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Venerdì, 2 Giugno 2023
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Coronavirus, ci sarà una seconda ondata? Tutti gli scenari

Secondo l'Oms uno degli scenari plausibili prevede un ritorno ad intermittenza dell'epidemia, mentre secondo Rezza del ministero della Salute ''il virus potrebbe tornare, ma non sappiamo quando''. Opposta l'opinione del premio Nobel Bruce Beutler: ''Non ci sarà una seconda ondata''

Mentre il mondo intero cerca in ogni modo di arginare l'epidemia del nuovo coronavirus, e gli scienziati sono ancora alla ricerca di un vaccino, c'è un quesito su cui si interrogano gli esperti: ci sarà una seconda ondata? Una domanda di difficile risposta, su cui, fino ad oggi, sono arrivate opinioni contrastanti, da chi prevede l'arrivo di altre ondate ricorrenti a chi crede che il virus si spegnerà da solo, un po' come avvenuto per la Sars.

Coronavirus, lo scenario dell'Oms: ''Ci saranno ondate ricorrenti''

Sulla possibilità che arrivi una seconda ondata si è espressa oggi l'Organizzazione mondiale della sanità. Secondo Tarik Jašarevic, portavoce dell'Oms, potrebbe attenderci uno scenario ad “intermittenza”: "L'Oms, insieme ai partner, continua a lavorare per pianificare qualsiasi scenario. Sebbene non sia noto come si evolverà la pandemia, sulla base delle prove attuali, lo scenario più plausibile è quello di ondate epidemiche ricorrenti intervallate da periodi di trasmissione di basso livello".

"Non possiamo supporre che la tendenza al 'ribasso' della malattia" che si osserva in alcune zone del mondo, al contrario purtroppo di altre, prosegue Jašarevic, "si sia verificata naturalmente. Tutto ciò è accaduto grazie alle severe misure di sanità pubblica messe in atto dai Paesi per spezzare la catena di trasmissione nelle comunità. Speriamo di poter mantenere livelli ugualmente bassi nel tempo. Ma il mondo è ancora alle prese con una grande ondata della pandemia di Covid-19 e non c'è spazio per l'autocompiacimento. Tutti i Paesi, compresi quelli che stanno registrando meno casi e stanno allentando le restrizioni, devono continuare a rilevare e testare casi sospetti, isolare e trattare casi confermati e rintracciare tutti i loro contatti; promuovere pratiche igieniche adeguate; proteggere gli operatori sanitari; aumentare la capacità del proprio sistema sanitario".

Il mondo combatte, ma aspetta anche di avere l'arma per definizione contro il virus: un vaccino: "Lo sviluppo di un vaccino - ricorda il portavoce Oms - richiede in genere diversi anni. Anche se si accelerano i tempi, è un lavoro che richiederà tempo. L'Oms sta lavorando con partner di tutto il mondo per velocizzare la ricerca e lo sviluppo di un vaccino sicuro ed efficace e garantire un accesso equo ai miliardi di persone che ne avranno bisogno. Il primo studio sui vaccini è iniziato solo 60 giorni dopo che la sequenza genetica del virus è stata condivisa dalla Cina: un risultato incredibile. Oggi più di 130 vaccini sono allo studio a livello globale, di cui 10 in fase clinica e diversi nella fase di pre-valutazione. L'Oms si impegna a garantire che, man mano che vengono sviluppati medicinali e vaccini, siano equamente condivisi con tutti i paesi e le persone".

Chiarimenti giungono anche sul contagio da parte degli asintomatici: "Abbiamo bisogno di più dati per comprendere meglio come avviene la trasmissione. Le prove attuali suggeriscono che la maggior parte dei contagi avviene da persone sintomatiche ad altre con cui sono state a stretto contatto. Non è ancora noto quanti di questi contagi siano provocati da persone senza sintomi. Durante la conferenza stampa dell'8 giugno, quando Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell'Oms, ha affermato che la trasmissione asintomatica è molto rara, la sua risposta si riferiva a un sottoinsieme di studi e dati condivisi da alcuni Stati membri. In quegli studi, in cui sono stati seguiti casi asintomatici, è emerso come 'molto raro' trovare una trasmissione secondaria".

Coronavirus, Rezza: ''Prima ondata interrotta, ma potrebbe riprendere''

Di un ritorno della pandemia ha parlato anche il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, intervenendo al webinar 'Anziani, fragili, vaccinati: se non ora quando? Scelte e soluzioni operative per la prevenzione vaccinale al tempo del Coronavirus': "Non mi piace parlare di seconda ondata. In Italia abbiamo interrotto la prima ondata di Covid-19, che però potrebbe riprendere, anche se non sappiamo quando". 
 
"Certo, questo è stato un anno difficile, ma il lockdown ha avuto effetti importanti. E ora, facendo i debiti scongiuri, l'Italia è uno dei Paesi più sicuri in Europa e nel mondo". Ma in caso di una ripresa di potenza del virus, "sarebbe importante togliere di mezzo l'influenza, non solo per una diagnosi differenziata, ma anche perché l'influenza sovraccarica i sistemi sanitari. E per ora l'unico vaccino che abbiamo per contenere Covid-19 - dice Rezza - sono i comportamenti adeguati".

Coronavirus, l'immunologo premio Nobel: ''Seconda ondata non ci sarà''

Ma se da un lato alcuni esperti temono l'arrivo di una seconda ondata, c'è anche chi va nella direzione opposta, come Bruce Beutler, premio Nobel per la Medicina 2011: "Nella maggior parte dei paesi europei e degli Stati Uniti, sembra che il tasso di nuovi casi e il tasso di mortalità stiano gradualmente diminuendo, anche se le persone hanno iniziato a uscire di nuovo, a tornare al lavoro e a interagire di più. Insieme ai lockdown, i cambiamenti nel comportamento (distanziamento sociale, uso di mascherine) sembrano aver avuto effetti protettivi. La popolazione non è così vulnerabile come all'inizio, quando nessuna di queste misure era stata intrapresa. Questo è vero, anche se attualmente solo una piccola percentuale della popolazione è stata infettata. Ma tutto ciò mi porta a pensare che non ci sarà una seconda ondata" di contagi da coronavirus. 

Beutler, attualmente direttore del Center for the Genetics of Host Defense dell UT Southwestern Medical Center di Dallas (Usa), ha vinto il prestigioso riconoscimento con i suoi colleghi Jules Hoffmann e Ralph Steinman, grazie al suo lavoro sulle cellule dendritiche e sul loro ruolo nell'immunità adattativa, con cui ha contribuito a svelare alcuni dei più importanti segreti del modo in cui il nostro organismo si difende dagli attacchi esterni attraverso, appunto, il sistema immunitario. Secondo il premio Nobel, comunque, "tutte le misure di prevenzione di base che abbiamo implementato, non basteranno ad eliminare completamente il virus, e la vita quotidiana per tutti rimarrà certamente più scomoda di prima. E' molto probabile che solo un vaccino efficace sarà in grado di estinguere completamente la pandemia". Ma quando arriverà il vaccino? "Ci sono opinioni realistiche - ricorda Beutler - secondo cui il vaccino potrebbe essere prodotto su larga scala dall'inizio del prossimo anno. Tuttavia, non vi è alcuna certezza al riguardo". E quando arriverà e potrò essere utilizzato, darà una protezione completa? "Questo non è ancora del tutto chiaro. Molti vaccini offrono una protezione di lunga durata (decenni o anche di più), altri proteggono solo per poco tempo. Ma poiché un vaccino non esiste ancora, non possiamo saperlo". 

Anche "le persone infettate che hanno avuto una forte risposta anticorpale - evidenzia l'immunologo - hanno probabilmente meno probabilità di contrarre la malattia una seconda volta e possono conferire 'immunità di gregge', proteggendo effettivamente gli altri, perché non sono più in grado di essere untori. Ma come per la domanda sul vaccino, non c'è ancora abbastanza esperienza per conoscere il grado o la durata dell'immunità". Altro tema 'caldo' di questi giorni: gli asintomatici possono infettare gli altri? "Sì - assicura il premio Nobel - tuttavia, una persona asintomatica è probabilmente meno infettiva di una sintomatica. Indubbiamente, inoltre, molte persone hanno avuto l'infezione da Covid-19 e si sono riprese, non sono mai state diagnosticate". Esiste la possibilità di un danno a lungo termine per i pazienti che guariscono dall'infezione? "Nelle persone gravemente colpite che sopravvivono all'infezione, il danno polmonare può essere permanente e invalidante". Secondo Beutler, infine, è "sicuro che sia possibile essere infettati anche all'aperto, anche se la probabilità è notevolmente inferiore rispetto a uno spazio chiuso".

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