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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Super zona rossa nel week end e arancione scuro in tutta Italia: le ipotesi per Draghi sul lockdown nazionale

Le opzioni sul tavolo dell'esecutivo se i contagi saliranno. La decisione in arrivo entro venerdì 12 marzo. Oggi è in programma una riunione del Cts. Valutato anche l'anticipo del coprifuoco. Ma i presidenti di Regione e il centrodestra sono contrari alla stretta. In attesa del piano vaccini

Oggi il Comitato Tecnico Scientifico si riunirà per valutare nuove misure restrittive da proporre al governo Draghi dopo le proposte sulla super zona rossa e sul lockdown nazionale duro da imporre nel fine settimana circolate negli ultimi giorni. Il lockdown nazionale scatterà se i dati dei contagi dovessero superare la soglia dei 30mila al giorno e dopo il parere del Cts si riunirà la cabina di regia del governoper cominciare a prendere le decisioni visto che un intervento legislativo (un decreto legge o un Dpcm, ma più probabilmente il primo) potrebbe arrivare già entro venerdì 12 marzo con una modifica del Dpcm 2 marzo. Nel dettaglio, le misure allo studio sono la stretta e le chiusure nelle aree ad alto rischio, l'Italia in zona rossa nei week end come a Natale e l'anticipo del coprifuoco forse già alle 19. 

Super zona rossa nel week end e arancione scuro in tutta Italia: le ipotesi per Draghi sul lockdown nazionale

Aggiornamento ore 13,30: Una zona rossa nel week end in tutta Italia da decretare subito e non quando i contagi supereranno la soglia dei 250 casi ogni centomila abitanti: è questa la proposta che il Comitato Tecnico Scientifico ha fatto oggi al governo Draghi dopo la riunione d'urgenza di questa mattina convocata su richiesta dell'esecutivo. Il Cts ha anche precisato che la richiesta è stata fatta già a gennaio, quando in carica c'era il governo Conte Bis, ma è stata ignorata. Il Cts dice anche un no secco al lockdown nazionale ma anche la proposta di una zona gialla rafforzata con regole più rigide. C'è inoltre l'esigenza di ridurre l'incidenza per consentire un rapido contact tracing. Il Cts quindi chiede di restringere le regole oltre il Dpcm 2 marzo e ne servirebbe la modifica. 

L'Italia intanto supera i 100mila morti dall'inizio della pandemia e le varianti del virus spingono verso l'alto la curva dei contagi e riportano in sofferenza gli ospedali, con le terapie intensive di 11 regioni già sopra la soglia critica del 30% mentre il bollettino della Protezione Civile di ieri riportava 13902 contagi e un tasso di positività stabile al 7,4%. Le ipotesi sono delle chiusure generalizzate nei weekend, delle zone rosse più severe, come fu a Codogno nella prima ondata, e il criterio di 250 casi ogni 100 mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa. Si attende anche il Report #43 dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, visto che con il nuovo monitoraggio la maggior parte delle regioni finirà in fascia rossa e arancione (in giallo potrebbero rimanere solo Sardegna, Sicilia e forse Valle d'Aosta e Liguria) e dunque scatteranno le misure più restrittive, con la chiusura dei ristoranti anche a pranzo, in arancio, e dei negozi, in rosso. Secondo le indiscrezioni le proposte sul tavolo del Cts sono le seguenti, ma il governo potrebbe anche orientarsi verso la zona arancione scuro in tutta Italia nei feriali e la zona rossa nei festivi

  • chiusure generalizzate nei fine settimana;
  • zone rosse più rigide (con una super zona rossa in arrivo);
  • il criterio di 250 casi ogni 100mila abitanti per entrare automaticamente in zona rossa

E mentre a Firenze il consigliere comunale della Lega a Palazzo Vecchio Andrea Asciuti, con una comunicazione in consiglio ha annunciato un digiuno (di appena 24 ore) contro il lockdown (""Per dare un segnale forte, ho deciso di compiere un gesto simbolico: un digiuno a pane e acqua, per 24 ore, sabato 13 marzo dalle ore 12 alle ore 12 del giorno dopo, accanto a Palazzo Vecchio, il palazzo del potere che sono abituato a frequentare in quanto consigliere comunale. Un gesto con valore propositivo: si può e si deve riaprire con sicurezza. Sì alla salute e sì all'economia, basta con le false contrapposizioni") Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano, sentito dall'Adnkronos Salute auspica un lockdown nazionale di due mesi:  "Confido che la vaccinazione si potrà realmente attuare su grande scala nel prossimo futuro. Però dobbiamo a mio avviso stringere i denti per uno o due mesi, durante i quali è necessario adottare nuove restrizioni" per contenere la diffusione del coronavirus Sars-CoV-2 e delle sue varianti. Il Mattino scrive che le ipotesi attualmente in campo sono tre: 

  • l'incremento delle zone rosse e delle loro limitazioni (fino alla cosiddetta super zona rossa) con la velocizzazione dei parametri per cambiare colore alle regioni: non appena il parametro dei contagi su 100mila abitanti supera una certa soglia si approda nelle aree a maggiori restrizioni in automatico;
  • l'Italia in super zona rossa nei week end come a Natale: si pensa in questa ottica anche di aumentare la velocità di vaccinazione nelle aree più colpite sospendendola in quelle aree dove i numeri lo consentono;
  • l'anticipo del coprifuoco già alle ore 19: il nuovo Dpcm 2 marzo affida ai sindaci la facoltà di intervenire nelle aree a rischio ma ora si impone la necessità di uniformare le regole su tutto il territorio nazionale in vista del lockdown duro.

Ancora limitazioni, dunque, ma quali? "Un lockdown duro forse sarebbe più rapido - osserva l'esperto - ma difficile da accettare. Credo quindi nell'opportunità di una mediazione politica, con ritocchi tipo il Lockdown nel weekend, un anticipo del coprifuoco e chiusure dei centri commerciali dove anche le scuole sono chiuse, per evitare assembramenti". Anche il Fatto Quotidiano scrive che chiusure e restrizioni decise dai governatori potrebbero anticipare un nuovo intervento del governo a livello nazionale già entro la fine della settimana: "le ipotesi vanno dall ’anticipo del coprifuoco notturno, che ora scatta dalle 22 fino alle 5, fino ad una stretta sul modello di Natale, una chiusura totale nei weekend, mentre c’è tensione all’interno della stessa maggioranza sulla misura più drastica, il lockdown nazionale e generalizzato". Ieri intanto sull'ipotesi lockdown duro si è fatto sentire anche Matteo Salvini: "Se è per una megaoperazione di messa in salute e in sicurezza perché no. Ma chiudere adesso senza i vaccini temo che non serva a niente e a nessuno". 

Super zona rossa nazionale per tre settimane: come funziona l'ipotesi di lockdown duro del governo Draghi e del ministro Speranza

Draghi e il lockdown duro nazionale in arrivo 

Repubblica scrive oggi che il parere del Cts sulla situazione dell'epidemia a livello nazionale dovrebbe arrivare oggi stesso: fotograferà la diffusione del virus e cercherà di rispondere a una domanda: servono nuove misure? Qualcosa andrà fatto, dovrebbero sostenere gli scienziati. Soprattutto se il contagio nazionale dovesse superare una soglia critica, che potrebbe essere indicata attorno ai trentamila casi giornalieri. Appena ricevuto il responso, l'esecutivo farà il punto su eventuali nuovi interventi. Prima con la cabina di regia. Poi, nelle ore successive, con un vertice tra Mario Draghi e i capi delegazione di maggioranza.

Le opzioni sono sempre le stesse, se si stabilirà di agire, e ruotano attorno al lockdown nazionale. Molto dipenderà dai dati delle prossime 48 ore. Ma è possibile che alla fine si decreti un arancione scurissimo (o rosso) per i feriali, accompagnato dal rosso nei festivi.

Il presidente del Consiglio in queste settimane ha già varato un decreto legge e un Dpcm per restringere le misure mentre ha messo al lavoro una nuova cabina di regia sull'emergenza. Ma nel suo governo, come in quello di Giuseppe Conte, si scontrano ancora una volta aperturisti e rigoristi: questi ultimi nell'esecutivo sono aumentati con l'entrata del centrodestra e per questo Draghi si mostra prudente, scrive l'agenzia di stampa Ansa, con i suoi interlocutori sulle misure dal prendere: saranno non decisioni politiche ma i dati e l'algoritmo scientifico che li combina, a definire le chiusure. Il progressivo aumento di zone arancioni e rosse è già un dato di fatto: da qui a Pasqua, il "rosso" potrebbe estendersi a quasi tutta Italia. Se si dovrà intervenire ancora lo diranno il monitoraggio e gli scienziati. Oggi il confronto è tra chi, da destra, vuole evitare nuove strette nazionali e chi, da sinistra, spinge almeno per interventi come lo stop ai centri commerciali dove sono chiuse le scuole, maggiori strette - simili a lockdown - nei weekend o un anticipo del coprifuoco alle 18 o alle 20. 

Anche tra i presidenti di Regione non c'è una linea condivisa. Giovanni Toti, governatore della Liguria, si dice " totalmente e fermamente contrario all'ipotesi di chiusura generalizzata dell'intero territorio nazionale. Oltre ad essere dannosissima dopo un anno di paralisi economica, ma anche sociale e culturale del Paese, non credo farebbe né il bene sul fronte del contenimento della pandemia, né di un Paese che è ridotto ormai allo stremo". Secondo Toti "è inutile prendersela con i cittadini che vanno a fare due passi sul lungomare, dopo che è un anno che teniamo chiusi i giovani e i meno giovani nelle loro case, che sono diventati appendici di qualche computer e telefonino - prosegue il governatore- serve un modello come la Liguria: misure, anche rigorose, talvolta molto dolorose, come chiudere i ristoranti durante il festival di Sanremo, ma mirate dove le curve pandemiche ci dicono che bisogna intervenire". Toti ricorda che in Liguria "abbiamo chiuso le scuole superiori perché la curva del contagio ci diceva che tra i 14 e i 19 anni l'incidenza è cresciuta più di due volte rispetto alle altre fasce d'età. Abbiamo chiuso i distretti sanitari 1-2 del ponente ligure perché la curva incideva assai di più, vista la vicinanza con la Francia. Questo ci ha consentito di restare l'unica regione gialla del nord Italia. Credo che queste siano le misure che il governo deve prendere, sempre più specifiche, mirate e coerenti a quello che ci dice la curva pandemica". 

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio invece pronostica il picco per fine mese: "Stiamo entrando nella terza ondata del Covid. Secondo i dati scientifici che abbiamo, il picco lo avremo a fine mese. Questo inevitabilmente ci spinge a misure più restrittive per cercare di fermare il trend dei contagi", dice in un'intervista a 'Avvenire', in cui ricorda che "il ministro Speranza ha chiarito che il piano vaccinale avrà una forte accelerazione: entro l'estate tutti gli italiani che lo vorranno saranno vaccinati". "È evidente che da questo punto di vista bisogna dare di più ma soprattutto sul piano europeo", aggiunge il titolare della Farnesina. Intanto il decreto sostegni che dovrebbe essere approvato in settimana promette i congedi parentali covid e i bonus baby sitter anche per le scuole. 

La super zona rossa nazionale e il lockdown di settimane o mesi 

L'opzione di anticipare il coprifuoco alle 19 o alle 20 e quella di portare tutta l'Italia in zona rossa nei week end sono ancora sul tavolo del governo. Si tratta di misure mitigatorie, che potrebbero aiutare a contenere un'ondata se questa davvero alla fine sarà meno virulenta di come si prepara. Di certo anche negli altri stati europei la terza ondata si è presentata con questi dati prima di esplodere. Intanto un sondaggio di Ipsos pubblicato sabato scorso dal Corriere della Sera e illustrato da Nando Pagnoncelli dice che c'è preoccupazione tra i cittadini sui provvedimenti per contenere il contagio: il 44% preferirebbe un lockdown duro, di durata limitata, ma esteso uniformemente in tutto il Paese; il 30% ritiene opportuno continuare con le restrizioni attuali, mentre il 14% vorrebbe un allentamento delle misure. La prima opzione ha fatto registrare un aumento di ben 10 punti in sole due settimane e risulta più auspicata tra le persone meno giovani e le casalinghe, nonché fra gli elettori di Pd (60%) e M5S (50%). Nel centrodestra, pur prevalendo il consenso per provvedimenti più restrittivi, le opinioni sono più divise. Tra i leghisti il 18% chiede un allentamento. 

Intanto si moltiplicano le zone rosse e arancione scuro locali. Da oggi Frosinone è in zona rossa mentre lo saranno da mercoledì le province di Pesaro Urbino e Fermo, che si aggiungono a quelle di Ancona e Macerata e portano quasi tutte le Marche in rosso, e Viareggio. Il Piemonte attenderà invece venerdì. "Ci avviciniamo ai 250 casi ogni 100mila abitanti, il passaggio è molto probabile, un rischio piuttosto concreto", dice l'assessore alla Sanità Luigi Icardi. In Emilia-Romagna, una delle regioni più in difficoltà, dopo l'intera Romagna, Modena e Bologna in rosso potrebbe finire anche le province di Ferrara e di Parma, mentre in Veneto per il momento non cambierà nulla anche se tre province - Padova, Treviso e Verona - sono in sofferenza. Come la Campania: per volontà del governatore Vincenzo De Luca la regione è già rossa, ma ha un rapporto positivi tamponi al 14,4%, il doppio del valore nazionale. La Stampa intanto scrive che una zona rossa più o meno generalizzata avrebbe l’indubbio vantaggio di facilitare la vaccinazione di massa:

I numeri di ieri fanno sperare in un raffreddamento della crescita dei casi, ma gli esperti del Cts hanno comunque tracciato la linea dei 30 mila casi oltre la quale entrerebbero in vigore le misure. Sicuramente scatterebbe la nuova regola che, indipendentemente dall’Rt, spedisce in rosso le regioni che superano i 250 casi a settimana ogni 100mila abitanti. Con i numeri di oggi andrebbero in lockdown Emilia, Abruzzo, Marche e Trentino. Venerdì chissà chi altro.

Intanto a dare un colpo di acceleratore alla campagna vaccinale arriva la carica dei 269 mila infermieri professionali dipendenti di Asl e ospe dali, che sono ronti a immunizzare 45 milioni di italiani, ossia a tagliare il traguardo dell’immunità di gregge solo in un mese e mezzo, se ci fossero da subito tutti i vaccini acquistati sulla carta dell’Europa. Vaccini che, però, inizieranno ad arrivare in dosi massicce a partire da aprile, quando verranno implementati gli invii di quelli già approvati e si aggiungeranno 30 milioni di dosi di Johnson&Johnson, che giovedì dovrebbe ricevere il via libera dell’Ema (Agenzia europea del farmaco).

Intanto a Bolzano è stato individuato il primo caso di variante sudafricana del coronavirus e in Alto Adige si pensa a prolungare il lockdown duro oltre domenica 14 marzo. L'Alto Adige è in lockdown da lunedì 8 febbraio e la misura potrebbe proseguire fino al 28 marzo. In provincia i casi di variante sudafricana complessivamente accertati salgono a 58.

Draghi chiude tutto? Le ipotesi sul lockdown duro

Secondo il Corriere della Sera il nuovo Dpcm 2 marzo verrà modificato e la stretta verrà varata già nel prossimo fine settimana: un nuovo lockdown che dovrà fermare la circolazione dei cittadini nel week end. 

In questo caso la scelta dovrà però essere politica perché prevede la chiusura dei negozi e soprattutto di bar e ristoranti anche in fascia gialla, mentre adesso è possibile tenere i locali pubblici aperti fino alle 18. Se il governo varerà questa modifica, il sabato e la domenica saranno consentiti soltanto l’asporto e la consegna a domicilio di cibi e bevande. E sarà confermato il divieto di consumarli all’aperto e nelle adiacenze dei locali.

Le ipotesi sul lockdown duro vedono sul tavolo anche il Modello Codogno: in tutti i comuni in cui viene decretata la zona rossa bisognerà stringere sulla facoltà di uscire di casa (soltanto per comprovate esigenze, ovvero motivi di lavoro, salute o estrema necessità e urgenza), la chiusura tassativa di tutte le attività non essenziali e l'ampliamento del lockdown ìai comuni limitrofi anche se non hanno un'incidenza dei casi altrettanto elevata. La chiusura dei negozi e quindi dei centri commerciali arriverà nelle zone in cui vengono chiuse le scuole, per dare agli studenti meno possibilità di assembramenti. Un vero e proprio lockdown duro dovrebbe invece arrivare nel fine settimane: prevede la chiusura di negozi, bar e ristoranti anche in zona gialla (non più chiusura alle 18). Il Corriere della Sera scrive che se il governo varerà questa modifica, il sabato e la domenica saranno consentiti soltanto l'asporto e la consegna a domicilio di cibi e bevande. E sarà confermato il divieto di consumarli all'aperto e nelle adiacenze dei locali. Possibili modifiche sono allo studio anche per le attività:

La chiusura dei grandi magazzini e dei centri commerciali, ma anche di alcuni negozi, potrebbe scattare in tutte quelle regioni — anche in fascia gialla e arancione — dove si prevede la chiusura delle scuole. In questa situazione di alto rischio torna in discussione anche la scadenza — già fissata per il 27 marzo — per la riapertura di cinema e teatri.

La decisione sarà presa dopo il 20 marzo, quando si valuterà se le altre misure hanno funzionato. Il Mattino intanto scrive oggi che l'indice di contagio Rt dovrebbe essere arrivato a 1,2-1,3: quello di regioni come il Lazio e il Veneto ha superato la soglia di uno, oltre la quale scatta la zona arancione. E sempre La Stampa fa i calcoli di quanto tempo servirà per raggiungere l'immunità di gregge:

Da quanto già cronometrato sul campo, ogni professionista in un’ora riesce a somministrare almeno sei dosi. Questo vuol dire che ogni giorno avremmo un milione e 76 mila somministrazioni che in 41, massimo 45 giorni consentirebbero di raggiungere l’agognata immunità di gregge. E con un costo persino inferiore ai 346 milioni già stanziati dal decreto sostegno per pagare i medici di famiglia recalcitranti. Con 50 euro l’ora lordi, non si andrebbe oltre i 160 milioni di spesa.

Numeri che hanno positivamente colpito ministri, commissario e Protezione civile, che una mano l’hanno ricevuta ieri dalla circolare firmata dal direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. E Carlo Signorelli, professore di Igiene al San Raffaele, spiega come tenere a distanza le varianti del virus in un'intervista rilasciata a Repubblica: "Dobbiamo allontanarci ancora di più l'uno dall'altro. Due metri sono meglio di uno. Non è un valore tassativo, anche un metro e mezzo può essere sufficiente. L’importante è sapere che maggiore è la distanza, minore la quantità di virus con cui potremmo entrare in contatto. Un solo metro, con una variante così contagiosa in giro, rischia di non bastare". E le mascherine? "Le Ffp2 sono mascherine professionali pensate per chi lavora accanto a pazienti infetti. Usarle nella vita di tutti i giorni non è necessario. Consiglierei invece il passaggio dalle mascherine di comunità a quelle chirurgiche. Le prime non hanno alcun tipo di certificazione. Possono avere i livelli di protezione più vari. Le chirurgiche invece hanno standard validati. Almeno sui mezzi pubblici, nei negozi e negli spazi chiusi frequentati mi affiderei a loro. Sono ottimi strumenti di protezione, se ben indossate coprendo anche il naso. Non a caso sono state rese obbligatorie da subito sui voli aerei". 

Cos’è questa storia del Dpcm modificato e delle nuove zone rosse per evitare il lockdown nazionale

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