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Sabato, 20 Aprile 2024
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Test salivari, ingressi scaglionati e deroghe: come riapre la scuola dal 26 aprile

Il governo Draghi punta sul ritorno in aula in presenza a partire dal prossimo 26 aprile. Ma le Regioni frenano. E c'è chi chiede deroghe alla presenza in classe per tutti

Sulla scuola non si torna indietro. Anche se le Regioni si mettono di traverso. Il governo Draghi punta sul ritorno in aula in presenza a partire dal prossimo 26 aprile. Oggi la questione sarà al centro di un confronto con il governo, alle 17, come chiesto dal neo presidente del fronte dei governatori, Massimiliano Fedriga.

Scuola: cosa succede con la riapertura dal 26 aprile

L'esecutivo, sul ritorno in classe, sembra convinto a non arretrare, a non concedersi cedimenti. "Non se ne parla. All'ultima cabina di regia - racconta all'Adnkronos uno dei ministri che ne ha preso parte - Draghi era convintissimo sul ritorno in aula, il più convinto di tutti. Su questo sono certo che non tornerà indietro, vuole i ragazzi in classe. La scuola prima di tutto, ha detto mentre decidevamo delle riaperture, ricordandoci come l'istruzione sia rimasta drammaticamente indietro in questo anno di pandemia". La parola d'ordine resta 'ripartire in presenza', senza tralasciare il tema prioritario della sicurezza. Si lavora al potenziamento dei mezzi pubblici - vero tallone d'Achille del sistema scuola, soprattutto alle superiori- ai tracciamenti, agli ingressi scaglionati per evitare assembramenti.

Ma anche, raccontano alcuni beninformati all'Adnkronos, all'ipotesi di lezioni 'outdoor', in musei, palestre, parchi attrezzati e spazi all'aria aperta soprattutto, sul modello della 'scuola diffusa' partito in Emilia Romagna -regione del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi- ancor prima che la pandemia investisse l'Italia. "Ogni strada verrà battuta affinché la scuola riapra in massima sicurezza, ma il 26 aprile si torna in classe", ribadiscono fonti di governo alla vigilia dell'incontro con le Regioni sulla scuola. 

Ma se il cosa appare deciso, non sembra ci sia ancora la necessaria sicurezza sul come. Oggi si riunirà il Cts per dare risposte al quesito che il ministero dell’Istruzione ha posto a quello della Salute: se cioè il protocollo non si debba irrigidire – con un aumento ad esempio del distanziamento nelle aule – vista la diffusione delle varianti del Coronavirus, più contagiose. Al momento, racconta oggi La Stampa, le soluzioni in campo sono queste: 

  • il test salivare fai-da-te con kit da inviare a casa: la proposta di utilizzarli è sul tavolo del Cts, deve essere valutata. In Inghilterra è stata adottata su base volontaria con un test ’fai-da-te’ e un kit che viene inviato a casa di ogni studente per superare le difficoltà organizzative;
  • ingressi scaglionati e orari più lunghi: può servire ad evitare gli assembramenti all'entrata e sarebbe accompagnato da un aumento dei trasporti pubblici; 
  • la vaccinazione dei minorenni: per garantire un rientro in sicurezza va ricordato che la vaccinazione parte dai 18 anni in su, il che significa che finché non saranno vaccinati anche i minorenni le scuole rischiano di diventare comunque luoghi di contagio;
  • depuratori, finestre aperte e lezioni al parco: per evitare il rischio di contagio è necessario garantire un’adeguata ventilazione e ricambio dell’aria nelle aule.

Come riparte la scuola dal 26 aprile

"Ogni strada verrà battuta affinché la scuola riapra in massima sicurezza, ma il 26 aprile si torna in classe", ribadiscono fonti di governo alla vigilia dell'incontro con le Regioni sulla scuola. Ma intanto l'esecutivo valuta anche delle deroghe territoriali. Solo nelle zone rosse sarà prevista una quota di didattica a distanza, ma il nodo principale è quello dei trasporti. Con l’attuale capienza dei mezzi limitata al 50 per cento servirebbe un numero di bus molto maggiore: "Mille in più solo in Veneto", ha calcolato il governatore Luca Zaia.

La soluzione degli ingressi scaglionati, che potrà essere indicata dal ministero dell'Istruzione agli istituti, potrebbe non bastare. L'aumento della capienza dei mezzi pubblici è una toppa. Per questo si pensa a una deroga. Ma è da stabilire se questa possa essere chiesta dalle scuole o dai presidenti di Regione. Intanto il ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi sembra deciso: "La settimana scorsa c'e' stata un'azione parlamentare che ha impegnato tutti in una comune volontà di riaprire le scuole in presenza. Il fatto che la scuola torni in presenza è un'indicazione politica chiara che diamo a tutto il Paese. La volontà di Draghi di riaprire il 26 e' un segnale importante per dire che la scuola viene prima. Vogliamo riportare la scuola al centro dell'attenzione". 

Ma c'è anche chi segnala i pericoli di una scelta affrettata. L'ex coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo le ribadisce oggi in un'intervista a La Stampa: "Ne parliamo da aprile 2020, un anno è passato invano, in molte realtà senza il necessario potenziamento del servizio, in altre  qualcosa è stato fatto. Di fronte a un deficit dei trasporti, l’unica soluzione a breve è scaglionare gli ingressi degli studenti e allungare l’orario, se necessario riorganizzando le presenze del personalescolastico, ci sono i soldi per coprire i costi. Così si riduce il rischio di assembramenti". Per Miozzo le preoccupazioni sono legittime, "ma invito tutti a riflettere su cosa vorrebbe dire lasciare i ragazzi in giro, da soli e senza controllo. Con le riaperture programmate nelle prossime settimane, non resteranno certo chiusi in casa e le aggregazioni extrascolastiche sono molto più pericolose. Poi per me la preoccupazione è piuttosto la salute mentale di un’intera generazione: basta vedere l’aumento delle consulenze psichiatriche, i tentati suicidi e gli atti di autolesionismo, l’esplosione di una violenza assurda, con risse organizzate a tavolino. È un disastro  che non possiamo ignorare". 

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