rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Il report

Coronavirus, perché la seconda ondata è stata peggio della prima

Secondo il report settimanale Altems sull'epidemia di Covid 19 in Italia, la seconda ondata si è dimostrata più 'violenta', soprattutto per quanto riguarda i contagi

Contagi sei volte superiori, settemila decessi in più e una letalità altissimo in alcune regioni: la seconda ondata di coronavirus si è dimostrata ancor più terribile della prima, soprattutto per quanto riguarda il numero di casi. È il confronto che emerge dai dati dell'Instant Report Covid-19 di Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dell'Università Cattolica di Roma.

Coronavirus, nella seconda ondata contagi sei volte superiori

"Successivamente ad un periodo estivo caratterizzato da una bassissima circolazione del virus, l'inizio dell'autunno, a seguito della ripresa delle attività nei grandi centri urbani, è coinciso con una ripresa della circolazione del virus con modalità diverse rispetto a quanto accaduto in primavera - ricorda il report - I livelli di incidenza e prevalenza, ancorché mediamente più significativi nelle Regioni del Nord, si sono elevati in tutto il paese. In questo frangente la mancanza di provvedimenti restrittivi alla circolazione delle persone, ha ben presto reso impossibile il tracciamento dei casi portando all'esplosione dei contagi fino ad arrivare al picco di nuovi positivi giornalieri il 13 novembre (40.902 nuovi positivi), più di 6 volte il valore di picco della prima fase".

"La pandemia ha vissuto due ondate - puntualizza il report - La prima esplosa il 21 febbraio con l'individuazione del 'caso 1' a Codogno, e quasi immediatamente 'contenuta' con i provvedimenti via via più restrittivi di Governo e Regioni che hanno portato il Paese in lockdown tra il 9 marzo e il 3 maggio. In questa prima fase il contagio ha tagliato il paese in tre parti: il Nord del Paese colpito più duramente insieme alla fascia adriatica fino alle Marche; le Regioni centrali con livelli di incidenza e prevalenza intermedi; le Regioni del Sud e le Isole in cui l'incidenza e la prevalenza sono rimaste estremamente contenute - analizza il documento - Il picco massimo dei nuovi positivi in un giorno veniva raggiunto il 21 marzo con 6.557 nuovi positivi. Sei giorni dopo, il 27 marzo 2020 veniva raggiunto il picco massimo dei deceduti in un giorno, 969".

Coronavirus, 36mila morti nella seconda ondata

"Il numero dei decessi nella seconda ondata di Covid-19 "supera i 36mila, a fronte di 29mila deceduti nel periodo fino al 4 maggio - spiega il report - Il picco nel numero dei deceduti in un giorno (993) nella seconda ondata è stato raggiunto il 3 dicembre". Nelle diverse regioni "il dato relativo alla mortalità e alla letalità appare estremamente differenziato. Nel periodo 1 marzo-15 dicembre, a fronte di una letalità grezza apparente a livello nazionale di 3,5 ogni mille abitanti, questa assume valori massimi in Lombardia (5,37) e minimi in Campania (1,36), con una differenza di 4 volte", rimarca il documento.

"L'unica vera buona notizia che abbiamo oggi a conclusione dell'anno pandemico è l'avvio della campagna di vaccinazione di massa - osserva Americo Cicchetti, direttore Altems - La seconda ondata è per ora di gran lunga peggiore della prima. Nella prima ondata il picco dei deceduti è stato raggiunto più rapidamente (alla quinta settimana), con una discesa lenta, ma costante dovuta alla progressiva efficacia delle restrizioni. Nella seconda ondata il picco massimo nei deceduti si è raggiunto alla nona settimana e sembra stabilizzarsi. La discesa della curva non è evidente come ci saremmo aspettati. E' evidente che le diverse strategie di contenimento adottate, più blande e forse tardive nella seconda ondata, hanno portato a effetti più significativi sulla mortalità".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, perché la seconda ondata è stata peggio della prima

Today è in caricamento