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Martedì, 23 Aprile 2024
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Stato di emergenza Covid, "la proroga è inevitabile": cosa cambia per i cittadini

Il ministro Francesco Boccia a La Stampa: "Inutile trasformare ogni cosa in una polemica, non c'è nessun governatore contrario"

La proroga dello stato di emergenza è "inevitabile". Ad affermarlo, in un'intervista a "La Stampa",  è il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia precisando che in merito alla possibilità di nuove chiusure tra regioni "ora ipotizzare chiusure è sbagliato, certo dobbiamo lavorare sul rispetto rigoroso delle regole".

Stato di emergenza coronavirus, si va verso le proroga. Boccia: "Inevitabile"

Per quanto riguarda lo stato di emergenza, Boccia spiega: "Inutile trasformare ogni cosa in una polemica. Non dovrebbe esserci il dibattito. In una pandemia ci sono più fasi: la prima di pronto intervento e la seconda di gestione dell'emergenza e ora siamo in questa fase. Che prevede procedure accelerate per varie necessità. C'è un solo presidente di regione che vorrebbe l'interruzione della proroga dello stato di emergenza? Non c'è. Faremo una discussione in parlamento, ma mi pare inevitabile la proroga". 

Senza proroga secondo il ministro le conseguenze sarebbero funeste: "Ci sarebbe un problema delle procedure per potenziare le reti sanitarie, con il commissario che sta dando le deleghe ai governatori. Se interrompi lo stato di emergenza, blocchi i poteri straordinari che hanno i presidenti di regione. Non è difficile da capire. E lancio un appello: su questo, time out dalla propaganda, lo stato di emergenza non è la restrizione delle libertà individuali"

Ufficialmente lo stato di emergenza scade il 15 ottobre. Secondo le indiscrezioni uscite sull stampa, il governo potrebbe limitare la proroga a due mesi e mezzo, come avvenne l'ultima volta, arrivando quindi al 31 dicembre 2020. Nell'esecutivo però qualcuno pensa che anche la fine dell'anno potrebbe non bastare per dichiarare conclusa l'emergenza coronavirus. 

Proroga stato di emergenza coronavirus, le conseguenze per gli italiani

Sullo smart working, spiegava ieri "Il Sole 24 Ore" l'eventuale proroga, fino a fine anno, dello stato d’emergenza avrà impatti sulla disciplina semplificata, in vigore fino a metà ottobre, in deroga alla legge 81 del 2017, dettata proprio dalla necessità di prevenire possibili contagi in azienda.

A sancire un collegamento diretto tra allarme Covid-19 e smart working “più semplice” sono stati un pò tutti i provvedimenti emergenziali, in primi il decreto rilancio, che, all’articolo 90, ha previsto che la modalità di lavoro agile possa essere applicata dai datori di lavoro privati a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali, e ciò sino alla fine dello stato di emergenza (allora fissata al 31 luglio 2020) e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2020.

In assenza di interventi, dal 16 ottobre torna in vigore la legge 81, con la necessità, tra l’altro, di procedere ad accordi individuali per attivare il lavoro agile. 

Ma le ricadute potrebbero riguardare anche l’uso della mascherina. Il rinnovo dello stato di emergenza, infatti, non solo prorogherebbe le regole attuali che prevedono l’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi aperti al pubblico e all'aperto a partire dalle ore 18 e fino alle 6 del mattino in tutti quei luoghi dove è più facile la formazione di assembramenti come le piazze di ritrovo per la vita notturna. Ma potrebbe consentire, in caso di crescita dei contagi, di passare all'obbligo di indossare la mascherina all'aperto durante l'intero arco della giornata, sulla scia di quanto già deciso da Campania e Calabria. 

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