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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Ambiente e polemiche

Perché l'Abruzzo ha tagliato migliaia di ettari del parco del Velino

Troppi vincoli, eccessiva presenza di cinghiali: la giunta di centrodestra ha accolto la richiesta di alcuni sindaci riducendo il perimetro dell'area protetta. Per opposizioni e associazioni ambientaliste la legge darà il via libera a caccia e disboscamento

Il Parco regionale Sirente-Velino non sarà più lo stesso. Lo scorso martedì il consiglio regionale della Regione Abruzzo ha approvato a maggioranza una proposta di legge presentata dalla giunta di centrodestra che prevede la riduzione del perimetro del parco per venire incontro alla richieste di alcune amministrazioni comunali che avevano chiesto di uscire dall'area protetta. Un taglio di oltre 10mila ettari denunciano le associazioni ambientaliste, solo 6.500 ribatte l'assessore regionale della Regione Abruzzo con delega ai Parchi e vicepresidente della Giunta, Emanuele Imprudente (Lega), estensore della legge diventata ora un caso nazionale.

"L'Abruzzo da ieri è più povero" si legge in una nota diffusa da 12 associazioni, tra cui il WWF, in cui si contesta alla giunta di aver preso una decisione "non supportata da alcuna evidenza scientifica o di approfondimento ecologico o anche solo economico". "Per accontentare l'elenchetto di richieste di alcuni sindaci del territorio, motivate solo da interessi municipalistici e contrastanti con la sopravvivenza di specie protette quali camoscio, orso, lupo, aquila e tante altre, si è inferto questo grave colpo alla natura abruzzese che si ricorda essere patrimonio di tutti. Le ragioni del taglio sono state basate esclusivamente su datate richieste di alcuni enti locali, ma l'area protetta in questione è un parco regionale che è stato istituito e perimetrato dall'intera Regione e che con fondi pubblici regionali - e non comunali - è stato finanziato fin dalla sua nascita".

Cosa prevede la legge e perché il perimetro del parco è stato ridotto

Per scongiurare il taglio le sigle ambientaliste si erano attivate anche con una petizione firmata da oltre 124mila persone e promosse da importanti esponenti della cultura. Nulla da fare. Alla fine il taglio c'è stato. Tra le polemiche. Nonostante le polemiche. Ma perché il centrodestra ha voluto ridurre il perimetro dell'unico parco gestito dalla Regione? Nella legge viene spiegato che la riperimtrazione si era resa necessaria "a seguito delle mutate situazioni socio-economiche del territorio, dell'emergenza dei danni da fauna selvativa (soprattutto cinghiali) che hanno generato situazioni di conflitto e rilevanti problemi agli imprenditori agricoli e delle difficoltà connesse alla ricostruzione post-terremoto che trova rallentamenti procedurali legati alla presenza dei centri abitati all'interno del perimetro del parco".

Tant'è che negli scorsi alcuni sindaci del territorio, certamente non tutti, avevano chiesto di non essere più ricompresi nel parco lamentando la mancanza di investimenti, "il peso dei vincoli, con i limiti imposti nell'attività edilizia e quelli che derivano dalla semplice appartenenza ad un'area protetta, con l'eccessivo proliferare della fauna selvatica che, con particolare riferimento alla presenza di cinghiali, costituisce un grave pericolo alle persone e alla loro incolumità, causando altresì numerosi danni economici agli agricoltori". Insomma, per alcuni sindaci della zona il parco si sarebbe trasformato in un freno allo sviluppo. E lo stesso Imprudente, difendendo la legge in consiglio regionale, ha invitato i consiglieri di opposizione "a farsi un giro nei comuni ricadenti nel territorio e capire cosa significa vivere nel parco in quelle condizioni... questo parco non ha mai funzionato, è un parco che è rimasto sempre in un limbo". Giorgio Fedeli del M5S ha invece parlato di una decisiona ideologica che strizza l'occhio "a chi vuole disboscare e a chi vuole cacciare senza troppi limiti", mentre il consigliere PD Pierpaolo Petrucci ha definito la legge "retrograda e antistorica nel momento in cui si va verso la transizione ecologica" segnalando il fatto che molti comuni hanno invece voluto restare dentro il parco. 

La versione dell'Assessore che ha voluto la legge

L'Assessore Imprudente ha respinto al mittente tutte le critiche. Il taglio è di circa 6.500 ettari di "territorio che non ha un valore ambientale di particolare pregio", ma soprattutto la legge regionale con cui sono stati ridefiniti i confini del Parco regionale Sirente-Velino è lo strumento con cui "a breve si uscirà dal commissariamento che dura da sette anni" e una norma che ha come presupposto "la tutela e la conservazione sono valori fondanti su cui non si può retrocedere". Il leghista ha quindi difeso la creazione del Comitato tecnico scientifico consultivo di cui faranno parte tutti i portatori di interesse e che ha come obiettivo quello di creare "un modello gestionale funzionante che può far crescere questo parco regionale. Sono state istituite per la prima volta - ha sottolineato- le Guardie Parco; i revisori dei conti passano da uno a tre e i componenti del Cda da 11 a 7 con la retribuzione che sarà il gettone di presenza". 

Il governatore Marsilio: "Nessuna lezione dai radical chic che vivono ai Parioli"

Il presidente della Regione Marsilio non le ha mandate a dire: "Non mi metto contro i cittadini che vivono in montagna. Perché la presunzione di qualche borghese radical chic che vive nei salotti dei Parioli di dire a chi vive sul Velino come deve vivere, se può fare una staccionata o se deve adibire a pascolo un terreno o no, la respingo. Dopo troppi anni di blocco in cui per pregiudizio non si rispondeva a questi Comuni e questi cittadini che chiedevano una perimetraione diversa, noi lo abbiamo fatto. Questo è l'atteggiamento con cui abbiamo affrontato la situazione del Velino-Sirente: collaborazione e rispetto delle popolazioni locali".
Da una parte il centrodestra, dall'altra Pd, 5 Stelle e associazioni ambientaliste che contestano la legge e gridano allo scandalo accusando la giunta di aver di aver drasticamente ridotto il perimetro del parco per dare il via libera a caccia e disboscamento.

Il caso del Velino arriva in Parlamento

Per il WWF le motivazioni alla base del provvedimento sono risibili e oltretutto non tutti i vincoli cadranno (si tratta di aree che resteranno comunque in parte tutelate dalle leggi in difesa del patrimonio paesaggistico), mentre invece "molti altri vantaggi, come i rimborsi dai danni da fauna selvatica fuori dal Parco seguiranno procedure meno snelle e più lunghe". L'associazione denuncia inoltre il fatto che fuori dall'area protetta siano stati tenuti fuorti "importanti corridoi faunistici per specie protette come l'Orso bruno marsicano, specie simbolo della nostra Regione, per la quale continuano a essere investite cospicue risorse sul territorio". Infine, si chiede il WWF in un altro post, che dire "della nuova governance del Parco, tutta nelle mani dei sindaci? Il Parco non è più un'area protetta regionale, ma viene trasformato in una specie di comunità montana nella quale non si capisce chi dovrà occuparsi dei valori ambientali che il Parco è chiamato istituzionalmente a tutelare". 

La vicenda è approdata anche in Parlamento con l'annuncio di un'interrogazione depositata dall'esponente M5s, Patrizia Terzoni, con cui la deputata ha chiesto al Governo di impugnare il testo davanti alla Corte Costituzionale, stessa richiesta avanzata da Legambiente Abruzzo al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Sul caso è intervenuto anche  il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, chiedendo in un'interrogazione "quali iniziative il governo intende assumere, compresa la proposta al Consiglio dei ministri dell'impugnazione della legge regionale dell'Abruzzo 'Nuova disciplina del Parco naturale regionale Sirente Velino e revisione dei confini' che riduce di ben oltre 10.000 ettari l'unico Parco regionale, da anni commissariato, della Regione Abruzzo". Le polemiche continuano.

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