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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Terza ondata, ipotesi o certezza? Cosa sappiamo per ora

I segnali non incoraggianti degli ultimi bollettini sono da prendere con le molle. Dal 20 dicembre però "tutti i parametri più importanti sono in salita". Con più di mezzo milione di positivi "attivi" sul territorio nazionale il rischio di un nuovo aumento dei contagi a gennaio è concreto, inutile negarlo. Ma la situazione non è omogenea in Italia

Una terza ondata vera e propria ci sarà? I segnali non incoraggianti degli ultimi bollettini lasciano intendere che si sia già di fronte a un nuovo inizio di risalita della curva dei contagi? Impossibile avere certezze. I dati dei bollettini quotidiani sono da prendere con le molle nel periodo delle Feste: le interferenze nel numero oscillante dei tamponi eseguiti dovute ai giorni festivi, la distorsione dovuta al numero di test rapidi fatti prima dei tamponi (che cambia da Regione a Regione, ma non solo, anche da giorno a giorno). Certo è che l'Rt, l’indice di trasmissione, ha già superato il valore 1 in tre regioni: Veneto, Liguria e Calabria. In altre tre Regioni, Puglia, Basilicata e Lombardia, vi è molto vicino. Il governo lavora a un piano dal 7 gennaio in avanti.

Terza ondata: cosa sappiamo in questo momento

"Dal 20 dicembre tutti i parametri più importanti sono in salita" dice a Repubblica Enrico Bucci, professore di biologia alla Temple University di Philadelphia. "Ma quello che mi impressiona di più è il rapporto tra i nuovi casi e le persone a cui è stato fatto il tampone per la prima volta (non quindi per verificare se ci si è negativizzati dopo un primo tampone positivo). Ebbene questo rapporto è del 38,85%: oltre una persona su tre, tra quelle sottoposte a tampone per la prima volta, è positiva. Il 23 novembre era al 31,8%, e quando si divise l’Italia in zone rosse, arancio e gialle, valeva il 28,1%". Impossibile dire se ciò sia dovuto alla mobilità degli italiani nel periodo intorno al Natale. 

Con più di mezzo milione di infetti attivi sul territorio nazionale il rischio di un nuovo aumento dei contagi a gennaio esiste, inutile negarlo. Ma la realtà è che siamo già in zona rossa (con qualche spruzzata d'arancione). Cosa fare adesso? Come nota il medico Paolo Spada nel suo quotidiano punto della situazione sulla pagina Facebook Pillole di Ottimismo, occorre pensare a "rimettere in moto il Paese, almeno nelle sue attività prioritarie, e lasciare un po’ di libertà di spostamento ai cittadini, quanto meno. La soluzione – se esiste – passa dalla attenta distinzione su base locale di quali siano i territori a maggiore circolazione e quali possano invece osare di più, avendo un’esposizione relativamente meno importante, e magari anche una situazione ospedaliera ancora in scarico. Contingentamento, non chiusura, razionalizzazione, non generalizzazione. Saper distinguere, avere rapidità di lettura, e altrettanta di risposta". 

Covid in Italia: che cosa succederà nei prossimi mesi

Tutti escludono un lockdown vero e proprio come quello della scorsa primavera (insostenibile), tutti escludono riaperture indiscriminate già da dopo l'Epifania. Trovare un equilibrio, è questa la missione dell'esecutivo e del Cts. 

C'è anche però chi prefigura già oggi scenari cupi. La terza ondata del Covid è sicura e rischia di essere "un'ondona". Servono misure più restrittive secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano, che in un'intervista a La Stampa ha spiegato qualche giorno fa che "l’anno nuovo non promette bene. I numeri di questi giorni non consentono di stare tranquilli e prefigurano una terza ondata". L'unica è sperare che"non sia un’ondona", osserva Pregliasco, anche se "gli ultimi dati dimostrano la stanchezza del lockdown, ma ora la curva rallenta troppo lentamente per cui è urgente intervenire con nuove misure".

Tuttavia la situazione non è omogenea in tutta Italia, le Regioni potrebbero protestare perché presentano situazioni diverse. La Lombardia, affossata dal virus a marzo e aprile, ora presenta una certa resistenza, invece ad esempio il Veneto incontra nuove difficoltà. C'è chi chiede di rivedere i 21 parametri che permettono di cambiare colore alle Regioni, perché in alcuni casi si sono dimostrati poco reattivi. Le nuve misure di contenimento andranno calibrate con attenzione rispetto alla limitazione che esse comportano alle libertà individuali, come sempre.

La realtà è che l'Italia a lungo ha avuto più chiusure di altri vicini europei ma un numero di contagi paragonabile a chi ha restrizioni infinitamente più morbide, almeno per quel che riguarda i divieti di spostamenti. Il manuale non ce l'ha nessuno. L'obiettivo di scendere sotto i 5mila contagi quotidiani, rilanciato da vari esperti come un punto di arrivo per avere sotto controllo l'epidemia, al momento non è realistico in tempi brevi.

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