La proposta di legge per vietare i social ai minorenni
Il principale funzionario alla salute pubblica statunitense ritiene i social network responsabili di una nuova "crisi nazionale", quella che riguarda la salute mentale dei giovanissimi
"Ci troviamo nel mezzo di una crisi nazionale per quanto riguarda la salute mentale dei giovani e temo che i social media siano un fattore importante di questa crisi". Nelle scorse ore, il Surgeron General degli Stati Uniti Vivek Murthy, cioè il massimo funzionario federale per le decisioni di salute collettiva, ha emesso un avviso sui rischi che i minori corrono interfacciandosi alle piattaforme social, considerandole come una delle maggiori cause di depressione, stress e ansia nei giovanissimi. Recentemente al Senato degli Stati Uniti si è avviata una seria discussione su una proposta di legge bipartisan (cioè sostenuta da entrambi i principali partiti) per limitare l'accesso ai social ai minori di una certa fascia d'età. Per ora si parla dei minori di dodici anni. La proposta di legge è stata ribattezzata "Protectin Kids on Social Media Act" (legge per la protezione dei bambini dai social).
La proposta di legge
Il disegno di legge prende di mira gli algoritmi dei maggiori social network della Silicon Valley, differenziando gli accessi la libertà d'azione in base all'età dell'utente. Sebbene sia stata pensata come divieto per i minorenni in generale, la misura pone - per adesso - divieti solo agli under dodici e limitazioni dell'influenza dell'algoritmo per gli utenti dai tredici ai diciassette anni. In particolare, impedirebbe ai tredicenni di creare un account sui social network ma consentirebbe di far visualizzare loro i contenuti, e limiterebbe l'influenza degli algoritmi sui contenuti visti, condivisi e sponsorizzati ai ragazzi under diciotto. Il divieto totale - quindi sia di accesso che di visualizzazione che di condivisione - sarebbe inflitto soltanto ai minori di dodici anni. Tutto questo, ovviamente, con il previo consenso dei genitori per chi può creare o utilizzare i diversi media.
Come garanzia che il divieto sia rispettato è in prevista la creazione di un programma gestito dal governo e inserito nel Dipartimento del commercio che monitori gli accessi attraverso il caricamento, da parte dei genitori, del documento di identità del figlio in modo da provare l'effettiva età dell'utente. In questo modo, il governo entrerebbe direttamente nello spazio online intervenendo in maniera più preponderante rispetto a quanto accade ora. Si sta lavorando per capire se tale proposta rispetti i limiti americani in materia di privacy.
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Il disegno di legge ha lo scopo di allentare la presa che i social hanno sui giovani per quanto riguarda la salute mentale dei preadolescenti e dei bambini. Il gruppo di senatori che ha scritto il testo ha dichiarato che gli sforzi fatti dalle principali piattaforme social per allontanare l'influenza dell'algoritmo non sono state sufficienti, per cui - secondo loro - è necessario introdurre dei limiti federali. Il senatore democratico Brian Schatz - uno dei firmatari - ha spiegato: "Questi algoritmi ci stanno rendendo sempre più polarizzati, offensivi, depressi e arrabbiati l'uno con l'altro. È già abbastanza grave che stia accadendo a noi adulti, il minimo che possiamo fare è proteggere i nostri bambini".
La nuova "crisi nazionale"
Sulle parole del senatore Schaltz si rifà - anche se non direttamente - l'ultimo avviso da parte del più alto funzionario della sanità statunitense Vivek Murthy. Lungo diciannove pagine, gli avvisi di questo tipo negli Stati Uniti ottengono molta risonanza mediatica e sono presi piuttosto seriamente, in quanto, negli scorsi anni, hanno trattato di temi seri come i rischi legati al fumo, l'Aids, la violenza in TV, la solitudine e l'obesità. L'ultimo numero è stato dedicato al rapporto social media e salute mentale infantile.
Murty non ha usato mezzi termini nel descrivere il tema: "Ci troviamo nel mezzo di una crisi nazionale per quanto riguarda la salute mentale dei giovani, e temo che i social media siano un fattore importante di questa crisi, da affrontare con urgenza". Quello che spiega il segretario federale alla salute è sostanzialmente il rapporto causa effetto tra social media e depressione, ansia e tristezza infantili. Sebbene questa retorica che dipinge ii social come causa di molti disturbi mentali soprattutto nei giovanissimi sia ormai abusata, gli studi sul tema non hanno mai raggiunto risultati definitivi. I motivi, forse, sono da attribuire a un cambiamento molto rapido della struttura social e dell'algoritmo (e quindi dell'effetto che provoca sulla persona).
I rischi descritti da Murthy si rifanno a una grande varietà di disturbi mentali: si parla di ansia, depressione, tristezza cronica, malessere, disturbi del comportamento alimentare, dell'attenzione, della socializzazione. Ma non solo psicologici, anche fisici, come molestie, ricatti sessuali, pedofilia online e violazione della privacy. Le raccomandazioni contenute nel documento restano quelle di una buona educazione in materia di internet e un maggiore ruolo della famiglia nel tenere controllate le diverse piattaforme, introducendo anche limiti giornalieri o in particolari momenti (come nel pranzo). L'avviso conclude chiedendo al governo di porre dei limiti federali per l'utilizzo dei social network sui minori, rifacendosi alla legge in discussione al Senato. Le proposte di rifanno a un maggiore sicurezza e privacy introducendo degli standard per i minori.
La questione resta comunque complessa e difficile da spiegare soltanto ponendo come principale fattore di causa i social network. Nel mezzo ci sono dinamiche di altro tipo e problemi che riguardano la società. Il divieto di utilizzo dei social network - da solo - rischia di degenerare in un opposto desiderio di "ottenere qualcosa che è proibito" e sicuramente non impedisce a chi vuole di utilizzare le piattaforme: lo dimostra il pluri-citato periodo di divieto di vendita e consumo di alcol tra il 1920 e il 1933. La soluzione migliore, al netto di una limitazione dell'influenza di certa tecnologia, resta forse un'educazione efficace in materia che non faccia trapelare un senso di paura e timore verso qualcosa che ha rivoluzionato la nostra intera esistenza e modo di vivere. Il rischio di portare avanti un nuovo "proibizionismo tecnologico" è dietro l'angolo.