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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Migranti, la Sea Watch 3 può tornare in mare: "La giustizia trionfa"

Disposto il dissequestro amministrativo. L'annuncio della ong tedesca: "Dopo oltre 5 mesi di blocco nel porto di Licata, ci prepariamo a tornare in mare". Caso Gregoretti, il tribunale dei ministri di Catania: "Il decreto sicurezza bis non riguarda le navi militari"

Dopo più di cinque mesi di blocco nel porto di Licata, in provincia di Agrigento, la nave Sea Watch 3 della ong tedesca Sea Watch può tornare in mare, nelle acque del Mediterraneo, per dare il suo contributo al salvataggio di vite umane. Il giudice della sezione civile del tribunale di Palermo, al quale si erano rivolti con un ricorso d'urgenza i legali della ong, ha infatti disposto il dissequestro amministrativo della nave, scattato nell'ambito dell'inchiesta nella quale è indagata la comandante Carola Rackete, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra.

Migranti, la Sea Watch 3 può tornare in mare

La nave era stata sequestrata dopo che il 29 giugno scorso aveva attraccato nel porto di Lampedusa e fatto sbarcare i quaranta richiedenti asilo che erano a bordo da circa due settimane. Secondo la procura di Agrigento, la Sea Watch 3 aveva violato il divieto di ingresso in acque territoriali imposto dal cosiddetto decreto sicurezza bis. Il 25 settembre scorso, invece, era stato notificato il dissequestro probatorio, ma la nave era rimasta sotto sequestro amministrativo.

La procura di Agrigento aveva infatti contestato alla nave la reiterazione dell’ingresso in acque territoriali, fattispecie in cui il decreto sicurezza bis prevede il sequestro amministrativo. Secondo l’interpretazione della procura, la reiterazione del reato sarebbe avvenuta a due giorni di distanza, il 26 e il 28 giugno: il primo giorno la nave era infatti entrata nelle acque italiane per la prima volta, mentre il secondo giorno aveva gettato l’ancora in attesa di ricevere comunicazioni da un porto in cui attraccare. La ong tedesca aveva contestato questa interpretazione e presentato ricorso. Ora è arrivato il dissequestro amministrativo.

"Abbiamo vinto il ricorso al Tribunale Civile di Palermo - si legge sul profilo Twitter di Sea Watch Italy -, la Sea Watch 3 è libera! Dopo oltre 5 mesi di blocco nel porto di Licata, ci prepariamo a tornare in mare. La giustizia trionfa sul (ex-) Decreto Sicurezza bis". "Grazie a chi ci ha sostenuto in questi mesi di frustrante attesa – ha scritto su Twitter la portavoce della Sea Watch per l’Italia, Giorgia Linardi -. Grazie ai nostri legali, che ci aiutano a fare giustizia contro le leggi criminalizzanti e incostituzionali volute dalla politica italiana e a stabilire il primato del diritto, sempre". 

Oggi, intanto, si è discusso del caso della nave Gregoretti. "Nel caso in esame, poiché i fatti hanno coinvolto una nave della guardia costiera italiana, e quindi una nave militare, non trovano applicazione le norme contenute nel cosiddetto decreto Sicurezza bis". Lo scrive il tribunale dei ministri di Catania nella richiesta di autorizzazione a procedere al Senato per Matteo Salvini. Il ministero dell'Interno non può infatti vietare transito o ingresso a "navi militari". "A differenza di quanto accaduto per la nave Diciotti, allorquando si innescò una controversia con Malta in ordine allo Stato obbligato a rilasciare il Pos (porto sicuro, ndr), nel caso Gregoretti è assolutamente pacifico che il coordinamento e la responsabilità primaria dell'intera operazione, seppure avviata in acque Sar maltesi, siano stati assunti dallo Stato italiano su esplicita richiesta di quello maltese", ha precisato ancora il tribunale.

Lo Stato italiano, secondo i giudici, aveva quindi "l'obbligo di concludere la procedura con il trasferimento dei migranti in un luogo sicuro; invece l'omessa indicazione del luogo sicuro da parte del Dipartimento Immigrazione, dietro precise direttive del ministro dell'Interno, ha determinato una situazione di costrizione a bordo con limitazione della libertà di movimento dei migranti, integrante l'elemento oggettivo del reato ipotizzato".

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