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Sabato, 9 Dicembre 2023
L'intervista

Intervista a Bassetti: "Richiamo covid ogni anno come l'influenza"

Esami specifici per capire chi dovrà rifare il vaccino: il virologo genovese Matteo Bassetti annuncia a Today i nuovi dati. E spiega la differenza tra richiamo e terza dose

Quanti italiani avranno bisogno della terza dose di vaccino contro il coronavirus, ed entro quanto tempo? La domanda è sempre più attuale alla luce della decisione di alcuni Paesi di procedere già con la terza somministrazione, nonostante che Ema abbia inviato alla prudenza e alla riflessione e stia valutando “i dati emergenti per fornire raccomandazioni agli Stati membri”.

Il tema acquista importanza anche a fronte della discussione aperta al governo su una proroga del Green Pass, attualmente valido per 9 mesi. L’ipotesi è quella di estendere la durata a 12 mesi, sulla base di studi ed evidenze scientifiche che stanno iniziando ad arrivare in merito alla durate degli anticorpi. I pareri sono tanti e diversi, ma tra i primi a sostenere la necessità di allungare la durata del Green pass c’è Matteo Bassetti, infettivologo genovese a capo della clinica Malattie Infettive.

Green Pass esteso a 12 mesi

“Stiamo scoprendo oggi che chi ha partecipato alla sperimentazione vaccinale di luglio 2020 ha avuto anticorpi per un anno almeno, circa il 97% - spiega Bassetti a Today.it - quindi è verosimile pensare di estendere il Green Pass alla stragrande maggioranza di chi ha fatto il vaccino, altrimenti chi ha fatto il vaccino a luglio 2020 avrebbe dovuto già prevedere una nuova dose, e i questo momento non avrebbe senso”.

Per Bassetti però è necessario iniziare a fare distinzioni, partendo dalla terminologia: “Quando parliamo di terza dose dobbiamo riferirci alla dose che va fatta ai cosiddetti non responder o low responder. Soggetti, cioè, su cui il vaccino anti covid sembra non avere fatto effetto, o averne fatto molto poco, perché non ha prodotto anticorpi. È il caso degli immunodepressi, dei trapiantati, dei dializzati e di alcuni super anziani che hanno risposto meno. A loro dovrebbero fare la terza dose, perché con una risposta così bassa non hanno anticorpi e dovrebbe servire a dare immunità”.

Un’altra vaccinazione per la popolazione che ha risposto alla somministrazione, invece, sarebbe un richiamo: “In questo caso non serve a stimolare un sistema immunitario che non ha funzionato - conferma Bassetti - ma a far sì che si rinvigorisca. La maggior parte della popolazione sottoposta a vaccinazione insomma dovrà fare il richiamo una volta l’anno, perché l'efficacia del vaccino pur scemando è confermata per almeno un anno. Ed è diverso da chi ha invece bisogno della terza dose: in quel caso il vaccino andrebbe fatto il prima possibile, e parlare di fine anno è già tardi”.

Per l’infettivologo genovese, dunque, chi ha risposto alla vaccinazione dovrebbe sottoporsi a richiamo una volta l’anno, mentre i soggetti più fragili e a rischio per la bassa risposta immunitaria andrebbero individuati e sottoposti a terza dose il prima possibile.

L’esame sierologico per controllare gli anticorpi serve?

L’esame sierologico potrebbe quindi rivelarsi uno strumento per capire la risposta immunitaria, perché individua la presenza di anticorpi sviluppati dopo l’esposizione alla covid-19. Da solo però non basta, come fa notare ancora Bassetti: “Servono ambulatori dedicati. Noi al San Martino lo abbiamo fatto insieme con il professor Icardi: se ti sei fatto il test sierologico e non hai trovato anticorpi è necessario rivolgersi a un centro specializzato che indichi cosa fare, magari nuovi esami o uno studio del sistema immunitario. Il sierologico ti dà una parte di risposta anticorpale, ma è solo uno degli strumenti da utilizzare. Il singolo esame sierologico non è abbastanza per stabilire di andare al centro vaccinale e chiedere una terza dose, bisogna trovare il modo per avere ambulatori dedicati che permettano di dare risposte”.

A oggi l’Italia, contrariamente a Paesi come Israele (dove è già iniziata la somministrazione della terza dose di vaccino), Inghilterra e Francia non ha ancora preso una decisione ufficiale, anche se l’orientamento sembra essere quello di somministrarla appunto ai soggetti fragili e anziani. Per Bassetti è fondamentale però un cambio di mentalità: “Si deve decidere insieme al paziente se fare o meno la terza dose e con che vaccino farlo: bisogna uscire adesso dalla logica della vaccinazione di massa e passare a interventi  mirati, perché oggi la terza dose per tutti non serve a niente. La stragrande maggioranza della popolazione sottoposta a vaccino può stare tranquilla, perché con gli anticorpi ha copertura contro il virus”.

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