Il nuovo boom dei prezzi dopo lo stop all'accordo sul grano ucraino
Mentre in Europa si assiste al peggior raccolto dal 2007 la Russia non ha rinnovato il salvacondotto per le navi mercantili ucraine nel mar Nero: una nuova tempesta perfetta che rischia di arrivare sulle nostre tavole
Quotazioni dei cereali in rialzo dopo la mancata proroga dell'accordo sul grano ucraino, il salvacondotto assicurato dalla Russia alle navi mercantili che attraversano il mar Nero partendo dai porti ucraini. Come ha ufficializzato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, l'accordo che permetteva all'Ucraina di esportare il proprio grano in sicurezza non è stato rinnovato nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia. E i future del grano con consegna a settembre sono subito risaliti a 681,10 dollari al bushel, il contratto del mais con consegna a dicembre cresce dello 0,80% a 517,88 dollari al bushel.
Ma perché è fallito il nuovo accordo e quali saranno le conseguenze? Davvero senza la proroga dell'accordo sul grano ucraino "i prezzi in tutto il mondo aumenteranno di nuovo" come sostiene il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba? Siamo davvero di fronte ad una nuova crisi come ventilato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres che ha paventato che "milioni di persone pagheranno il prezzo per l'uscita della Russia dall'accordo sul grano".
Shock globale dopo il mancato accordo sul grano ucraino
Un dato di fatto è certo: i prezzi alimentari globali sono scesi del 20% dopo l'accordo dello scorso anno. Secondo l'analisi di Coldiretti verranno a mancare sui mercati mondiali ben 32,8 milioni di tonnellate di grano, mais e olio di girasole che sono partiti dai porti ucraini di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa sul Mar Nero nell'anno di attuazione dell'intesa. "Una decisione - sottolinea la Coldiretti - destinata a sconvolgere i mercati mondiali per il peso della produzione cerealicola dell'Ucraina. A beneficiare dell'accordo - precisa la Coldiretti - sono state nell'ordine la Cina (24%), la Spagna (18%), la Turchia (10%) e l'Italia (6%). Ma l'intesa è stata importante - sostiene la Coldiretti - anche per fronteggiare il pericolo carestia in ben quei 53 Paesi dove secondo l'Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione. Un pericolo quindi anche per la stabilità politica proprio mentre - conclude la Coldiretti - si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l'Italia". Una analisi condivisa da Oxfam secondo cui i Paesi ricchi si sono accaparrati l'80% del grano e dei cereali usciti dall'Ucraina, mentre agli Stati più poveri e colpiti dalla crisi alimentare è andato appena il 3%.
L'Europa rischia di restare senza grano?
A completare lo scenario il crollo della produzione europea di cereali: non solo in Spagna, Portogallo o Italia (fino a -60% rispetto al 2022), ma in tutta l'Ue a causa delle cattive condizioni meteo in tutta Europa. Si tratta forse del peggior raccolto dal 2007 e il 10% al di sotto della media degli ultimi 5 anni. Non solo: i preoccupanti numeri dei raccolti saranno accompagnati da un serio problema di qualità in molte regioni. Ecco perché lo stop all'accordo sul grano ucraino potrebbe essere una vera e propria tempesta perfetta sui prezzi di materie prime di vera sussistenza.
Ma perché è saltato il rinnovo dell'accordo? La Russia ha annunciato la sospensione dell'accordo ponendo come doverosa in cambio la riconnessione allo SWIFT della banca agricola russa Rosselkhozbank, alla revoca delle sanzioni sui pezzi di ricambio per le macchine agricole, allo sblocco della logistica dei trasporti e delle assicurazioni, allo sblocco dei beni e alla ripresa del gasdotto per l'ammoniaca Togliatti-OdesSa, esploso il 5 giugno.
Sabato l'ultima nave con cibo ucraino ha lasciato Odessa, mentre nuove navi non sono entrate nel Mar Nero dal 27 giugno. Ora è corsa contro il tempo per evitare una catastrofe alimentare: "Siamo già al lavoro per soluzioni alternative" fa sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il 24 luglio a Roma si terrà un vertice sulla sicurezza alimentare organizzato insieme alle Nazioni Unite.