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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'emergenza

Siccità, è la terza volta che l'Italia resta a secco in 10 anni: cosa succede

Secondo l'Istat il problema sta diventando "più intenso, prolungato, ricorrente e diffuso". Non nasce solo dal meteo, ma anche dalla rete idrica: nel 2020 abbiamo disperso, nei capoluoghi di provincia, il 36,2% dell'acqua immessa

Da Nord a Sud la siccità sta mettendo in ginocchio il Paese ormai da settimane. Ed è la terza crisi di questo tipo  in dieci anni. "La siccità̀  - dice oggi l'Istat - sta diventando progressivamente più intensa, prolungata, ricorrente e diffusa". Le maggiori criticità̀ si riscontrano nell'Italia nord-occidentale, in particolare nel bacino idrografico del Po e hanno portato anche a una preoccupante riduzione dei livelli dei grandi laghi, soprattutto il lago Maggiore e il lago di Como. Le altre regioni però non sono salve. "La siccità attualmente in corso - dice l'Istat - è una delle più intense di questi ultimi anni, innescata alla fine del 2021 da una riduzione degli afflussi meteorici complessivi (-10% rispetto alla media 1981-2010), aggravatasi poi nel 2022 (da gennaio a maggio complessivamente -35%)", 

A peggiorare la situazione c'è lo stato della rete idrica che nel 2020 ha disperso, nei capoluoghi di provincia, il 36,2% dell'acqua immessa in rete. L'agricoltura preleva il 50% delle risorse idriche, quella utilizzata per uso civile è del 36% e il 14% per le attività industriali. Il grosse delle perdite riguarda soprattutto il settore civile, tra il prelievo e consumo si perde il 48%. Dunque, la possibilità di razionamento delle forniture idriche nelle aree più colpite avrebbe effetti significativi in primo luogo sul comparto agricolo e sull'uso civile.

"Il fatto tuttavia che l'agricoltura assorba circa la metà degli utilizzi delle risorse idriche del Paese rende necessario strutturare un piano più ampio di azione", osserva il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo. "Nel quadro delle misure per la tutela del territorio e della risorsa idrica, il Pnrr destina 4,38 miliardi alla gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, - sottolinea l'Istat - con l'obiettivo di migliorare la qualità ambientale delle acque marine e interne. Si tratta di risorse fondamentali per iniziare un profondo rinnovamento infrastrutturale e gestionale".

Sul fronte delle azioni concrete, il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza "in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle Regioni e delle Province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze rilevate nel territorio delle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto". Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali. Ancora da definire invece il cosiddetto "decreto siccità" con la nomina di un commissario straordinario e interventi a medio termine, entro il 2024.

In vista del decreto, Coldiretti snocciola i numeri: "i piani di emergenza contro la siccità sono importanti per salvare le 270mila imprese agricole che si trovano nelle sei regioni che hanno già presentato piani di emergenza, che rappresentano da sole quasi la metà (49%) del valore dell'agricoltura italiana". In Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Lazio si producono il 79% del grano tenero per fare il pane, il 90% mais per l'alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma si allevano anche il 69% delle mucche e l'88% dei maiali, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat.

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