Perché i tamponi rapidi sono poco affidabili
La modalità di prelievo è la stessa del test molecolare, ma non vengono cercati e individuati i geni del virus bensì le sue proteine (antigeni). È uno strumento utile soprattutto per le indagini di screening e laddove servano in poco tempo indicazioni per le azioni di controllo. Ma...
Utili in contesti particolari, ma non sempre attendibili. Con il forte aumento dei contagi che sta attraversando l'Italia, complice la variante Omicron, si è riacceso il dibattito sull'affidabilità dei test antigenici. I profili di criticità sono diversi. I tamponi rapidi eseguiti da personale esperto, per esempio in farmacia, possono dare una certa percentuale di falsi negativi. Un margine di errore che aumenta con i dispositivi fai da te da usare a casa. Eppure molti italiani si sono sottoposti a tampone rapido nei giorni precedenti al Natale. E allora è lecito chiedersi: è opportuno affidarsi ai tamponi rapidi per l'attività di tracciamento dei contagi? Quando e perché si rischiano risultati falsi negativi? Proviamo a fare un po' di chiarezza.
Molti dei test effettuati e segnalati nei bollettini quotidiani sull'andamento dell'epidemia sono appunto rapidi, detti anche antigenici. Permettono di ottenere un risultato entro 15 minuti circa dal prelievo di secrezioni di chi vi si sottopone e sono disponibili anche in farmacia al prezzo medio di 15 euro, molto inferiore rispetto ai tamponi molecolari. Molti esponenti della comunità scientifica sottolineano come con i tamponi antigenici si corre il rischio di ricevere un esito falsamente negativo, ipotesi quasi nulla quando ci si sottopone a un test molecolare.
Anche se in generale restano comunque utili, la loro affidabilità nel rilevare le tracce di coronavirus presenti nell'organismo si aggira intorno al 70%. Meno sensibili dei molecolari, il loro utilizzo è segnato da un limite oggettivo legato soprattutto alla metodica, perché sono diffusi soprattutto in attività di screening (gli esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia di popolazione).
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Come funzionano? I test rapidi permettono di tracciare la presenza di alcune componenti del coronavirus (gli antigeni) mediante tampone nasale o in bocca. I test molecolari, il cui risultato può arrivare in un lasso di tempo compreso tra le 24 e le 72 ore, evidenziano invece la presenza del materiale genetico (Rna) del virus. Questo viene trattato in appositi laboratori con reagenti chimici che, amplificando il materiale presente sul tampone, rendono più facile individuare le tracce dell'infezione.
Il problema dei falsi negativi con i tamponi rapidi
I motivi per cui i tamponi antigenici possono avere risultati falsi negativi sono diversi. Se nei primi giorni dell'infezione potrebbero non rilevare la presenza del coronavirus, non è sicuro che riescano a individuarla nemmeno in seguito, soprattutto in caso di positivi asintomatici. La carica virale nell'organismo aumenta significativamente tra le 48 e le 72 ore successive all'inizio dell'infezione. Spesso i tamponi rapidi vengono effettuati appena si ha avuto notizia di un contatto con un possibile positivo. Questo rende alta la probabilità di un risultato falso. Sarebbe più indicato sottoporsi a test antigenico dai tre ai quattro giorni successivi al contatto.
La minore affidabilità dei risultati dei test rapidi potrebbe inoltre essere legata alla loro capacità di rilevare le varianti del coronavirus. A sottolineare come non ci siano certezze che i tamponi rapidi siano effettivamente in grado di rilevare la variante Omicron è stato il Comitato di sicurezza pubblica dell'Unione europea, in particolare per quanto riguarda i tamponi che esaminano solamente la proteina spike del coronavirus. Un altro motivo di minore affidabilità è che i tamponi antigenici per risultare positivi devono rilevare una carica virale più alta di quella che serve ai test molecolari. Soprattutto nel caso di soggetti asintomatici, è quindi più frequente che il risultato dei rapidi sia falsato.
Quali sono e come funzionano i diversi tipi di tamponi
Abbiamo preparato una mini guida sui test attualmente a disposizione per rilevare Covid-19, spiegando in breve le differenze e il funzionamento. Il tampone molecolare, l'antigenico, il sierologico e il salivare sono i diversi test esistenti per individuare un'eventuale positività al Sars-CoV-2. Come funzionano e quanto sono accurati? Vediamoli nel dettaglio.
Il tampone molecolare
Il principale e più affidabile strumento diagnostico è il cosiddetto tampone molecolare naso-orofaringeo che consiste in un'indagine capace di rilevare il genoma (Rna) del virus. Con un lungo bastoncino, simile a un cotton-fioc, viene prelevato un campione delle vie respiratorie del paziente che viene poi analizzato attraverso metodi molecolari molto accurati (Rt-Pcr) che amplificano i geni del virus. In questo modo si rileva la presenza del materiale genetico del virus nell'organismo del paziente. Questo test ha un altissimo grado di sensibilità e specificità, ossia ha un'elevata capacità di identificare gli individui positivi al virus, in modo che ci sia il minor numero possibile di falsi positivi, e una altrettanto elevata capacità di identificare correttamente coloro che non hanno la malattia. Il tampone può essere effettuato solo in laboratori altamente specializzati e formalmente individuati dalle autorità sanitarie, e richiede in media dalle due alle sei ore anche se, a causa della stragrande richiesta, il risultato viene dato al paziente in genere entro 24-72 ore.
Il tampone rapido antigenico
L'antigenico è il test definito comunemente come tampone rapido. La modalità di prelievo è la stessa del test molecolare, ma non vengono cercati e individuati i geni del virus bensì le sue proteine (antigeni). I risultati del test si hanno in tempi molto brevi (circa 15-20 minuti). È uno strumento utile soprattutto per le indagini di screening e laddove servano in poco tempo indicazioni per le azioni di controllo. L'affidabilità non è ancora paragonabile a quella dei test molecolari e la positività in alcuni contesti può richiedere la conferma del test molecolare.
Il test sierologico
Il test sierologico (o immunologico) rileva la presenza nel sangue degli anticorpi specifici che il sistema immunitario produce in risposta ad un'eventuale infezione da Sars-CoV-2, la loro tipologia (IgG, IgM, IgA), ed eventualmente la loro quantità. Il test richiede un prelievo di sangue venoso, e viene effettuato presso laboratori specializzati. Il sierologico indica se si è entrati in contatto con il virus, ma non è adatto a diagnosticare un'infezione in atto.
Il test sierologico rapido
I test sierologici rapidi si basano sullo stesso principio di quelli classici, ma sono semplificati e danno risposte solo di tipo qualitativo, dicono cioè soltanto se nell'organismo sono presenti gli anticorpi specifici per il virus. Il prelievo di sangue capillare avviene attraverso il "pungidito". I risultati del test si hanno in tempi molto brevi (circa 15-20 minuti), ma l'affidabilità di questo tipo di test è molto variabile.
I test salivari
Recentemente sono stati proposti sul mercato test che utilizzano la saliva come campione da analizzare. Il prelievo di saliva è più semplice e meno invasivo rispetto al tampone naso-faringeo. Come per i tamponi, anche per i test salivari esistono:
- test di tipo antigenico (che rilevano nel campione le proteine virali);
- test di tipo molecolare (che rilevano la presenza nel campione dell'Rna del virus).
I test antigenici rapidi su saliva, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro-nasofaringei, in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità. I test salivari molecolari, invece, hanno mostrato valori di sensibilità compresi tra il 77% e il 93%. Inoltre, alcuni studi condotti in ambito scolastico hanno riportato un'elevata concordanza tra i risultati ottenuti con test molecolare salivare e con test molecolare su campione nasofaringeo e orofaringeo. Pertanto, i test molecolari su campione salivare potranno essere considerati un'opzione alternativa ai tamponi oro-nasofaringei:
- in individui (sintomatici o asintomatici) fragili con scarsa capacità di collaborazione (ad esempio anziani in Rsa, disabili, persone con disturbi dello spettro autistico);
- nell'ambito di attività di screening in bambini coinvolti nel piano di monitoraggio della circolazione di Sars-CoV-2 in ambito scolastico;
- per lo screening dei contatti di caso in bambini anche se la scuola non fa parte del piano di monitoraggio;
- in operatori sanitari e socio-sanitari nel contesto degli screening programmati in ambito lavorativo.