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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Telefono Amico, un anno di pandemia e boom di richieste di aiuto: “Tristezza e stanchezza ma c’è anche molta rabbia”

Il bilancio di questi dodici mesi di emergenza Covid-19, tra prima e seconda ondata, con la presidente della storica associazione di ascolto, Monica Petra. Crescono i contatti tra i giovani ma anche gli stessi volontari sono sotto pressione

Dall’inizio della pandemia sono state oltre 100mila le richieste di aiuto arrivate al Telefono Amico, l’organizzazione di volontariato che da oltre cinquant’anni risponde a chi ha bisogno di parlare e condividere le proprie tensioni emotive. Un servizio totalmente anonimo, che nel tempo si è aperto, oltre al tradizionale supporto telefonico, anche alle email e alle chat e che in questa particolare situazione ha visto crescere il bisogno di aiuto oltre il 70% in più rispetto a un anno medio.

Se da un lato, tranne un leggero allentamento nel periodo estivo, per quanto riguarda il numero delle richieste di aiuto il trend è stato abbastanza costante a livelli molto alti,  (pur senza i picchi dello scorso marzo), quello che è cambiato in quest’anno di pandemia è il contenuto del racconto che i volontari di Telefono Amico hanno raccolto. “I problemi alla fine sono sostanzialmente gli stessi, ad esempio soprattuto isolamento e solitudine, specialmente per alcune fasce d’età. Quello che è andato trasformandosi nel tempo è lo stato delle emozioni, cioè il modo con cui persone che ci chiamano raccontano come stanno vivendo questa seconda parte”, spiega Monica Petra, presidente di Telefono Amico. E le parole più usate per descrivere gli stati emotivi da parte di chi si rivolge al servizio sono soprattutto “tristezza” e “stanchezza”, oltre ad angoscia, preoccupazione, disperazione, delusione, apatia, confusione e forme di inquietudine che cambiano a seconda dell’età. I ragazzi più giovani spesso raccontano il proprio stato di angoscia mentre man mano che si va avanti con l’età il quadro si arricchisce con altre emozioni, ad esempio un’inquietudine generalizzata. Intorno ai 30 anni una persona su dieci ha raccontato di avere problemi di natura esistenziali, legati all'immagini di sé e alle proprie prospettive nel tempo, con un sentimento di smarrimento e incertezza rispetto a quello che sarà il futuro. “Dal nostro punto di osservazione, trovo inoltre interessante un dato relativo agli over 45: in quel caso il 10 per cento dei contatti ricevuti è arrabbiato. Si tratta di un trend in crescita, che nei primi mesi si registrava poco mentre in quelli successivi la frustrazione per alcuni gruppi di persone si è trasformata in questa emozione, nel fastidio di essere chiusi in casa e verso tutte le limitazioni alle quali siano sottoposti”. 

Tante richieste di aiuto da parte dei giovani

Durante questo ultimo anno, così particolare, sono cresciute le richieste di aiuto da parte dei giovani, che più che a comporre il numero di Telefono Amico e parlare con un volontario scelgono di chiedere aiuto grazie ai servizi scritti offerti dall’associazione. “I ragazzi scrivono tanto, rispetto ad altre generazioni per le quali l’uso del telefono è più familiare e gestiscono la comunicazione verbale in maniera più naturale. Ci sono ragazzi che raccontano disagi acuti che vanno dall’autolesionismo ai disturbi alimentari, dagli stati d’ansia agli attacchi di panico. Tutto un universo di difficoltà che è un po’ come se gli fossero esplose tra le mani, con le quali magari in parte convivevano ma che adesso sentono l’urgenza di raccontare all’esterno.La mancanza di contatti tra coetanei credo abbia favorito anche questo processo di avvicinamento a un servizio che di solito era al di fuori della loro tradizionale rete di rapporti”, dice Petra. 

Sono state registrate anche segnalazioni da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio: un tema che ha riguardato anche l’1,8% delle richieste di aiuto arrivate dai ragazzi tra i 15 e i 18 anni e l’1,5% delle richieste di aiuto arrivate dai giovani con età compresa tra i 19 e i 25 anni. “I ragazzi verbalizzano spesso una difficoltà a trovare soluzioni in termini di assenza di prospettive e quindi di desiderio di suicidio e morte, non avendo forse ancora tutti gli strumenti e non avendo misurato le proprie capacità e competenze perché ancora in fase di crescita. Quindi la via di uscita dal problema sembra essere il sine vita - spiega la presidente di Telefono Amico - Nel caso dei ragazzi  e degli adolescenti, il fenomeno della manifestazione di pensieri suicidari è molto cresciuto ed è veramente rilevante”. Ma l’utilizzo di espressioni legate a pensieri suicidari o a una difficoltà nell’immaginare una prospettiva per il futuro riguarda anche persone di età intermedia, come i cinquantenni o gli uomini tra i 46 e i 55 anni, che rappresentano l’utente più numeroso e frequente nel caso del servizio telefonico dell’associazione:  “In quei casi lì il pensiero si manifesta i termini di mancanza di prospettiva, è il risultato di un sentimento di inquietudine che non porta a vedere e a capire in che direzione si andrà e quando. Credo che il ‘quando’ sia in questo momento la domanda più urgente”. 

A Pasqua servizio di ascolto telefonico non stop h24

In occasione del weekend di Pasqua - la seconda in lockdown, dopo già un Natale ristretto - Telefono Amico ha deciso di potenziare il proprio servizio di ascolto telefonico, con volontari che saranno raggiungibili h24 da sabato 3 a lunedì 5 aprile. Il prolungamento del servizio era già stato lanciato l’anno scorso e si è deciso di replicarlo anche sulla base dell’esperienza vissuta sotto le feste.

“Nel  periodo di Natale, coinciso con una ripresa delle limitazioni un po’ per tutti, abbiamo notato che le persone che ci hanno chiamato in quei giorni manifestavano un momento di crisi molto acuta. C’è infatti in alcuni momenti un intensificarsi delle tensioni emotive rispetto a difficoltà che in altri periodi e contesti vengono sì vissuti con disagio ma che sono considerate anche più ‘ordinarie’. Nei momenti di festa e soprattutto in momenti di festa ‘negata’ come in questo periodo la difficoltà può diventare un problema acuto. Per questo anche quest’anno faremo una non stop a Pasqua, per offrire alle persone che si trovano sole, perché le restrizioni lo impongono o perché non possono essere raggiunte dai familiari con i quali festeggiavano, la possibilità anche in questi giorni di trovare qualcuno con cui condividere questo momento di acuta sofferenza ed evitare che possa diventare troppo acuta, affinché non rimanga dentro e in qualche modo possa incancrenirsi e diventare una sofferenza che non ha trovato una modalità di espressione e sfogo”. 

Il lavoro dei volontari di Telefono Amico

Anche il lavoro dei 500 volontari di Telefono Amico è cambiato in questo periodo e non solo per l’aumento delle telefonate. “Lavoriamo tanto affinché i nostri volontari siano preparati fin dall’inizio a quello che andranno ad ascoltare e siano capaci sempre di mantenere il focus su se stessi e fare in modo che il servizio che svolgono non sia dannoso per loro. Però certo, questo è stato un anno particolarissimo non solo per il volume di chiamate, chat e mail ma anche per le tematiche”, ammette Petra, volontaria lei stessa da tanti anni. “Diverse persone che ci hanno contattato ci hanno esplicitamente detto che chiamavano per via di condizioni legate all’emergenza sanitaria, non per problemi personali che magari si erano aggravati in quel periodo. Sono situazioni e contesti che gli stessi volontari vivono sulla loro pelle, con le loro famiglie, legate alla loro mancanza di relazione, alle loro difficoltà. Siamo stati tutti più sotto pressione. Ma questo è stato anche un anno in cui abbiamo avvertito ancora di più anche il desiderio di esserci, perché il senso del nostro servizio è essere presenti nelle situazioni di emergenza. E questa emergenza di tipo emotiva è ampiamente condivisa e trasversale, vissuta da tutte le fasce d’età, da tutte le condizioni sociali, da tutte le più diverse esperienze personali”. Nonostante l’inevitabile sovraccarico, Telefonico Amico ha continuato a rispondere ogni giorno, dai venti centri sparsi sul territorio nazionale. Nelle scorse settimane un centinaio di nuovi volontari sono andati ad arricchire le fila di quelli già operativi, selezionati attraverso un percorso di formazione nazionale iniziato ad ottobre e per il quale c’erano state più di 600 adesioni. “Ma altri ne serviranno nel corso dei prossimi mesi, sicuramente”, avverte la presidente Petra. L’associazione sta insistendo molto, più del solito, per quanto riguarda l’ascolto del sé e le capacità di recuperare energie e risorse da parte dei volontari, senza lasciarsi sovraccaricare dalle difficoltà e dai problemi degli altri, “per creare una relazione di aiuto efficacie e utile sia alla persona che chiama sia per noi che siamo in ascolto e viviamo in ogni caso un momento di crescita personale”.

“La nostra è un’associazione che esiste da più di cinquant’anni. Se ci sono momenti di emergenza più acuta, come quello che stiamo vivendo quest’anno, è pur vero che il bisogno di dialogare e confrontarsi con un interlocutore con il quale potersi aprire e affrontare un percorso di cambiamento e miglioramento del proprio stato emotivo è comunque un bisogno permanente. Facciamo quello che possiamo, nella prospettiva di esserci anche quando il Covid non ci sarà più ma quel bisogno di confronto e dialogo e ascolto continuerà ad esistere e noi con lui”. 

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