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Venerdì, 9 Giugno 2023
Italia riarsa

Siccità, razionamenti e anche multe: 10mila euro e carcere per chi trasgredisce

Ancora non c'è la proclamazione dello stato di emergenza nazionale ma le Regioni si muovono in anticipo: e arrivano anche le multe salatissime per chi - in un contesto ad alto rischio - provoca incendi

Prima la dichiarazione dello stato di crisi regionale, poi la predisposizione dell'ordinanza ai sindaci incaricati poi di "staccare l'acqua". Inizia così l'emergenza siccità con cui l'Italia dovrà fare i conti per prossimi mesi estivi: anche se dovesse piovere non saranno di certo i temporali estivi a dar respiro ai fiumi in secca e alle falde acquifere che - ad esempio nel ferrarese - vengono invase dall'acqua salmastra in arrivo dal mare. 

Mentre il governo lascia alla protezione civile nazionale la gestione dell'emergenza predisponendo l'invio di autobotti nei comuni più in difficoltà, i sindaci cominciano a dover razionare l'acqua. Se l'invito per tutti è quello di limitare gli sprechi d'acqua, si ampliano giorno dopo giorno i comuni in cui si è già arrivato al razionamento con i distacchi dell'acqua nelle ore notturne e la diminuzione di pressione. 

Se la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale ancora non c'è, sono le regioni del Nord a fare da apripista nel razionamento: tra le zone dove l'emergenza è già manifesta, il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha già chiesto lo stato di emergenza mentre l'Emilia Romagna ha emanato - insieme alla dichiarazione di stato di crisi - un'ordinanza a tutela delle risorse idropotabili. I sindaci - come succede a Ferrara - possono vietare durante il giorno il prelievo di acqua potabile per uso extradomestico come l'annaffiatura di orti e giardini, il lavaggio delle auto. Divieti ma anche multe connesse all'altra emergenza insita durante i periodi di siccità: il rischio incendi. 

Scatta da sabato 25, per proseguire almeno fino alla mezzanotte di venerdì 1 luglio, lo "stato di grave pericolosità" per il rischio di incendi boschivi nei territori centro-orientali dell'Emilia-Romagna, corrispondenti alle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Lo annuncia la Regione Emilia Romagna precisando che in queste cinque province viene stabilito il divieto assoluto "di accendere fuochi o utilizzare strumenti che producano fiamme, scintille o braci; sono anche vietati gli abbruciamenti di residui vegetali e di stoppie. Nelle altre quattro province permangono le regole previste dallo stato di attenzione.

Lo stato di grave pericolosità è probabile che presto venga esteso al resto della regione. La situazione sarà nuovamente valutata martedì 28 giugno. All'aumento dei divieti corrisponde un inasprimento delle sanzioni: chi viola le prescrizioni o adotta comportamenti pericolosi può subire sanzioni fino a 10.000 euro. Sotto il profilo penale, è prevista la reclusione da quattro a dieci anni se l'incendio è doloso (provocato volontariamente); ma anche se l'atto è solo colposo (causato in maniera involontaria), per negligenza, imprudenza o imperizia, si può essere condannati a risarcire i danni. Le motivazioni sono l'aggravamento di una situazione già critica da mesi, "esito finale di un bilancio idrico assai negativo, dopo un lungo periodo caratterizzato da scarsità di piogge e di neve e da temperature superiori alle medie stagionali".

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