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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Ho la terza dose, ma non intendo infettarmi": come e perché evitare Omicron

Se è vero che presto o tardi ci contageremo tutti, è comunque preferibile rimandare l'appuntamento con il virus. Il parere degli esperti

È opinione ormai diffusa che presto o tardi la variante Omicron contagerà quasi tutti. Lo ha detto, tra gli altri, il principale esperto di malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, e lo ha ribadito l'Organizzazione Mondiale della Sanità predicendo che metà degli europei potrebbero essere infettati dal virus nelle prossime sei-otto settimane.

Secondo Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, Omicron "colpirà tutti entro l'inizio dell'estate" e i non vaccinati "dovranno farsene una ragione". Entro fine inverno-inizio primavera "avremo senza dubbio l'immunità di gregge" ha precisato l'infettivologo. "Sia la vaccinazione che l'immunità naturale (dopo la guarigione) sono in grado di difenderci dalle forme gravi. Poi, se anche ci contageremo due volte all'anno (con sintomi influenzali), non credo sia un problema". 

Perché contagiarci tutti (subito) non è una buona idea

Il fatto che Omicron sia più contagiosa ma meno aggressiva non dovrebbe però farci dimenticare che le misure di protezione restano importanti. Un punto su cui insistono molti esperti che non ritengono la minore patogenicità della nuova variante un buon motivo per abbassare la guardia. "Non è vero" che essere contagiati da Omicron è inevitabile, ha spiegato ad esempio Paul Offit, professore di pediatria al Children's Hospital di Philadelphia. "Ho più di 65 anni, ho fatto il booster e non ho alcuna intenzione di essere infettato dal virus". Per questo, ha aggiunto Offit, "indosso la mascherina ogni volta che sono in un luogo chiuso con persone che non conosco". 

Nonostante la nuova variante sia più contagiosa, le regole per tenersi al riparo da Omicron non sono diverse: indossare mascherine di indubbia efficacia (e dunque meglio le Ffp2), evitare luoghi chiusi e affollati e se proprio non è possibile migliorare l'areazione dei locali. Michel Nussenzweig, docente alla Rockefeller University (New York), è sulla stessa lunghezza d’onda. "Concordo sul fatto che prima o poi" tutti entreranno in contatto con il virus, dice, ma è comunque "preferibile" non contagiarsi subito. Il motivo? Tra non molto "avremo farmaci e vaccini" più efficaci contro questo virus (l'immunologo si riferisce molto probabilmente agli antivirali sviluppati da Merck e Pfizer).

Il caso del Paxlovid è emblematico. Il farmaco di Pfizer (che da noi arriverà a fine gennaio) negli Stati Uniti è già disponibile, ma per ora scarseggia. Emily Landon, medico di malattie infettive a Chicago, ha detto ai media che anche a causa dell’elevato numero di ricoveri, solo una piccola parte di pazienti può essere trattata con questo medicinale salvavita. Insomma, per qualcuno infettarsi oggi o tra uno o due mesi può anche significare vivere o morire. David Ho, docente di microbiologia e immunologia alla Columbia University, ne fa anche una questione di sistema. Sebbene tra la popolazione vaccinata Omicron "non farà troppi danni" è comunque saggio evitare di infettarci tutti insieme perché "gli ospedali sono già sopraffatti e il picco dell'onda Omicron deve ancora arrivare". L'esperto si riferisce in tutta evidenza alla situazione degli Stati Uniti dove il numero dei ricoveri ha superato il picco dello scorso inverno, ma anche in Italia come sappiamo la pressione ospedaliera è in aumento.

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Troppi ricoveri e ospedali al collasso

A ciò si aggiunge il fatto che se ognuno di noi abbassasse le proprie difese rassegnandosi ad essere infettato, ci sarebbero contagi a cascata. Ciò provocherebbe un’altra ondata di ricoveri e la probabile saturazione delle strutture sanitarie. Ogni infezione può infatti innescare un effetto domino con effetti potenzialmente nefasti per le persone anziane o fragili. Infine andrebbe fatta un'ultima considerazione. Nonostante la minore patogenicità di Omicron, nessuno può prevedere quale sarà l’effetto del virus su un determinato soggetto. È vero infatti che Omicron provoca generalmente forme di malattia meno gravi rispetto a Delta, ma va anche ricordato che Delta era a sua volta più letale delle varianti precedenti.

Omicron resta dunque un virus "imprevedibile", ha commentato il professore di medicina molecolare Eric Topol, e il fatto che sia considerato più lieve può trarre in inganno perché comunque "ci sono tante persone che muoiono e finiscono in terapia intensiva". Insomma, potrebbe essere troppo presto per derubricare il Covid-19 da pandemia a endemia, cioè ad una malattia destinata a restare e con cui si può convivere più o meno serenamente. Se è vero che presto o tardi ci contageremo tutti, è comunque preferibile rimandare l'appuntamento con il virus. 

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