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Giovedì, 18 Aprile 2024
Covid-19 / Italia

Perché un tampone negativo non basta per trascorrere il Natale in famiglia

Sottoporsi al test e risultare negativi potrebbe non evitare la nascita di focolai. Dipende dal tipo di tampone scelto e da quando viene effettuato. Mascherine e distanziamento l'unica soluzione

Molte persone sono convinte che sottoporsi al tampone prima del cenone di Natale o di Capodanno possa permettere loro di trascorrere le feste tranquillamente con i propri familiari. Ma è davvero così? Basta che il tampone sia negativo per stare tranquilli? La risposta purtroppo è no. Ci sono diversi motivi per cui il solo tampone negativo non basta. Per prima cosa il tampone rappresenta la fotografia esatta del momento in cui viene realizzato. Se risulta negativo, significa che nel momento in cui è stato realizzato il soggetto è negativo. Questo però non mette a riparo il soggetto da problemi. Per prima cosa la persona è negativa nel momento in cui l'ha effettuato, ma questo non significa che possa contrarlo subito dopo le analisi. Il tampone rappresenta un'istantanea nel tempo scattata nel momento del test. Il risultato si riferisce solo ed esclusivamente a quel momento.

La carica virale e il tipo di tampone 

C'è poi da considerare la carica virale. Se si effettua il tampone nel momento in cui la carica virale è ancora bassa e il virus sta incubando, il test potrebbe risultare negativo ma il virus “emergere” pochi giorni successivi facendo diventare il soggetto pericoloso per gli altri. Stesso problema se il tampone non riesce a intercettare il virus. L'affidabilità dello strumento diagnostico non è comunque al 100%. Questo dipende anche dal tipo di test che viene effettuato. Solitamente il test realizzato con la tecnica chiamata reazione a catena della polimerasi, o P.C.R., possono rilevare il virus quando è presente anche a livelli molto bassi. Per ottenere i risultati di questo test è però necessario attendere anche due giorni e questo lascia esposti per questo periodo. Il risultato potrebbe essere già “vecchio” quando arriva. Esistono poi anche i test antigenici che sono più veloci e meno costosi. Il problema è che però hanno un'affidabilità all'80% e non sono molto affidabili con carica virale molto bassa. Il virus ha bisogno di giorni per accumulare carica all'interno del corpo dell'ospite. Inoltre ne servono altri, a volte anche una settimana per l'apparizione di sintomi. Fino ad allora comunque l'ospite del virus è contagioso per gli altri.

Mascherine e distanziamento: l'unica soluzione 

Un modo per ridurre la possibilità che chi è negativo possa risultare positivo dopo qualche giorno è ripetere il test a breve distanza nel tempo. È il caso del protocollo utilizzato per esempio in Serie A dove i calciatori vengono sottoposti a più tamponi durante la settimana. Questo però non ha evitato il contagio all'interno delle squadre e addirittura la nascita di veri e propri piccoli focolai negli spogliatoi. Di fatto il tampone rappresenta uno strumento diagnostico molto efficace per isolare i positivi dai negativi. Sostanzialmente serve a questo, scoprire positivi e fare in modo che restino a casa in isolamento ed evitino i contatti con gli altri. Ma per bloccare la diffusione del virus sono fondamentali altri strumenti come il distanziamento sociale e l'utilizzo delle mascherine. Il fatto di non avere, di fatto, certezze rispetto al fatto che tutti siano negativi in un determinato momento è fondamentale il distanziamento sociale, l'utilizzo delle mascherine ed evitare assembramenti all'interno di luoghi chiusi per un periodo di tempo non limitato.

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