermano lo sciopero del 25 e 26 gennaio dopo l'incontro con il governo. L'unica concessione è quella di una riduzione dello stop, da 60 a 48 ore. Lo sciopero sarà quindi dalle 19 del 24 gennaio alle 19 del 26 gennaio.

Sciopero benzinai 25-26 gennaio: cosa succederà

Lo sciopero riguarderà anche anche gli impianti self-service, ma assicurerà i servizi minimi essenziali, secondo la comunicazione degli organizzatori Faib, Fegica, Figisc-Anisa. Potrebbero restare aperti, anticipano, gli impianti self gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere. "Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro" per revocare lo sciopero, ha affermato il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi. "C'è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l'obbligo del cartello", riconosce Bearzi, così "il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo". "Lo sciopero è confermato", aggiunge, ma "fino all'ultimo momento siamo disponibili a vedere se troviamo margini di manovra".

L'obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione solo dopo 4 omissioni nell'arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L'eventuale chiusura  decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell'impianto (prima raggiungevano i 6000 euro). Sono queste alcune delle modifiche proposte al tavolo dei benzinai dal ministro Adolfo Urso. Ai gestori non è però parso abbastanza per bloccare la serrata. Non viene considerata risolutiva nemmeno l'istituzione di un'app gratuita del ministero per conoscere il prezzo medio regionale e il listino praticato da ciascun distributore. Bruno Bearzi, presidente nazionale della Figisc, spiega che, nonostante il tentativo di alleggerire il decreto, "rimane il messaggio che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo". E gli adempimenti a carico delle stazioni di servizio, anche se alleggeriti, vengono poi bollati come "inutili e controproducenti" dall'Unem (le compagnie).

Prima vera sfida per il governo Meloni

Lo sciopero dei benzinai non è, a differenza di quanto sostenuto da molti osservatori poco attenti, il primo sciopero contro il governo Meloni; il primo è stato quello dei sindacati di base del 2 dicembre, seguito da quello di Cgil e Uil il 16 dicembre.

Aprire alle richieste dei benzinai significherebbe però per Meloni trovarsi con la fila delle categorie dietro la porta, e prima o poi doverle accontentare almeno parzialmente. Potrebbe pagare nei sondaggi Fratelli d'Italia? Per ora è improbabile, perché la corsa ai rincari dei prezzi di benzina e gasolio in realtà non è stata così evidente. Ma i disagi conseguenti a due giorni di chiusura delle pompe, le code per fare il pieno che si formeranno ai distributori, oltre ai rallentamenti delle consegne da parte degli autotrasportatori, difficilmente passeranno inosservate ai cittadini. Probabili code ai distributori per fare il pieno già il 23 e 24 gennaio

Se lo sciopero non sarà evitato in extremis, questa sarà la prima seria prova per il governo, che probabilmente si è fatto cogliere di sorpresa dalla risposta delle rappresentanze di categoria, che non hanno voluto passare per capri espiatori di un aumento sostanzialmente causato dalla decisione governativa di non rifinanziare gli sconti. Quali saranno i disagi reali? Code a parte, dopo la fine degli sconti governativi sui carburanti introdotti da Draghi e scaduti il 31 dicembre, c'è il rischio che anche gli autotrasportatori, dopo i benzinai, decidano di muoversi nella stessa direzione, con conseguenze imprevedibili nel trasporto delle merci. Ma siamo nel campo delle ipotesi al momento. Quello a cui stiamo assistendo potrebbe poi essere un antipasto di ciò che aspetta il governo tra pochi mesi, quando dovrà rinnovare i bonus per tamponare gli effetti del record inflazione e del caro bollette.

"La gestione della vicenda accise e lo sciopero dei benzinai sono esemplificativi di cosa sarà capace di fare il governo Meloni nei prossimi mesi. Con arroganza e rigidità sono stati capaci di scontentare tutti" dice Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci del Partito democratico.  Accuse rispedite al mittente da Lino Ricchiuti, vice responsabile dipartimento imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia: "Le polemiche delle opposizioni sul caro benzina sono pretestuose e fanno ribrezzo. Fare benzina costa troppo e la rabbia dei cittadini è lecita. Ben altra cosa è la speculazione della politica su questo problema. La differenza di prezzo dimostrabile al self service tra i primi di dicembre, quando era ancora in vigore lo sconto sulle accise, e quella degli ultimi giorni, è di 6 o 7 centesimi".

Guardia di finanza in campo per contrastare le frodi: acqua nel diesel

Sono di ieri intanto le nuove istruzioni operative della guardia di finanza per contrastare le frodi sui carburanti e sui prodotti energetici. La tutela del mercato, secondo le Fiamme Gialle, passa dunque per il monitoraggio costante di tutta la filiera. Il nucleo speciale della Gdf, per questo, ha già elaborato una serie di analisi puntuali di rischio per individuare i soggetti e gli operatori già in "odore" di frode. In particolare, le attenzioni delle Fiamme Gialle saranno rivolte soprattutto nei confronti degli operatori che non rispettano l’obbligo di comunicazione delle variazioni dei prezzi al Mimit, a partire da quelli praticati dal 1° gennaio 2023. Occhi puntati su quei gestori che hanno comunicato prezzi significativamente superiori rispetto al valore medio di riferimento. Per tutti questi soggetti, ritenuti ad alto rischio, è previsto fino all’11 febbraio un piano mirato di controlli sulla trasparenza dei prezzi

Come già indicato dal comando generale, particolare attenzione è riservata, infatti, al regolare funzionamento dei sistemi di erogazione e alla qualità del prodotto venduto, così come alle giacenze sia fisiche che contabili. Un'operazione di ieri della Gdf di Lecce ha evdenziato come, su 47 distributori controllati, 19 hanno violato le regole sulla trasparenza dei prezzi. C'era anche chi alterava con acqua il carburante venduto: i campioni di diesel prelevati, così come confermato dalle analisi effettuate dal laboratorio tecnico dell’agenzia delle accise, dogane e monopoli di Bari, contenevano una quantità d’acqua, tale da non soddisfare i requisiti minimi di qualità previsti dalla normativa di riferimento europea. Per tale motivo, il rappresentante legale del distributore stradale è stato denunciato per l'ipotesi di reato di frode nell'esercizio del commercio.

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