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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Sciopero dei medici, sale operatorie deserte: “Adesione all'80-90%”

Ad incrociare le braccia sono circa 135mila camici bianchi: a rischio almeno 40mila interventi. I sindacati: “Mai vista un'adesione così elevata”

Disagi per i cittadini e stop a migliaia di interventi: la sanità italiana si ferma per lo sciopero di medici, veterinari e dirigenti sanitari. Sono almeno 135mila i camici bianchi che oggi, venerdì 23 novembre, hanno deciso di incrociare le braccia con il rischio di un rinvio di circa 40mila interventi chirurgici e di centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche. Sono assicurate solo le attività di urgenza e di pronto soccorso.

La mobilitazione di di oggi coinvolge i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari di tutte le Regioni e in ogni capoluogo (Torino, Aosta, Milano, Padova, Bologna, Firenze, Perugia, Ancona, Roma, L'Aquila, Campobasso, Napoli, Bari, Catanzaro, Palermo e Cagliari) è stata organizzata una manifestazione unitaria.

Sindacati: “Adesione tra l'80 e il 90%”

"Mai vista una adesione allo sciopero così elevata, dai primi dati che ci arrivano siamo all'80-90% di partecipazione". Così Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao-Assomed, commenta i primi dati dello sciopero dei medici del Ssn durante la conferenza stampa indetta dai sindacati della dirigenza oggi all'ospedale San Camillo di Roma.

"Non è uno sciopero corporativo - ha aggiunto Palermo - ma non possiamo accettare che il diritto a un contratto dignitoso venga messo in concorrenza con il diritto alla salute dei cittadini. Le Regioni hanno avuto i fondi e ora qualcuno si assuma la responsabilità di finanziare ciò che è previsto dalle leggi. Chi lavora nel servizio sanitario ha diritto ad un giusto salario. Abbiamo avuto un incontro con la presidente della Commissione Affari sociali della Camera e sembrerebbe che l'attenzione sia cresciuta su queste problematiche. Ma senza risposte - avverte Palermo - noi proseguiremo nella lotta e proclameremo una o due giornate di sciopero a dicembre, quando la Manovra sarà al Senato. Non escludiamo altre forme di lotta a livello regionale per il 2019, non molliamo la presa perché non accettiamo il declino del Ssn".

"Hanno aderito allo sciopero 12 mila anestesisti-rianimatori, il 90%, 40 mila interventi sono stati sospesi - ha sottolineato Marco Chiarelli, presidente dell'Aaroi-Emac Marche - non ha senso che il ministro ci dica che le risorse ci sono dall'anno prossimo, ma intanto restiamo in condizioni economiche vergognose. Le risorse vanno stanziate nella Manovra di questo anno".

"Mi pare che ci sia la volontà di creare una sanità pubblica per i poveri e una privata per i ricchi", ha affermato Andrea Piccinini, vicepresidente Cimo.

Secondo Carmine Gigli, Fesmed, "lavoriamo con difficoltà crescenti, i turni superano le 48 ore continuative che sono assolutamente fuori legge, senza nessun rispetto per il riposo, abbiamo centinaia di giorni di ferie che non possono essere godute. I medici - aggiunge Gigli - sono logorati e molti passano al privato perché quello che viene chiesto nelle Asl italiane è insostenibile".

I motivi dello sciopero

"Nonostante le timide aperture dei parlamentari incontrati nelle scorse settimane - avverte l'Anaao Assomed - restano irrisolte, nei provvedimenti legislativi in itinere, le istanze avanzate dalla categoria". Secondo il sindacato i nodi da sciogliere riguardano "un finanziamento del Fondo sanitario nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i vecchi e i nuovi Lea ai cittadini; il rinnovo del contratto fermo da 10 anni, con le necessarie risorse finanziarie e l'abolizione del tetto al trattamento accessorio; la cancellazione dell’anacronistico blocco della spesa per il personale della sanità che frena le assunzioni; il finanziamento di almeno 3.000 nuovi contratti di formazione specialistica post lauream". 

"Sembra quasi che i problemi che denunciamo - commenta Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed - riguardino solo noi. Tutto è prioritario, tutto è degno di attenta valutazione e sollecito impegno, mentre il momento degli ospedali, dei medici e dirigenti sanitari, della sanità pubblica arriva solo quando si vuole tagliare, chiudere, risparmiare, a volte accusare. Insomma entriamo nell’agenda sociale e politica del Paese sempre con un segno meno, mai con un più di proposte innovative e soluzioni condivise". 

Lo sciopero, spiega, "mira anche a correggere questa deriva per mettere i nostri temi e i nostri valori al centro del confronto politico, per sollecitare una riscrittura delle priorità che riconosca ai problemi della nostra categoria e della sanità il diritto di avere soluzioni chiare e positive perché i nostri problemi sono anche quelli dei cittadini che non accedono alle cure e non vedono tutelato il diritto alla salute".

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