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Giovedì, 25 Aprile 2024
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I temi dei ragazzi ai tempi del coronavirus (e della didattica a distanza)

Dall'iperconnessione alla scoperta della noia. La quarantena della Generazione Z è tra Tik Tok e il pane impastato insieme ai nonni. No alla paura, sì all'impazienza. Ce ne parla Stefania Cava, professoressa di italiano alle prese con lezioni via YouTube, ricreazioni in videochiamata e chat su Instagram

Tema: "Racconta come stai affrontando l'emergenza coronavirus e la chiusura delle scuole". Lo svolgimento è vario: c'è chi tradisce insofferenza rispetto alla quarantena e, in disparte, aggiunge "Sto male prof, mi dia qualcosa da fare"; chi, più stoico, combatte l'isolamento domestico a colpi di Tik Tok e di social network; chi, infine, scrive entusiasta di aver "imparato a piantare i bulbi di tulipano in giardino insieme alla nonna". A raccontarci le emozioni dei ragazzi ai tempi dell'emergenza sanitaria è Stefania Cava, professoressa di italiano, storia e geografia alla scuola media Vittorio Alfieri di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria. "All'inizio gli alunni hanno vissuto questa situazione quasi come una vacanza, ma col passare dei giorni gli animi sono cambiati", spiega, "Oggi è esattamente un mese che manchiamo da scuola. Il mio ultimo giorno in classe è stato venerdì 21 febbraio, poi sarei dovuta tornare il mercoledì successivo ma non è stato così. Neanche ho fatto fatto in tempo a salutare i ragazzi".

È la violenza del virus, che all'improvviso ci ha chiuso in casa ed ha imposto al Governo norme anti-contagio. Un organismo tanto microscopico quanto capace di sovvertire i macrosistemi politici ed economici del mondo intero. "Ci troviamo in una condizione che sconvolge noi adulti, figuriamoci la mente dei ragazzi", spiega Cava, oggi alle prese con la didattica a distanza. E così ha assegnato un tema per comprendere domande e risposte, battaglie ed armi degli studenti di prima e seconda media che si trovano nel pieno di quella fase pre-adolescenziale in cui il distanziamento sociale pesa più che in altre età. "Certo, percepiscono l'epidemia come una minaccia, ma allo stesso tempo avrebbero voglia di prendere la bicicletta ed uscire - prosegue - Non tutti possiedono una connessione ad Internet così efficace da potersi distrarre con Netflix. Alcuni hanno un solo tablet a famiglia e magari due o tre fratelli con cui condividerlo".

Insomma, quella 'Generazione Z' a cui abbiamo imparato ad associare l'aggettivo 'iperconnessa', si trova oggi a sperimentare la noia. E non c'è abituata. "Più che spaventati, i ragazzi sono impazienti. Desiderano tornare al più presto a scuola per riabbracciare i compagni e soffrono la nostalgia della vita quotidiana. La convivenza forzata in casa, poi, non è semplice: non dimentichiamo che quest'età è foriera di conflitti con genitori e fratelli". Ai social network, invece, affidano sospiri i malinconici per la mancanza di un amore lasciato sui banchi. Ma se esiste un modo per pensare al futuro - magari addirittura con fiducia - in un momento in cui il presente sembra infinito e carico di incertezze, questo è proprio guardare negli occhi dei figli, luminosi di fantasia. "Tanti bambini sono seguiti dai nonni perché i genitori ancora lavorano. E, proprio grazie a loro, che non hanno Internet né i videogiochi, hanno imparato ad apprezzare il valore delle attività manuali. Qualcuno ha imparato ad impastare il pane, altri a piantare fiori in giardino". La prof definisce poi "sconvolgente" il ritorno alla lettura. "Mi scrivono per avere consigli sui libri da leggere. Io suggerisco 'Queste oscure materie' di Philip Pullman e la saga fantasy di 'Harry Potter', perché ideali per un'evasione dalla realtà, e poi mi baso sui loro gusti: c'è chi mi chiede libri storici, chi fumetti o testi romantici". 

Emblematico è anche il ritorno ad una dimensione familiare pre-tecnologica. "Diversi ragazzi raccontano di trascorrere più tempo con mamme e papà che prima lavoravano in trasferta. È un modo per ricavare il bello da una situazione complessa, perché è proprio dalla famiglia che bambini e adolescenti traggono rassicurazione in un momento così difficile". Quali consigli, dunque, per i genitori che si trovano a dover spiegare il coronavirus ai figli? "Ogni ragazzo è a sé, non esiste una formula univoca. L'importante è non lasciarli a briglia sciolta: spiegare loro l'importanza di attenersi alle misure restrittive e che questa circostanza può essere l'occasione giusta per riscoprire passioni o, magari, per recuperare materie rimaste in sospeso".

Come funziona la didattica a distanza

Il ruolo degli insegnanti è, oggi più che mai, non solo quello di impartire lezioni e controllare verifiche, quanto supportare i gli allievi in un percorso di sostegno allo sviluppo personale. "Cerco di parlare il loro linguaggio, pur mantenendo ben definita la gerarchia dei ruoli - prosegue la professoressa - Voglio che si sentano liberi di raccontarmi il loro malessere, ma che al tempo stesso siano consapevoli che se non studiano prendono 4". Proprio a beneficio del confronto, la classe tiene ogni settimana il momento dell''intervallo', rigorosamente interattivo, attraverso una videochiamata: "Sono stati gli studenti a proporlo. Alle 16, ognuno prende la merenda, si mette davanti al pc e racconta le sue impressioni sulla quarantena". A disposizione, poi, c'è una chat su Instagram. Avere dimestichezza con la tecnologia è infatti il valore aggiunto dei prof più giovani: "Ma c'è uno scambio costruttivo tra colleghi. Noi diamo suggerimenti sull'uso del Web e i docenti più grandi portano la loro esperienza".

Ma come funziona, precisamente, la didattica a distanza? Ogni mattina la professoressa Cava registra lezioni su YouTube e le pubblica all'ora di pranzo: "Sto diventando una YouTuber", scherza. Alcuni colleghi, invece, organizzano videolezioni di gruppo in diretta, "ma io preferisco che gli alunni tengano il video, in modo da riascoltare un concetto qualora non fosse chiaro", precisa. I compiti vengono poi trascritti sul registro elettronico. Tra i primi insegnamenti impartiti all'inizio dell'emergenza sanitaria, c'è stato quello relativo all'importanza di costruire una nuova routine: "Ho spiegato che non siamo di fronte ad una vacanza, ma ad un cambiamento temporaneo delle nostre vite. E che porsi scadenze è fondamentale per non permettere alla confusione di prendere il sopravvento". Significativa in questo senso è anche la modulazione degli orari: "Se si sentono in crisi, i ragazzi possono scrivermi a qualsiasi ora. Ma di questioni scolastiche si parla in orari prestabiliti, proprio come avveniva in classe". 

Ad oggi le misure restrittive riservate alla scuola sono in vigore fino al 3 aprile, ma è probabile che gli sviluppi dell'emergenza sanitaria renderanno necessaria una proroga. E, sebbene "l'impegno dei docenti è massimo, perché amiamo i nostri ragazzi e non ne lasceremo indietro neanche uno", alcune criticità sono ancora in via di risoluzione. "Come da direttive ministeriali, abbiamo indicato alla Preside quali sono gli studenti che hanno problemi ad accedere alla didattica online, sia per la lentezza della rete, che in questi giorni è sovraccarica, sia per la mancanza di device. Un altro problema riguarda la chiusura delle cartolerie e dei reparti dei supermercati adibiti alla vendita di cancelleria: può risultare banale, ma qualcuno aveva finito i fogli". Infine, uno sguardo al futuro: "L'evouzione dell'emergenza è correlata al comportamento dei cittadini: se le persone continuano ad uscire di casa perché credono che le cose brutte capitano solo agli altri, il virus continuerà a circolare. Una parte di me spera di tornare in classe a maggio, un'altra risponde che non sarà così. Di certo c'è che a me i ragazzi mancano tantissimo". 

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