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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Tra calo di attenzione e tensioni sociali: lo Stato di emergenza è ancora necessario?

La pandemia corre nel mondo e in Italia si teme l'effetto della convivenza del coronavirus con l'influenza. Ma per la fondazione Gimbe la proroga dello stato di emergenza potrebbe aumentare le tensioni e influenzare le elezioni d'autunno

Con la delibera del 31 gennaio 2020 è stato dichiarato in Italia lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza della pandemia di coronavirus (sebbene allora non fosse ancora conclamata). L’annuncio di una possibile proroga ha acceso una bagarre politica che rischia di far saltare gli equilibri di Governo, vista la perplessità di alcuni esponenti della maggioranza e il secco no dei partiti di opposizione che condiziona inevitabilmente anche i rapporti con le Regioni. Tanto che l’ipotesi iniziale di proroga al 31 dicembre è stata ridimensionata al 31 ottobre e le ultime indiscrezioni la danno come definitivamente tramontata.

Stato di emergenza, giusto prorogarlo?

"Ancora una volta – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – un dibattito che riguarda la tutela della salute e le libertà individuali delle persone viene ridotto alla contrapposizione tra schieramenti politici e alla necessità di mantenere equilibri di Governo, senza una valutazione sistematica di rischi e benefici del prolungamento dello stato di emergenza, oltre che la ricerca di soluzioni alternative". Per tali ragioni, “sterilizzando” la questione da presupposti ideologici, la Fondazione GIMBE ha analizzato e sintetizzato i principali aspetti giuridici, sanitari e sociali sia per aumentare la consapevolezza pubblica su un tema rilevante per salute e libertà delle persone, sia per informare una scelta del Governo coerente con il livello di rischio sanitario e rispettosa di una Repubblica parlamentare.

Stato di emergenza consente i Dpcm

Dopo circa un mese dalla dichiarazione dello stato di emergenza, visto il precipitare della situazione sanitaria, l’Esecutivo ha reputato di esercitare i più ampi poteri decisionali mediante decreti legge, consentendo al Presidente del Consiglio di intervenire direttamente mediante DPCM, strumento legittimato dal DL 6/2020 e dal successivo DL 19/2020, che esclude controlli di Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale.

"L’opportunità della proroga - spiega la Fondazione Gimbe deve basarsi su condizioni d’emergenza oppure su una loro "imminenza" che giustifichino la necessità di essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari". E per Gimbe e il suo presidente Nino Cartabellotta ora l'Italia non si trova in questa esigenza. 

Se da un lato la proroga lascerebbe alla Protezione Civile la possibilità di azioni rapide e flessibili, dall’altro la fondazione Gimbe rileva come:

  • la maggior parte delle misure per gestire la pandemia sono già state attuate;
  • le differenze regionali del quadro epidemiologico non giustificano uno stato di emergenza nazionale;
  • nel peggiore degli scenari eventuali criticità future possono essere gestite con strumenti legislativi che coinvolgono il Parlamento.

"Inoltre, dal punto di vista sanitario, il Ministro della Salute può disporre ordinanze urgenti, in materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria, con efficacia estesa all'intero territorio nazionale o a parte di esso (art. 32, L. 833/78). E lo stesso potere spetta al Presidente della Regione e al sindaco, con efficacia estesa rispettivamente alla Regione (o a parte di essa) e al Comune".

Infine, rileva ancora Gimbe "rispetto agli approvvigionamenti, per i quali la Protezione Civile ha avuto particolari poteri di intervento, il codice degli appalti già prevede l'aggiudicazione senza pubblicazione del bando di gara in casi connotati da urgenza (art. 63 D.Lgs 50/2016)".

Stato di emergenza, serve diagnosi tempestiva

L’OMS ha dichiarato la pandemia lo scorso 11 marzo: oggi, nonostante a livello mondiale il numero dei casi continui a crescere nel nostro Paese la curva epidemica si è ormai stabilizzata. Secondo Gimbe in numeri dell'epidemia in Italia sarà influenzata per lo più da focolai e casi di "rientro" da altri Paesi e in questa valutazione ottimistica bisogna tener conto di tre elementi:

  • l’Italia è stato il primo Paese, dopo la Cina, a sperimentare la pandemia;
  • i risultati sono stati ottenuti anche grazie ad un lockdown rigoroso e prolungato;
  • la stagione attuale è lontana dal picco dei virus respiratori (da ottobre ad aprile).

Gimbe ricorda che le criticità potrebbero emergere nella seconda parte dell’autunno, sia per la possibile risalita della curva dei contagi, potenzialmente influenzata anche dalla riapertura delle scuole, sia soprattutto per la convivenza della prossima stagione influenzale con il coronavirus. Tuttavia, fatta eccezione per la circolare del Ministero della Salute che raccomanda di potenziare la vaccinazione anti-influenzale, attualmente manca un piano per gestire l’enorme numero di pazienti con sintomi influenzali che sovraccaricheranno i servizi sanitari e che, in assenza di una diagnosi tempestiva, finiranno in quarantena con effetti imprevedibili sulle attività produttive.

In ogni caso, in assenza dell’effetto sorpresa, la probabilità di grandi emergenze ospedaliere è limitata e il servizio sanitario nazionale è stato adeguatamente potenziato per gestire una eventuale seconda ondata.

Stato di emergenza, rischioso calo d'attenzione

Come rileva ancora Gime in alcune persone - in particolar modo se psicologicamente fragili - la proroga potrebbe alimentare paure e preoccupazioni per la ripresa dell’epidemia e per le possibili nuove restrizioni a libertà e diritti.

"Tuttavia, in termini di sanità pubblica è più rischioso il progressivo calo di attenzione che sarebbe ulteriormente alimentato dalla mancata proroga dello stato di emergenza. Ecco perché è necessario accompagnare la decisione con una forte comunicazione pubblica per non consolidare ulteriormente il messaggio che 'ormai è tutto finito'".

"Le nostre analisi indipendenti – conclude Cartabellotta – suggeriscono che non è opportuno prorogare lo stato di emergenza, perché non esistono più condizioni sanitarie attuali o imminenti che lo giustifichino. Peraltro, l’uscita del Paese dallo stato di emergenza permetterebbe al Parlamento di riappropriarsi del suo ruolo legislativo". Il consiglio di Gimbe è quello di rivalutare tra qualche mese la necessità di un nuovo stato di emergenza.  

"Il Governo - conclude la Fondazione Gimbe - potrebbe rivalutare più avanti la necessità di uno stato di emergenza nazionale, in relazione all’andamento della curva dei contagi, alla capacità di gestione dell’epidemia e alla reale necessità di tutelare salute pubblica e libertà individuali con strumenti “più agili”. Peraltro, presentarsi agli appuntamenti elettorali di settembre sotto uno stato di emergenza nazionale, aumenterebbe le tensioni politiche e potrebbe influenzare i risultati delle consultazioni stesse".

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