rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
L'intervista

Zero sprechi e riciclo dell’acqua, così Israele ha sconfitto la siccità

Viaggio nel Paese dove non esiste l'acqua pubblica. Raphael Singer, ministro per gli Affari economici e scientifici dell'ambasciata israeliana in Italia, a Today: "È una risorsa scarsa e non è gratuita". L'intervista

L’Italia nella morsa della siccità. Il Paese paga da una parte l’assenza di acqua dopo un connubio devastante di assenza di piogge e neve durante l’inverno passato, a cui si deve aggiungere il livello di dispersione delle acque utilizzate dagli enti locali. Un problema che si ripresenta ogni anno in Italia ma che, in questa estate, è arrivato a livelli da allarme rosso con la portata del Po scesa ai minimi storici. Un problema, quello della scarsità dell’acqua, che Israele affronta da anni su un lembo di terra per due terzi arido o semiarido e con scarse risorse idriche naturali e di precipitazioni.

Il primo passo da fare è quello culturale per un Paese dove non esiste il concetto di acqua pubblica. Lo spiega direttamente a Today il ministro per gli Affari economici e scientifici dell'ambasciata israeliana in Italia Raphael Singer: "In Israele abbiamo una lunga tradizione di risparmio dell’acqua: è una sensibilità profondamente radicata nella nostra cultura. Sin da piccoli veniamo educati a ridurre gli sprechi con buone pratiche come non lasciarla scorrere inutilmente, chiudere i rubinetti. Per noi è fondamentale capire che l’acqua non è gratuita, è una risorsa scarsa e, dunque, ha un prezzo che noi dobbiamo pagare. Non c’è infatti accesso all’acqua gratuita".

Raphael Singer-3

Dunque in Israele l’acqua è considerato un bene prezioso perché ha un costo e non si può sprecare. "Sì, il costo non è inaccessibile, ma non è gratuita. Non c’è acqua pubblica per scuole e case, tutti pagano l’acqua, anche le industrie agricole. Queste ultime, pur non sostenendo una spesa ingente, devono tuttavia pagare una quota". Tanto che nella Start Up Nation, se un privato lava la macchina, non lo può fare autonomamente, deve andare in un autolavaggio; chi ha un giardino, è tenuto ad avere un sistema di irrigazione, perché non può usare l’acqua che vuole. 

Siccità, razionamenti e anche multe: 10mila euro e carcere per chi trasgredisce

"In Israele, gli impianti di irrigazione sono tutti controllati, dalla superficie del terreno fino alla parte più profonda - continua Singer - Certo, anche noi abbiamo una quota di perdita d’acqua, ma c’è un meccanismo di controllo: una tecnologia per il monitoraggio dei sistemi d’acqua, che conteggia consumi e pressione. Facciamo poi molta attenzione alle perdite. Tecnologie israeliane per il rilevamento delle perdite idriche sono usate anche in Italia. Ne sono un esempio le soluzioni di Pipecare e Utilis Technologies. Quest’ultima  fornisce immagini satellitari per la ricerca di perdite negli acquedotti. Va poi aggiunto che l’acqua usata negli ambienti domestici e nelle industrie non viene sprecata. In Israele ne ricicliamo il 70%, destinandola a usi agricolo e industriale: è la percentuale più alta al mondo".

Dunque non solo cultura, anche un sistema di vero e proprio riciclo, che ottimizza il consumo di acqua e permette di riutilizzare quella che, in altre circostanze, diventerebbe acqua sporca e verrebbe dispersa. Non a caso negli anni '60 Israele istituiva la National Water Carrier, per il trasporto dell’acqua dal nord al sud del suo territorio e inventava il sistema dell’irrigazione a goccia. Negli anni '80 utilizzava acque reflue trattate per irrorare i suoi campi; negli anni '90 metteva già a punto un programma di dissalazione a osmosi inversa su larga scala per trasformare l’acqua di mare in acqua potabile. I sistemi di dissalazione sono un tema anche in Italia perché il Paese è circondato dal mare, ma Singer mette in guardia: "In Israele, oltre il 60% dell’acqua per il consumo umano è prodotta tramite dissalazione e forniamo acqua all’autorità palestinese e alla Giordania, perché riteniamo che la cooperazione nel settore sia uno strumento di pace". E in Italia? "È una soluzione che le città italiane potrebbero prendere in considerazione, certo, ma resta costosa, benché sempre più economica. lnoltre, avendo l'Italia altre risorse - come fiumi e laghi- ricorrere ai dissalatori non è forse necessario. Ad ogni modo, resta una decisione del Governo italiano". 

Ci sarebbe anche un’altra tecnologia cui Israele fa riferimento e che consente di avere acqua dall’aria. "Diverse aziende israeliane supportano Paesi dell’Africa ad affrontare le siccità tramite tecnologie per l’estrazione dell’acqua dall’aria. Watergen, ad esempio, produce acqua potabile raccogliendo umidità dall’aria tramite condensazione. E’ una tecnologia che consente di avere acqua per il consumo umano ovunque, anche nel deserto". Alla fine Singer invita l’Italia a guardare alla tecnologia che dato i risultati più importanti in Israele: il sistema d'irrigazione a goccia. "È fondamentale una trasformazione della cultura agricola che porti le aziende a vincere le diffidenze verso le soluzioni di irrigazione a goccia. - conclude Singer - Questo sistema consente di ottimizzare la produzione, vale a dire di incrementare i raccolti, riducendo le risorse impiegate". 

Tutte le noitizie di oggi 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Zero sprechi e riciclo dell’acqua, così Israele ha sconfitto la siccità

Today è in caricamento