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Venerdì, 19 Aprile 2024
Allarme rosso

Siccità, i fondi del Pnrr non bastano

"Sui 200 miliardi di investimenti del Pnrr all’acqua è destinato tra l’1 e il 2% della torta. Non possiamo solo inseguire le emergenze", ha dichiarato Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia centrale

I cambiamenti climatici iniziano a fare davvero paura. In Italia non piove da mesi, le temperature stagionali sono di 2 gradi superiori alla media e non si prevedono tregue al gran caldo. Sul nostro Paese si abbatte così un’altra piaga, quella della siccità, che svuota fiumi e laghi mettendo in ginocchio l’agricoltura. Solo ora che siamo in piena emergenza ci siamo resi conto (come sempre troppo tardi) che la rete idrica italiana necessita di interventi strutturali importanti che non possono essere più rimandati, ma soprattutto che per risolvere il problema della siccità serve un piano d’azione mirato che punta anche su altre soluzioni. Quali? Cosa possiamo fare oltre a rattoppare le reti colabrodo italiane? Ma soprattutto ci sono fondi da poter destinare a questi investimenti? C’è spazio tra le pieghe del Pnrr per mettere in campo azioni contro la crisi idrica?  

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Siccità e razionamenti: cos’altro si può fare

Stiamo vivendo il peggior periodo di siccità degli ultimi 70 anni, i nostri grandi fiumi e i laghi sono ai minimi storici, gli agricoltori devono scegliere quali colture innaffiare mentre all’orizzonte s’iniziano ad intravedere anche problemi legati all’elettricità. Tutto questo non solo perché non piove da mesi ma anche perché è da anni che non si fanno investimenti sulla rete idrica nazionale. Si passa così al razionamento dell’acqua: alcune regioni hanno iniziato a emettere ordinanze per ridurre l’utilizzo dell’acqua potabile nei servizi non indispensabili, chiedendo al governo di varare lo stato di emergenza e un piano d’intervento condiviso per il medio-lungo termine che coinvolga anche le risorse del Pnrr.

La siccità ci ha aperto gli occhi, costringendoci a guardare quello che facciamo ma soprattutto quello che non facciamo da anni per risparmiare acqua. Prima di tutto le perdite nella nostra rete idrica nazionale, pari al 42% circa. Si stima che se queste potessero essere azzerate garantirebbero le esigenze idriche di circa 44 milioni di persone in un anno. Secondo problema: non siamo in grado di raccogliere abbastanza acqua piovana da utilizzare nei periodi di magra. Ad oggi riusciamo a recuperarne solo l’11%. Sotto la lente soprattutto il settore agricolo, che consuma circa il 70% del totale, e che con cisterne per la raccolta di acqua piovana e nuove tecniche di irrigazione più efficienti potrebbe fare la sua parte. Importante anche il discorso sulle pratiche circolari per riutilizzare le acque reflue depurate. Per irrigare i campi e per gli usi industriali usiamo acqua potabile, mentre dovremo usare quella di depurazione. Anche noi nel nostro piccolo possiamo fare la nostra parte, cercando di non sprecare inutilmente l’acqua, ad esempio, chiudendo il rubinetto quando ci laviamo i denti, facendo la doccia piuttosto che il bagno, utilizzando la lavastoviglie, etc.

Siccità, lo stato d'emergenza è più di un'ipotesi

I fondi del Pnrr per le opere idriche

Le reti colabrodo italiane potranno essere rimodernate con i soldi del Pnrr? Questa è la domanda che si stanno facendo un po’ tutti, ma è soprattutto il cavallo di battaglia delle regioni, che oltre allo stato di emergenza chiedono al governo di poter utilizzare i fondi del Pnrr per risolvere in via definitiva il problema della siccità. Prima di rispondere a questa domanda vale la pena ricordare che il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il programma di investimenti messo in atto dall’Italia per accedere alle risorse europee stanziate con il Next generation Ue. L’obiettivo del Piano è quello di rilanciare l’economia italiana dopo la pandemia covid, grazie all’arrivo di 191,5 miliardi di euro dall’Ue. Si tratta di tanti, tanti soldi, che serviranno a rimettere in sesto il nostro Paese. Il Pnrr prevede sei missioni specifiche:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (40,29 miliardi di euro);
  • rivoluzione verde e transizione ecologica (59,46 miliardi di euro);
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 miliardi di euro);
  • istruzione e ricerca (30,88 miliardi di euro);
  • inclusione e coesione (19,85 miliardi di euro);
  • salute (15,63 miliardi di euro).

Pnrr-3

In tutto questo c’è spazio per l’acqua? La riposta è sì, come confermato anche dal ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini. “La riduzione delle perdite idriche nelle reti di distribuzione è una delle principali sfide per il Sud del Paese. È infatti un obiettivo fondamentale inserito tra le riforme previste dal Pnrr”, ha precisato. La missione in cui rientrano le opere idriche è la seconda, quella della rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta non solo a progetti green e a energie alternative ma anche all’efficientamento energetico ed idrico. L’obiettivo dell’investimento, da 2 miliardi di euro, è quello di “realizzare almeno 25.000 km di nuove reti per la distribuzione dell'acqua potabile e ridurre le perdite idriche (900 mln di euro, ndr), soprattutto nel Mezzogiorno, introducendo sistemi di controllo avanzati e digitalizzati che permettano una gestione ottimale delle risorse, riducendo gli sprechi e limitando le inefficienze”, si legge sul sito istituzionale Italiadomani dedicato al Pnrr.

Investimenti Pnrr idrico-4

Stanziati 2,7 miliardi per la rete idrica nazionale

Il governo, prima che la crisi climatica si aggravasse, ha deciso di allocare nei prossimi anni circa 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali. “Un investimento senza precedenti”, ha dichiarato il ministro Giovannini, specificando che circa 900 milioni di euro verranno finanziati con i fondi del Pnrr per la riduzione delle perdite idriche. Il 40% di queste risorse andrà a Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia, finanziando opere sulle reti idriche delle principali città meridionali attese da anni, comprese aree in assoluta emergenza come quelle di Enna, Palermo e Napoli. Secondo la ministra per il Sud Mara Carfagna “entro il 2023, la scadenza fissata dal React, avremo messo in sicurezza centinaia di chilometri di acquedotti-colabrodo. Le ulteriori risorse Pnrr consentiranno di archiviare la stagione dell’acqua a singhiozzo, o a giorni alterni, che per molti cittadini meridionali non è un occasionale imprevisto ma un disastro che si ripete ogni estate”.

Bando Pnrr riduzioni perdite idriche: proposte per oltre 2 miliardi di euro

Il bando Pnrr da 900 milioni di euro per ridurre le perdite idriche ha riscosso un gran successo. Sono arrivate 119 proposte per circa 2,1 miliardi di euro, cifra che supera di gran lunga quella messa a bando (630 milioni per la prima tranche). Interessate ben 17 regioni, per un totale di 3.363 comuni. Entro luglio 2022 verrà definita la graduatoria, solo successivamente il Mims procederà al finanziamento dei progetti. Le proposte ci sono, i fondi del Pnrr anche, non resta che velocizzare i tempi. Secondo le tempistiche stabilite dal Pnrr, i lavori devono essere appaltati entro settembre 2023 e realizzati entro marzo 2026.

Spese idriche Pnrr-3

Non solo Sud: in Veneto 273 milioni del Pnrr per la rete idrica

L’efficientamento della rete idrica non riguarda solo il Sud. Ad esempio, in Veneto c’è un progetto idrico che punta alla riduzione delle perdite di Etra, la multiutility che gestisce i servizi idrici di 70 Comuni nella provincia di Padova e Vicenza. Grazie a 44 milioni di euro del Pnrr si ridurranno le perdite nella rete idrica e verrà implementata una piattaforma per la gestione e il monitoraggio delle utenze e la supervisione da remoto degli impianti e delle reti. Obiettivo per il 2025: riduzione delle perdite di 5,7 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte di 4.700 del 2020. La stessa cosa vale per Acque Veronesi, primo gestore idrico in Veneto, che si è già aggiudicato 23,4 milioni di euro del Pnrr per il progetto di collegamento idrico tra Verona est e Belfiore. Il Pnrr, infatti, offre un’occasione unica per il settore idrico nazionale, prevedendo oltre ai 900 milioni di euro per la riduzione delle perdite idriche anche 2 miliardi di investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico. L’obiettivo è “finanziare 25 progetti per il potenziamento, il completamento e la manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese, così da migliorare la qualità dell'acqua e garantire la continuità dell'approvvigionamento nelle importanti aree urbane e nelle grandi aree irrigue”.

Le regioni chiedono 4 miliardi del Pnrr

I fondi del Pnrr ci sono, forse ne servono di più, anche perché sono anni che non si fanno investimenti sulla rete idrica nazionale. Il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha dichiarato: "Stiamo già lavorando da mesi ad una pianificazione di medio periodo che ci consenta la realizzazione di piccoli invasi in grado di poter rilasciare acqua in casi di emergenza come quello che stiamo attraversando, ma anche di mitigare le esondazioni nei periodi storicamente più soggetti ad alluvioni, ma gli ultimi eventi impongono di accelerare questa pianificazione. Per questo, chiederemo al governo che a questi specifici progetti e in generale a queste infrastrutture, in Italia ci sono 1000 richieste, vengano destinate ingenti risorse, a valere sul Pnrr fino a 4 miliardi di euro”.

Più risorse per realizzare un piano d’intervento di medio-lungo periodo che possa salvarci dalla siccità anche negli anni a venire. Secondo Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia centrale, “la situazione è rimasta agli anni Settanta. L’Italia deve decidere: le infrastrutture d’acqua devono avere la stessa importanza strategica di autostrade, ferrovie e vie digitali. C’è una sottovalutazione impressionante, l’acqua è un bene pubblico ma non rientra nei finanziamenti pubblici da oltre 30 anni. Sui 200 miliardi di investimenti del Pnrr all’acqua è destinato tra l’1 e il 2% della torta. Non possiamo solo inseguire le emergenze, ma prepararci ai prossimi anni, che saranno più roventi di questo 2022".

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