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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il "miracolo" al Niguarda (durante il Covid): paziente salvato con le "cellule anti tumore"

All'ospedale Niguarda di Milano trattato il primo paziente con la terapia Cart, nonostante il coronavirus

"Una bella notizia di speranza e di lotta per la vita. Fieri delle eccellenze lombarde che lottano per la vita", è il commento di Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia. Sì, perché il coronavirus non ferma i "miracoli" all'ospedale Niguarda di Milano. Nonostante gli straordinari per far fronte all'emergenza Covid, infatti, negli ultimi mesi l'ospedale meneghino è riuscito a sperimentare la terapia con Car-t, "Chimeric Antigen Receptor T cell therapies", uno "speciale" trattamento che permette di aumentare le possibilità di vita di pazienti con tumori del sangue in stato avanzato.

Con il protocollo di cura, le cellule del sistema immunitario, linfociti T, - spiegano dal Niguarda - vengono prelevate dal sangue del paziente in un centro trasfusionale ospedaliero, mediante un processo che consente di isolarle dal sangue periferico rimettendo in circolo i restanti elementi ematici, e successivamente vengono estensivamente modificate in laboratorio da aziende farmaceutiche autorizzate e re-infuse nel paziente stesso". Vengono re-infuse, però, con una mutazione fondamentale. 

Le cellule "riprogrammate" che combattono il tumore: come funziona la terapia

Dall'ospedale chiariscono che "i linfociti T così trattati sono programmati per riconoscere e combattere le specifiche cellule tumorali. Viene inserito infatti nel loro Dna un gene per l’espressione di una proteina superficiale - recettore CAR, sintetizzato in laboratorio - che fa da chiave per innescare l’attacco del sistema immunitario verso l’obiettivo". In sostanza le cellule vengono prelevate dal malato, vengono trattate in laboratorio - quasi "riprogrammate" - e vengono poi nuovamente iniettate nel paziente.

"Al Niguarda è già stato trattato un primo paziente, dimesso in ottime condizioni generali, nonostante alcune complicanze intercorse e risolte durante il ricovero - spiega Roberto Cairoli, Direttore dell’Ematologia -. Un secondo paziente è attualmente ricoverato. L'infusione di Cart è stata realizzata, malgrado le grandi difficoltà determinate dalla nota emergenza sanitaria legata al coronavirus, con il lavoro di tutti i professionisti coinvolti nel progetto: staff di Simt, Servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale, Anestesia e Rianimazione, Neurologia, Ematologia, Centro Trapianti di Midollo, Farmacia, Radiologia, Laboratorio di Terapia Cellulare, Laboratorio di Biochimica e Virologia".

"Attualmente - fanno sapere dal Niguarda - questa opzione di cura è approvata per la leucemia linfoblastica acuta B nei pazienti pediatrici e giovani adulti, fino a 25 anni, e per il linfoma non Hodgkin a grandi cellule B, in entrambi i casi quando la malattia è recidiva o non risponde alle terapie standard. Si tratta quindi di tumori del sistema linfatico e del sangue che originano da un particolare tipo di linfociti, B, e che si possono sviluppare in diversi organi, linfonodi e midollo osseo soprattutto, ma anche milza, fegato, cute, sistema nervoso centrale e apparato gastrointestinale". "Gli studi riguardanti questi «farmaci di terapia cellulare» - continua Cairoli - hanno mostrato, per queste categorie di pazienti con patologia avanzata, una remissione completa dalla malattia a due anni di circa il 30-40%, mentre con le terapie tradizionali le possibilità di guarigione erano inferiori al 10%".

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