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Sabato, 20 Aprile 2024
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Terapie intensive: le regioni oltre la soglia di allarme e l'incubo lockdown

Per il ministro della Salute al momento non ci sono problemi di posti, ma in molti territori la saturazione dei reparti è già oltre il 30%. Il punto di rottura potrebbe essere raggiunto già a metà novembre

Quanti sono i posti di terapia intensiva in Italia? Quanti i posti letto già occupati? E quali sono le regioni che stanno già facendo i conti con una situazione che può già definirsi di pre-allarme? Iniziamo col dire che la soglia minima di saturazione di questi reparti era stata fissata la 30% per permettere agli ospedali di poter curare anche in pazienti non-Covid senza andare in difficoltà.

Quanti sono i posti in terapia intensiva in Italia

Allo stato attuale i pazienti in terapia intensiva sono 1843 (i dati si riferiscono all’ultimo bollettino), mentre i posti disponibili al 28 ottobre erano 7.092 con una soglia di saturazione intorno al 26%. Prima della pandemia di coronavirus, gli ospedali della penisola potevano contare su 5.179 posti, aumentati in pochi mesi di quasi duemila unità. Poi ci sono i posti letto attivabili (altri 3.309) che porterebbero il totale a 8.488. Il 29 ottobre scorso, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha tuttavia affermato che possono essere disponibili "immediatamente e in tempo reale" oltre 10.300 posti, il problema però è che oltre alle attrezzature serve anche il personale per assistere i pazienti. In particolare (lo riferisce oggi il "Corriere della Sera"), secondo un sindacato degli anestesisti, Aaroi-Emac, il personale in forza agli ospedali basterebbe solo per coprire i 7 mila posti disponibili oggi.

posti terapia intensiva italia-2

Le 8 regioni a rischio

La soglia del 30% riprende il valore indicato per l'occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva, previsto dal ministero della Salute nella circolare sulle attività di monitoraggio del rischio sanitario in emergenza Covid-19 (30 aprile 2020). In alcune regioni questo valore è stato già superato: si tratta di Umbria, Marche, Toscana, Piemonte, Campania, Valle d’Aosta, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano. Un primo campanello d’allarme è dunque già suonato. 

terapie intensive grafico sole-2

(Grafico del Sole 24 Ore)

Intanto, la soglia dei 2.300 posti fissata dal governo per un nuovo lockdown totale si avvicina sempre di più. E anche se venissero attivati tutti i posti disponibili non è detto che gli ospedali riusciranno a reggere. Se i casi aumentano in modo espoenziale, anche l’impennata delle terapie intensive non è infatti da sottovalutare. Secondo Massimo Antonelli,direttore del Dipartimento di emergenza e rianimazione del Gemelli di Roma, se la tendenza rimane questa il “punto critico” potrebbe essere raggiunto già a metà novembre.

Speranza: "Il problema non sono le terapie intensive"

Per il ministro della Salute Speranza "le terapie intensive non sono il problema fondamentale di questi giorni e per qualche settimana saranno ancora abbastanza gestibili”. Un orizzonte temporale dunque compatibile con quello di cui ha parlato Antonelli. Tuttavia, ha rimarcato il ministro "abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore c'è troppa gente in giro".

L'appello dei medici: "Se non ci sono posti non si decida solo in base all'età"

Intanto ieri la Fnomceo, la federazione degli ordini dei medici, e la Siaarti, società scientifica che riunisce i rianimatori, hanno lanciato un appello affinché in caso di posti insufficienti, l’accesso alle terapie intensive venga deciso caso per caso in base a diversi parametri e non solo sull'età.

"Se lo squilibrio tra necessità e risorse persiste – si legge -, la precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi va a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio, applicando criteri rigorosi, concorrenti e integrati, valutati caso per caso, la gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l'impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente".

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