La seconda dose "ritardata" del vaccino Covid e il piano aggiornato di Figliuolo
Non ci sono segnalazioni di "eventi avversi scatenati dal richiamo" assicura il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Aifa. La seconda vaccinazione con Pfizer e Moderna inoltre può essere ritardata fino al 42esimo giorno: in tal modo si immunizzeranno più persone con la prima dose. Il generale: "Per giugno avremo 45 milioni di dosi"
"Non c'è alcuna evidenza di eventi avversi scatenati dal richiamo": è quel che assicura il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia del farmaco (Aifa), il quale - oggi al Corriere della Sera - dice anche che la seconda dose di Pfizer e Moderna può essere ritardata fino al 42esimo giorno: "Sì è possibile, lo dimostrano studi recenti. Però non bisogna andare oltre questo periodo per non rischiare di vanificare l'efficacia complessiva del vaccino". AstraZeneca prevede già invece la seconda dose dopo 3 mesi.
Perché si è cambiata idea sulla somministrazione ritardata della seconda dose
Palù spiega perché si è cambiata idea riguardo alla somministrazione ritardata della seconda dose, strategia adottata dagli inglesi, inizialmente molto criticata: "Quando un vaccino passa dalla sperimentazione su poche decine di migliaia di persone all'applicazione sul campo con decine di milioni, le evidenze possono consolidarsi e i piani subire modifiche. Non ci basiamo su opinioni ma su dati pubblicati. Nuove ricerche indicano che la seconda dose può essere ritardata. Così è accaduto per il vaccino AstraZeneca: la seconda dose viene praticata nel corso della dodicesima settimana. Bisogna riconoscere agli inglesi il merito di aver avuto un approccio pragmatico, sulle prime non condiviso. I risultati ottenuti dal governo Johnson sono premianti e contiamo lo siano anche per noi".
Sull'ok al "ritardo" della seconda dose per Pfizer e Moderna c'è consenso. Nell'ultima seduta del Cts è stato affrontato il problema del distanziamento della seconda dose dei vaccini a mRna e vi è stata "una chiara espressione della possibilità a prolungarli fino alla 42esima giornata rispetto alla prima dose" ha detto il premier Mario Draghi nell'ultima conferenza stampa. Ci sono dati in pratica che indicano come lo si possa fare senza perdere l'efficacia della copertura vaccinale. Questo ovviamente consente di incrementare il numero delle persone che possono ricevere la prima dose: "I presupposti immunologici e biologici ci sono tutti" secondo il professor Franco Locatelli del Cts.
L’italia va quindi nella drezione di ritardare la seconda dose per immunizzare quante più persone possibili. Entro il mese di aprile l’Italia dovrebbe ricevere milioni di dosi (6 da Pfizer, 1,2 da AstraZeneca, 700mila da Moderna e 500mila da Johnson&Johnson). Le dosi di aprile basteranno per vaccinare tutti gli under 75. Considerando le scorte attuali e un’adesione che sicuramente non sarà pari al 100%, è certo che le cose stiano così. Se si dovesse decidere di ritardare Pfizer e Moderna le forniture in arrivo basterebbero quasi certamente ad immunizzare tutti gli over 70 e forse anche per fasce più giovani.
Covid, Figliuolo: "Per giugno avremo 45 milioni di dosi"
"Per giugno avremo 45 milioni di dosi": a dirlo è il commissario per l'emergenza Covid, generale Figliuolo, che ha aggiornato il piane vaccinale. Mentre si apre il fronte con i governatori regionali, Figliuolo assicura: "A fine maggio saremo comunque in grado di passare alle categorie produttive per far ripartire il Paese. Lo dicono i numeri: nel trimestre che va da aprile a giugno avremo 45 milioni di dosi, vuol dire 15 milioni al mese. È la quantità giusta".
Ma al presidente della Campania Vincenzo De Luca che annuncia di voler vaccinare altre categorie oltre agli over 80, Figliuolo risponde: "Sbaglia chi pensa di poter trascurare anziani e fragili. Anche io voglio riaprire l'Italia, ma soltanto quando avrò messo al sicuro chi rischia la vita".