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Martedì, 19 Marzo 2024
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"Vi racconto l'odissea dei tamponi a Roma"

Su Today la testimonianza di un'insegnante della scuola dell’infanzia. Tre test in 15 giorni, solo l'ultimo fatto a scuola dopo il (tardivo) intervento della Asl. Per i primi due oltre 6 ore di fila al drive in

É come il gioco dell'oca. Un percorso apparentemente semplice, che si complica tra un tiro di dado e l'altro - complice la sorte - con il rischio di tornare al punto di partenza. La situazione nelle scuole italiane ai tempi del covid è più o meno questa. Capita che in una classe c'è un positivo, si mettono alunni e insegnanti in isolamento fiduciario - che ora è passato da 14 a 10 giorni - si fa il tampone, poi, spesso, si ricomincia da capo, incappando in un'odissea che può durare settimane. 

La testimonianza di un'insegnante

La racconta a Today P., insegnante di una scuola dell'infanzia di Roma. Tre tamponi in due settimane. I suoi 'giorni di passione' iniziano a fine settembre, quando un bambino di una delle sue classi risulta positivo al tampone. "Siamo stati mandati a casa dalla scuola e ci hanno detto di chiamare il medico curante. Il referente covid, che c'è in ogni istituto, ha comunicato la situazione alla Asl ma non sono arrivate risposte. Il mio medico mi ha mandato al drive in per fare il tampone, il risultato era negativo e sono rientrata in servizio. Nel frattempo, il bambino è risultato negativo al secondo tampone. Un'insegnante invece è risultata positiva e siamo di nuovo stati messi tutti in isolamento fiducario, per 14 giorni. La Asl ci ha detto ancora una volta di rivolgerci al curante". Secondo giro. "Il mio medico mi ha fatto fare un altro tampone, sempre al drive in, risultato ancora negativo. Dovevamo però aspettare la comunicazione della Asl, arrivata una settimana dopo. Dopo l'isolamento preventivo hanno mandato personale sanitario a scuola per fare il tampone a tutta la classe. In questo caso l'ho fatto lì, ma era il terzo, dopo due settimane dal primo bambino risultato positivo e a una settimana dal primo caso accertato".

"Sono stati 14 giorni di totale confusione, in cui non sapevamo cosa fare - continua P. - Nessuno dà indicazioni chiare, a partire dalla Asl. Ma nemmeno i medici e la scuola. Non ci sono indicazioni chiare a parte l'isolamento fiduciario e quelle della Asl, almeno nel mio caso, sono arrivate in ritardo". 

Sette ore di fila al drive in

Il 'fai da te' sembra essere spesso l'unica soluzione. Ormai routine, tanto che se gli ospedali non sono al collasso, lo sono certamente i drive in, presi d'assalto. In fila anche P., due volte in dieci giorni. "La prima volta, al drive di Viale Palmiro Togliatti, sono arrivata alle 11:40 e il tampone me l'hanno fatto alle 17:25. Senza poter scendere dalla macchina, senza la possibilità di andare in bagno, senza acqua. C'era un solo bagno chimico all'ingresso, ma da quando mi sono messa in fila a quando sono entrata nella sede sono passate circa 5 ore. La seconda volta, a Genzano (un paese dei castelli romani, ndr), mi sono messa in coda alle 10 e il mio turno è arrivato alle 17. E lì ho dovuto aspettare anche il risultato del tampone, un'altra ora circa. La risposta del primo tampone, invece, me l'hanno comunicata per sms la sera stessa".

Anche qui, il senso di "abbandono" è lo stesso: "Non c'è nessuna assistenza, nessuna comunicazione. La prima volta, dopo 3 ore di fila, sono arrivata davanti a un palo della luce con un cartello sopra che diceva che da quel punto c'erano altre 3 ore di fila. Ad alcune colleghe è capitato di fare 6, 7 ore di fila e poi essere mandate a casa perché i tamponi erano finiti, dovendo tornare il giorno dopo". E si ritira il dado.

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