Super green pass per tutti i lavoratori? Perché (forse) non se ne farà nulla
Mentre si attende tra 10-15 giorni il picco dell'ondata Omicron, il premier Mario Draghi preme per il certificato rafforzato per lavorare in qualsiasi settore (pubblico, privato, autonomi): ma ci sono scogli di vario tipo, e non sono dettagli marginali
Il premier Mario Draghi ha deciso, già da tempo, che la strada da percorrere è il Super green pass per lavorare ovunque (pubblico, privato, autonomi). Restano però da convincere parti della maggioranza che lo sostiene. Nel prossimo consiglio dei ministri la proposta sul tavolo non sarà quella dell'obbligo vaccinale esteso all’intera popolazione over 18 oppure over 21. Draghi, supportato dal ministro della Salute Roberto Speranza, preme per imporre il super green pass a tutti i lavoratori pubblici e privati. Anche a coloro che lavorano da casa. Si tratta - in pratica - del cosiddetto 2G, come l'hanno definito in Austria e Germania: è il certificato rilasciato a chi è vaccinato (geimpft) o è da poco guarito (genesen) dal Covid. In sintesi, non basterà più un tampone negativo per entrare nel luogo di lavoro. Il bollettino di ieri rilevava 68.052 nuovi casi su 445.321 tamponi molecolari e antigenici, 140 morti (domenica erano 133), con un sensibile aumento dei ricoveri nei reparti ordinari (+577) e nelle terapie intensive (+32). Non ci sarà in ogni caso nessuno slittamento nella riapertura delle scuole.
Super green pass per lavorare: cosa può cambiare
Perché si percorrerà questa strada? La scelta del 2G (vaccino obbligatorio sul lavoro) era stata, step dopo step, riservata a sanitari, forze dell’ordine e insegnanti; viene ritenuta "socialmente meno impattante rispetto all’obbligo generale - scrive Repubblica - e offre due vantaggi. Il primo: si ritiene che sia più facilmente digeribile dai No Vax meno ideologicizzati. Il secondo: supera il tema della sanzione. Nell’ipotesi dell’obbligo totale, a ben vedere, lo Stato deve farsi carico di sanzionare chi viola la disposizione mentre il cosiddetto modello 2G ha la sanzione incorporata, nel senso che i disobbedienti rischiano il posto di lavoro". Una parte di Lega e Movimento 5 Stelle non approvano la "nuova" linea Draghi, quindi bisognerà capire che tipo di compromesso politico si può raggiungere e cosa uscirà dal Consiglio dei Ministri. Non c'è nulla di ufficiale.
In Italia intanto potrebbe arrivare fra 5-10 giorni il picco di contagi dell'attuale ondata pandemica alimentata dalla variante Omicron: è quanto lascia presupporre la lieve frenata della curva dei positivi ai tamponi molecolari registrata negli ultimi quattro giorni, un trend da confermare con i dati dei prossimi 2-3 giorni e che potrebbe risentire fra due o tre settimane degli effetti della riapertura delle scuole e dello shopping per i saldi. I calcoli sono di Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
C'è stato un dato tra quelli giunti dall'Inghilterra, il primo grande paese europeo a essere colpito da Omicron, che avrebbe convinto il premier della necessità di agire: la nuova variante spinge al ricovero con una frequenza che si attesta tra la metà e un terzo della Delta. In altri termini: a parità di dosi di vaccino ricevute (o non ricevute), Omicron ospedalizza il 60% in meno di Delta. Il booster ha una copertura sulla variante dell’85% sui ricoveri gravi e del 65-70% sul contagio. Con una diffusione che corre a una velocità mai vista, è prevedibile un grave picco di positivi e di ospedalizzati durante gennaio: prima della fine di questa settimana si dovrebbe andare oltre quota 200 mila malati al giorno: le strutture sanitarie potrebbero ritrovarsi nuovamente in grossa difficoltà anche con una variante più mite, se il contaguo riguardeà contemporaneamente milioni di persone.
La Cgil chiedeva l'obbligo vaccinale
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, approva la strategia che si delinea all'orizzonte. Non solo, il maggiore sindacato italiano riteneva necessario l'obbligo vaccinale per tutta la popolazione: "È dal mese di agosto dello scorso anno che lo chiediamo! Pensiamo che si debba estendere l’obbligo a tutti i cittadini del nostro Paese - dice a Repubblica - La recrudescenza del virus impone al governo un’assunzione di responsabilità. Accanto alla quale va avviata un’iniziativa pubblica di informazione, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Non ci sono alternative al vaccino perché il virus riguarda tutti. I luoghi di lavoro, grazie ai protocolli che abbiamo firmato con il governo e le aziende, non sono risultati focolai della trasmissione del virus. Anzi: la trasmissione avviene fuori dai posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblici, nei luoghi affollati. Sinora il governo questa scelta non l’ha fatta".
Ci sono vari problemi, dalle sostituzioni alle sanzioni
C'è però un problema non da poco se il super green pass verrà imposto su tutti i luoghi di lavoro: cosa fare con i non vaccinati? Lasciarli a casa senza stipendio e trovare sostituti? Non è fattibile nel giro di pochi giorni. Per le piccole medie imprese di vari settori, finora il sistema con tamponi ha funzionato in molti casi per limitare i contagi. Per chi è sprovvisto del super green pass si applicherebbero le stesse sanzioni oggi previste per chi non possiede il green pass “semplice” (acquisibile anche con il tampone rapido ogni 48 ore), vale a dire sospensione da lavoro e retribuzione fino al 31 marzo, ma qui la trattativa è ancora in corso secondo il Sole 24 Ore. Così come si sta tentando di migliorare la norma sulle sostituzioni del personale assente, oggi limitate alle aziende con meno di 15 addetti (si starebbe ragionando su applicare la disposizione anche alle aziende oltre i 15 addetti). Dove è più complesso sostituire le competenze specialistiche mancanti, il lavoro non potrà che essere ripartito tra i presenti, che, mi permetta, subiranno una grave ingiustizia dovendo sobbarcarsi prestazioni aggiuntive.
La normativa sul green pass "normale" considera, chi non ce l’ha, come assente ingiustificato, con conseguente sospensione dal lavoro (dopo il quinto giorno di assenza) e lo stop alla retribuzione dal primo giorno di assenza (non ci sono invece conseguenze disciplinari e si mantiene il diritto alla conservazione del posto di lavoro, cioè non si può essere licenziati neppure per giustificato motivo). Con l’arrivo del super green pass si replicherebbe questo apparato sanzionatorio secondo il quotidiano di Confindustria.
E poi c'è ancora un altro punto. Se si impone l’obbligo vaccinale ai lavoratori, l'obbligo dev’essere esigibile subito. Ovvero, uno deve potersi vaccinare andando al primo hub o nel giro di pochi giorni. Non può imporsi un obbligo che non si sia in grado di far assolvere ovunque, senza troppe differenza da nord a sud. Si rischia il "collo di bottiglia" nei centri vaccinali: 18 milioni di persone si sono vaccinate nei primi 8 mesi del 2021, molte vorrebbero fare la terza dose per avere o mantenere il super green pass, ma le prenotazioni hanno tempi lunghi e ci sono troppe richieste: a fine agosto era vaccinato con doppia dose il 60 circa della popolazione totale. Ad oggi ha fatto la terza dose circa il 30% quindi entro febbraio dovrà essere fatta la terza dose al 30% della popolazione a cui il 1 febbraio scadrà il green pass. Potrebbe essere data una finestra di tot settimane per dare il tempo di vaccinarsi e in alcuni casi considerare valide anche solo le prenotazioni. Forse non ci sono abbastanza dosi per estendere già a gennaio il certificato rafforzato a tutti i lavoratori. Allo stesso tempo estenderlo solo quando si andrà verso la primavera, con contagi di nuovo - ci si augura - in calo, potrebbe avere poco senso.
Quanti sono i lavoratori non vaccinati?
Sono 2 milioni e mezzo i lavoratori non vaccinati. In pratica un addetto su 10 a fronte di una platea complessiva di 25 milioni di persone occupate nelle attività private, in tutta la pubblica amministrazione e nel lavoro autonomo.
"Questa discussione su green pass e obbligo vaccinale è durata fin troppo. Credo che sia ormai giunto il momento per il governo di assumersi le proprie responsabilità e prendere una decisione" dice alla Stampa Alberto Bombassei, presidente emerito e fondatore della Brembo, una multinazionale da 2,2 miliardi di fatturato nel settore dei freni per auto e moto (dove è leader mondiale), con 12 mila dipendenti, 30 stabilimenti in 15 Paesi e 5 centri di ricerca - Per entrare in fabbrica, negli uffici, nei posti di lavoro, bisogna essere vaccinati. Sono favorevole prima di tutto per il rispetto che meritano le nostre persone, la cui salute va salvaguardata. E poi per rispetto verso i nostri colleghi, che devono poter lavorare con serenità". Non sarebbe meglio tagliare la testa al toro e disporre per legge l'obbligo vaccinale per tutti? "Secondo me sarebbe un provvedimento estremamente difficile da attuare nel concreto. Meglio un obiettivo di target forse più basso, ma realizzabile nel concreto, come l'obbligo di vaccinazione per tutti i lavoratori", dice l'industriale.
Il green Pass rafforzato è certamente molto più semplice da applicare dell'obbligo vaccinale, per tutta una serie di ragioni di tipo giuridico e tecnico. In entrambi i casi sono comunque diversi i nodi da sciogliere. Il primo: l'eventuale nuovo obbligo deve valere subito per tutti i settori oppure si può immaginare una introduzione progressiva del nuovo regime a seconda delle attività? E ancora, i lavoratori sono tutti uguali, oppure occorre distinguere fra occupati e non occupati? Altra domanda: i lavoratori intermittenti, ovvero quelli che effettuano al massimo 400 giornate di lavoro in un triennio e che sono a disposione delle imprese "a chiamata", dovrebbero anche loro essere soggetti all'obbligo? Poi andrebbe definito tramite decreto se anche in questo caso il mancato rispetto del nuovo obbligo comporta o meno la sospensione dello stipendio. Non dettagli.
Super green pass per tutti i lavoratori dunque? Forse non se ne farà nulla, almeno non subito: tra divergenze nella maggioranza di governo e problemi pratici, gli ostacoli non mancano.