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Venerdì, 19 Aprile 2024
Che caos

La scuola è (ancora) a rischio chiusura: "In aula ci si contagia, studenti a casa fino a fine aprile"

Insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso con questo quadro epidemiologico e con l'impatto delle varianti, secondo l'epidemiologo Pierluigi Lopalco. Oltre tre milioni di studenti da lunedì seguiranno le lezioni da casa. L'ipotesi di una nuova stretta con misure differenziate su base provinciale e comunale, non regionale

Oltre tre milioni di studenti da lunedì 1° marzo seguiranno le lezioni da casa: 800mila bambini della scuola dell'infanzia e della primaria, quasi mezzo milione delle medie e un milione e 800mila studenti delle superiori. È la stima del sito specializzato Tuttoscuola, che ha esaminato il numero degli alunni in Dad dall'Alto Adige alla Basilicata, calcolando che in tutto uno su tre degli otto milioni e mezzo di iscritti resteranno a casa. Sulla scuola c'è l'ipotesi di una stretta ulteriore nelle zone rosse e dove ci sono indici di contagio più elevati.

Scuole chiuse a marzo? La situazione nelle regioni

"Ora anche quelli che dicevano che la scuola è sicura e non è un luogo di contagio cominciano a tentennare o a ricredersi: bisogna prendere atto che, con questo quadro epidemiologico, e con l'impatto delle varianti, insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso", dice Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della regione Puglia, in un'intervista a La Stampa. "Anche gli esperti del Cts sembrano essersi convinti. Fosse per me, manterrei la didattica a distanza prevalente fino a fine aprile".

Cosa succede con la scuola? Il punto della didattica in presenza è in discussione nel nuovo Dpcm, il primo del governo di Mario Draghi. La (ri)modulazione nella chiusura degli istituti scolastici, ipotesi su cui si sta discutendo in queste ore, è frutto di una valutazione del Comitato tecnico scientifico: ci sarebbe un impatto delle scuole sui nuovi contagi, ma sarebbe differenziato da zona a zona e per questo secondo gli esperti bisogna rimodulare le misure su base provinciale e comunale, non regionale, come abbiamo spiegato qui.

L'ipotesi che prevale, per ora, è quella di prevedere la Dad in tutte le scuole nelle zone rosse regionali o locali o dove si registra il superamento di una determinata soglia di incidenza che dovrebbe essere di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. L'altra ipotesi, che non è stata oggetto dell'incontro ma riguarda ambienti esterni al Comitato, è di valutare l'incidenza di 100 contagi settimanali su 100mila abitanti e viene supportata da altre componenti.

Il Cts: scuole chiuse in zona rossa e didattica a distanza per tutti

Didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, e quindi edifici scolastici chiusi, nelle regioni, province e comuni in zona rossa, nelle zone ad alta incidenza (250 casi ogni 100mila abitanti in sette giorni) e in tutte le aree dove sono state adottate misure stringenti di isolamento "in ragione della circolazione di varianti virali con alto rischio di diffusività": è questa l'indicazione contenuta nel verbale che il Cts ha stilato al termine delle due riunioni che si sono tenute, ieri sera e questa mattina, per rispondere al quesito posto dai governatori sull'impatto della scuola sulla curva alla luce della circolazione delle varianti. Le indicazioni potrebbero essere inserite come nuove misure di contenimento nel prossimo Dpcm.

Non solo chiusure: con la stabilità dei contagi in zona gialla per tre settimane consecutive, le attuali disposizioni sulle lezioni in presenza non dovrebbero cambiare. Quando il verbale del Cts sarà definito, sarà allegato uno studio dell'Istituto superiore di sanità, sul quadro dei contagi nelle scuole. Quanto alle zone arancioni, destinate a diventare maggioritarie, il Cts non esclude eventuali chiusure decise in sede territoriale. A confermare la necessità di una stretta sugli istituti scolastici c'è anche uno studio dell'Istituto superiore di sanità che traccia l'andamento dei contagi in età scolare da settembre a gennaio e che arriva fino a inizio febbraio. La curva accelera dopo metà gennaio, quando cambia l'andamento nella fascia 10-19 che comincia ad aumentare mentre in quella 0-9 si mantiene sensibilmente più bassa, con 200 casi ogni 100mila abitanti.

Da gennaio i congedi parentali covid non esistono più

Dai dati, comunque, emerge chiaramente che in tutto il periodo la fascia con tendenza ad avere incidenza maggiore sia quella 20-29 anni, escludendo gli ultra 90enni i cui contagi oltretutto risultano in forte calo per effetto dei vaccini. Il governo Draghi dovrà quindi prendere rapidamente una decisione, considerando che il tema è quello politicamente più sensibile visti gli effetti che avrà sulla vita di tutti i giorni dei genitori: per questo la gran parte delle regioni ha fatto di tutto per far decidere l'esecutivo anche se alcune, come la Campania, nel frattempo si sono mosse autonomamente. Da gennaio i congedi parentali covid non esistono più e i genitori sono costretti a utilizzare ferie e permessi per stare a casa con i figli in quarantena o in Dad. Una condizione che sarà sempre più frequente nelle prossime settimane, a causa dei mini lockdown che punteggiano l’Italia.

Su quest'ultimo punto la ministra per la famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti, intervenuta a Sky TG24, ha detto: "Le famiglie devono sapere che il governo è pronto a provvedere alle necessarie reintroduzioni dei congedi parentali straordinari, retribuiti ed estesi come età, oltre allo smart working come diritto dei genitori e altri sostegni come i voucher per le baby sitter. Il Mef è al lavoro per fare uscire questo provvedimento il prima possibile - ha spiegato la ministra - già in settimana dovremmo avere una risposta. Stiamo costruendo la norma con copertura retroattiva in modo tale da non lasciare buchi normativi". "Sulle cifre - ha aggiunto - credo vadano riproposte almeno quelle già presenti come un congedo retribuito al 50%, il diritto allo smart working e siamo al lavoro per meglio quantificare il voucher".

Da lunedì 1° marzo la didattica a distanza torna in Campania, Basilicata e Abruzzo. Il Molise sta valutando, in Puglia gli studenti sono a casa dal 23 febbraio. Nelle altre regioni sono state predisposte chiusure a livello locale, come nelle province di Bolzano, Brescia, Perugia, Siena e Pistoia; in 8 comuni bergamaschi, in 31 del Ponente ligure e in 6 del Lazio; ad Ancona e a Macerata nelle Marche; in Emilia-Romagna scuole e università chiuse a Bologna e Imola (restano aperti solo nidi e materne).

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