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Martedì, 16 Aprile 2024
Vita quotidiana

Torneremo a stringerci la mano dopo il Covid?

L'infettivologo Bassetti: "Basta pugni e gomiti, ok darci la mano e abbracciarci". La stretta di mano fa parte della nostra natura, "del nostro DNA". Lo dice la storia. Ma potremmo non tornare più al classico saluto come aspettativa principale al momento di un incontro

Quando torneremo a stringerci la mano? "Io la mano la stringo e la do da 3 mesi, quindi spero e mi auguro che altri possano tornare a farlo. Basta pugni e gomiti" che per tutta la pandemia di Covid ci hanno costretto a una maggiore distanza l'uno dall'altro. "Vedo che il presidente Draghi qualche volta dà la mano e qualche volta il pugno, ma potrebbe riprendere il normale saluto che conosciamo, simbolo di contatto, fraternità e uguaglianza". Parola di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, rilancia la possibilità di tornare a salutarsi con la stretta di mano. "C'è un grosso paradosso", osserva: "Non diamo la mano, ma facciamo cose ben peggiori. Cerchiamo di tornare alla stretta di mano o all'abbraccio". Non la pensa così il presidente dell'Istituto superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro: "È ancora presto, vediamo come va la situazione", commentava qualche giorno fa.

La stretta di mano in passato non è sempre stata universalmente ben vista o incoraggiata: un centinaio di anni fa alcuni psicologi erano addiritttura convinti che semplici gesti come la stretta di mano potessero trasmettere malattie ai bambini e causare loro problemi psicologici in età adulta. Negli anni Venti del XX secolo, l'American Journal of Nursing pubblicò alcuni articoli che mettevano in guardia dalle strette di mano, ritenute veicoli di batteri, consigliando agli statunitensi di adottare l'usanza cinese di giungere le proprie mani in segno di saluto. Non ebbe successo quell'appello: la stretta di mano faceva e fa ormai parte della nostra cultura. Poi a marzo 2020 è cambiato tutto.

Dopo la fine della pandemia torneremo a stringerci la mano?

Dopo la fine della pandemia di coronavirus, torneremo a stringerci le mani o sarà un buon motivo per smettere di farlo per sempre? Anthony Fauci, l'immunologo in prima linea nella lotta al Covid negli Usa, lo scorso anno diceva: "A essere sincero, penso che non dovremmo tornare mai più a stringerci le mani", affermava lo scorso anno. "Non solo sarebbe un buon modo per prevenire i contagi da coronavirus, ma farebbe anche diminuire notevolmente i casi di influenza negli Stati Uniti". Laura Dudley, professoressa associata di psicologia applicata alla Northeastern University, spiega che "potremmo non tornare più alle strette di mano come aspettativa principale al momento di un incontro. Lo spettro di modi accettabili per interagire con un’altra persona è davvero aumentato, quindi ora se qualcuno si limita a salutare e rimane lontano, non pensiamo che sia una cosa strana".

L'usanza di stringere la mano secondo qualcuno sarebbe da far risalire all'Europa medievale, quando i cavalieri la utilizzavano per mostrare che erano disarmati e privi di intenzioni bellicose. In America è possibile che la popolarità della stretta di mano sia stata alimentata dai quaccheri nel XVIII secolo. Nel loro rifiuto delle gerarchie e classificazioni sociali, la stretta di mano era vista come una forma di saluto più democratica del comune inchino o del sollevare il cappello. Di sicuro da allora il mondo occidentale (e non solo) l'ha adottata come saluto standard, riconosciuto a tutte le latitudini. Sì, ci sono ovviamente altri modi per salutare: c'è il namastè indiano con le mani giunte, l'inchino all'orientale, il saluto con il gomito: nessuno di questi ha preso piede nella realtà italiana in sostituzione della stretta di mano.

Anche tribù "incontattate" stringevano le mani

La stretta di mano fa parte della natura umana, profondamente, radicalmente. Ci sono esempi chiari: alcune tribù "incontattate", ovvero gruppi umani che non avevano avuto contatti pacifici con nessun membro delle culture o delle società dominanti, stringevano la mano in segno di saluto, o comunque non lo ritenevano qualcosa di strano. Infatti esistono prove di strette di mano al primo contatto con un certo numero di tribù. C'è un filmato muto di una stretta di mano avvenuta nel 1928 in Nuova Guinea. Immortala Ivan Champion, un membro di una spedizione statunitense, e un uomo che è (presumibilmente) un membro di una tribù incontattata. E' il loro primo incontro, si stringono la mano.

Il divulgatore scientifico e naturalista britannico David Attenborough racconta una vicenda da lui vissuta in Nuova Guinea, nel 1957: si trovava in una situazione potenzialmente pericolosa con una tribù precedentemente incontattata. Lo avevano attaccato brandendo lance e coltelli e lui ha evitato che la situazione degenerasse semplicemente allungando la mano. Quella mano venne stretta e scossa. Il Guardian racconta come l'antropologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt descrisse l'incontro e la stretta di mano tra le tribù della Nuova Guinea che erano entrate in contatto con il mondo esterno solo sette mesi prima. Le tribù Kukukuku e Woitapmin gli confermarono che avevano sempre praticato la stretta di mano.

Quando diamo la mano a qualcun altro, chiunque esso sia, usciamo di fatto dalla nostra minima zona di comfort e ci esponiamo alla sua umanità (assumendoci dei rischi). Ma vivere in parte è rischiare, da sempre. L'impulso a farlo probabilmente proviene dal profondo del nostro DNA. Rinunciare al calore umano di questo gesto non è facile. Unica certezza: se dopo 20 mesi di pandemia siete ancora in imbarazzo a salutare qualcuno con impacciate gomitate, imbarazzate pacche sulla spalla o strani cenni con il capo, non siete soli.

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