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Giovedì, 25 Aprile 2024
La grande sete

Italia a secco: i piani delle Regioni per l'emergenza siccità e le mosse del Governo

Si apre una settimana cruciale: al vaglio dell'Esecutivo un decreto ad hoc con la nomina di un commissario straordinario. I territori chiedono aiuto e risorse. Il ministro Gelmini: "Il Consiglio dei ministri prenderà decisioni importanti e coraggiose"

Italia alle prese con la grande sete. La siccità resta uno dei problemi maggiori di questa estate da Nord a Sud. L'acqua scarseggia e si deve correre ai ripari in tempi brevi. Ci si sta muovendo su più direzioni e quella che si apre oggi, lunedì 4 luglio, si annuncia come la settimana decisiva. Oggi l'Esecutivo dovrebbe approvare i vari piani presentati dalle Regioni con i primi interventi per mitigare gli effetti della siccità sul territorio. Le stesse Regioni sono in continuo contatto con la Protezione civile per definire gli interventi da inserire nello stato di emergenza nazionale, passo che sarà accompagnato dalla nomina di un commissario straordinario che sarà chiamato a coordinare gli interventi strutturali previsti dal decrreto al quale stanno lavorando gli uffici.

Siccità, le ordinanze di Comuni e Regioni

I territori in attesa di un coordinamento nazionale si sono mossi in ordine sparso. L'ultimo, in ordine di tempo, ad agire è stato il neo sindaco di Verona, Damiano Tommasi. Ha firmato l'ordinanza che limita l'uso dell'acqua potabile ai fini domestici, per la pulizia personale e per l'igiene. Fino al 31 agosto sarà "vietato usare acqua potabile proveniente da fonte idrica per l'irrigazione di orti, giardini e campi sportivi, per il lavaggio di automobili, salvo impianti autorizzati e per il riempimento di piscine". L'ordinanza, spiega il Comune in una nota, che ha come obiettivo garantire a tutta la popolazione la sufficiente e necessaria quantità di acqua potabile, comprende anche una serie di raccomandazioni su un uso consapevole dell'acqua anche nelle attività quotidiane in casa, riducendone gli sprechi.

La presidente dell'Umbria, Donatella Tesei, ha firmato due ordinanze con validità da oggi 4 luglio. La prima prevede la limitazione degli attingimenti a tutela delle risorse idriche del territorio regionale "in aggiunta alle prescrizioni già impartite nelle autorizzazioni rilasciate (concessioni e licenze)" dai "corpi idrici del territorio regionale, ad esclusione dello specchio lacustre del Lago Trasimeno, del Lago di Piediluco, del Fiume Nera e del Fiume Velino per i quali rimangono valide le prescrizioni impartite nelle concessioni/autorizzazioni all'attingimento. Con l'altra ordinanza si stabilisce ''nelle aree interessate dei Comuni di Castiglione del Lago, Città della Pieve e Paciano della provincia di Perugia: il divieto assoluto di prelievo di acque dagli affluenti immissari del Lago di Chiusi, da attuarsi su tutto il bacino idrografico del lago nonché il divieto assoluto di prelievo di acque dai pozzi che attingono nei terreni alluvionali del subalveo lacuale ad esclusione dei prelievi destinati all'uso potabile''.

Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini era stato il primo a firmare il decreto per la dichiarazione dello stato d'emergenza regionale, decisione che è stata condivisa dalla cabina di regia sulla crisi idrica cui hanno preso parte i gestori del servizio idrico integrato e l'Agenzia interregionale per il fiume Po. Tutti i Comuni dell'Emilia-Romagna sono stati invitati a emettere ordinanze per la riduzione degli utilizzi non indispensabili, per esempio lavare l'auto.  

Anche il presidente della Regione Lombardia ha già dichiarato lo stato di emergenza sul territorio regionale. Ai Comuni è stato raccomandato inoltre di limitare l'impiego dell'acqua potabile per attività per le quali non ne sia necessario l'uso. 

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha proclamato lo stato di "calamità naturale' per l’intero territorio della Regione fino al 30 novembre "a causa della grave crisi idrica determinatasi per l’assenza di precipitazioni meteorologiche ed in conseguenza della generalizzata difficoltà di approvvigionamento idrico da parte dei Comuni". 

Lo stato di emergenza per la siccità

La strada appare tracciata. Da una parte si pensa a come affrontare gli effetti immediati di quella che il premier ha definito "la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni". Ci saranno così stanziamenti per finanziare i settori più colpiti, l'agricoltura in primis. Dall'altra ci sono gli interventi strutturali, quelli finalizzati a porre rimedio a criticità storiche, come le reti colabrodo che perdono oltre il 30% della loro portata. E si pensa anche ad una semplificazione normativa. "Nei prossimi giorni - ha detto il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini - il Consiglio dei ministri prenderà decisioni importanti e coraggiose. È indispensabile utilizzare al meglio la poca acqua che abbiamo in questo momento, dando priorità agli usi potabili e a quelli agricoli".
 
Il Governo quindi a stretto giro dovrebbe dare il via libera per i primi interventi in favore delle sei Regioni che hanno chiesto formalmente il riconoscimento dello stato di emergenza per la siccità:  Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli e Veneto. Il commissario straordinario - con una struttura ad hoc - avrà poi il compito di vigilare sugli interventi strutturali previsti dal decreto. Nella bozza se ne individuano "venti prioritari" da realizzare "entro e non oltre" il 2024 per mitigare i danni. Verificherà l'adozione da parte delle Regioni delle misure per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi, infine segnalerà le inadempienze dei gestori. 

Quanto alle carenze infrastrutturali, con acquedotti colabrodo, il Governo che ha messo per ora sul tavolo 1,38 miliardi di risorse per ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. Si tratta di progetti avviati in sinergia dal Mims e dal ministero per il Sud che prevedono interventi a valere sul Pnrr per 900 milioni e sul programma React Eu per 482 milioni. Risorse che vanno ad aggiungersi agli altri stanziamenti del Pnrr e a quelli definiti con la Legge di Bilancio (400 milioni) e all'anticipazione del Fondi Sviluppo e Coesione 2021-2027 (442 milioni). Palazzo Chigi ha, inoltre, stanziato circa 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali. 

"Le Regioni - ha spiegato il ministro Gelmini - hanno fatto finora un ottimo lavoro. Ma il protrarsi della crisi idrica impone un intervento del Governo, sia per contemperare i diversi interessi sia per introdurre norme straordinarie in un momento straordinario. Naturalmente l'azione dell'esecutivo sarà portata avanti con un confronto continuo e costruttivo con gli enti competenti, a partire proprio dalle Regioni. Faremo tutto ciò che è in nostro potere - conclude - per superare questa situazione emergenziale".

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