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Sabato, 20 Aprile 2024
La protesta

Il ritorno dei tifosi allo stadio fa infuriare i lavoratori dello spettacolo

La decisione di riaprire l'Olimpico per le partite degli Europei ha mandato su tutte le furie il mondo dello spettacolo e della cultura. Il ministro Franceschini: "Vogliamo le stesse regole anche per i concerti"

L'ok del Governo a riaprire lo stadio Olimpico di Roma ai tifosi, in occasione delle partite degli Europei di calcio, ha provocato l'immediata protesta del mondo dello spettacolo. L'esecutivo ha acconsentito al ritorno del pubblico per le quattro partite che si svolgeranno nella Capitale, con il limite massimo del 25% della capienza, che nel caso dell'Olimpico è pari a circa 17mila persone. Una riapertura, seppur parziale, che ha fatto andare su tutte le furie i lavoratori dello spettacolo, che adesso chiedono che le medesime regole valgano anche per i concerti e gli eventi culturali.

Franceschini: ''Per i concerti stesse regole degli stadi di calcio''

Come riportato da una nota del Ministero della Cultura, Franceschini ha avanzato la richiesta di un trattamento equo: "In relazione alle notizie di stampa apparse stamattina riguardo ad una differenziazione tra la presenza del pubblico negli eventi sportivi e in quelli culturali, il Ministero della Cultura precisa che: sia nell'audizione di lunedì sia nelle proposte inviate ieri al Cts, il Ministro Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi". 

"Intendo fare tutto il possibile - ha sottolineato il ministro della Cultura nel corso del question time alla Camera - per garantire la riapertura di tutti i luoghi dello spettacolo, il settore è stato colpito molto duramente e ha avuto sostegni significativi in quest'anno ma sta attraversando una sofferenza enorme. Bisognerà puntare sui prossimi mesi che si prestano in Italia a una serie di eventi all'aperto. Riapriranno anche in condizioni di sicurezza i luoghi al chiuso".

"Abbiamo la possibilità - ha concluso Dario Franceschini - per come è fatta l'Italia, allargando un po' le regole sui numeri, in sicurezza, di fare una grande stagione all'aperto perché abbiamo bisogno come paese di avere le nostre piazze, le nostre arene piene di musica, di cinema, di danza, di teatro e di attività culturali. E' anche uin modo di far ripartire motivatamente il Paese".

"Pubblico negli stadi è una scelta che ci discrimina lo spettacolo"

Nel frattempo ha preso corpo una protesta "corale" del mondo dello spettacolo. Il presidente Siae Giulio Rapetti Mogol si è detto d'accordo con il titolare del dicastero della Cultura: "Sono completamente d'accordo con quanto dichiarato dal ministro Dario Franceschini in merito alla eventuale autorizzazione alla presenza del pubblico negli eventi sportivi. Se si apre al mondo dello sport si deve aprire, negli stadi o in spazi analoghi, anche agli eventi culturali e spettacolistici, chiaramente sempre nel rispetto delle stesse modalità i sicurezza adottate per contrastare la diffusione del Coronavirus". 

Un'idea sostenuta anche da Enzo Mazza, presidente della Fimi, la Federazione dell'Industria Musicale Italiana: "È evidente che siamo di fronte ad una farsa. Si dibatte su protocolli stringenti sui quali dovrebbe esprimersi il CTS, per consentire quest'estate eventi musicali con mille o poco più persone all'aperto, e nello stesso momento si approva un piano per l'accesso di oltre 16 mila persone all'Olimpico in occasione degli europei di calcio?".

"I danni causati al mondo dello spettacolo e della musica dal vivo dopo oltre un anno di pandemia e restrizioni - sottolinea Mazza - sono immensi. Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? È ridicolo". 

Mazza ha poi chiamato a raccolta il settore: "Penso che artisti e addetti ai lavori non debbano accettare una discriminazione di tale portata. Deve essere immediatamente aperto un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente. Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. E' una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo".

Secondo Carlo Fontana presidente dell'Agis, siamo di fronte ad una scelta che discrimina il mondo dello spettacolo: "Non posso accendere la tv e sentire che è stata ammessa la presenza dal vivo degli spettatori nelle partite di calcio per l'Europeo. Mi sembra che qui i numeri siano ben altri. E parlo da appassionato di calcio. Lo spettacolo è discriminato e vorrei capire perché". 

"Il mondo dello spettacolo è stato devastato dalla pandemia così come non si può certamente andare avanti, la situazione è drammatica. Si è perso circa l'80% degli incassi tra il 2019 e il 2020 e quindi – ha spiegato il presidente dell'Agis - è necessario che si possa ripartire, e si possa ripartire in sicurezza. 

Roma, lavoratori occupano il Globe Theatre

Intanto a Roma  un gruppo di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura hanno occupato il Globe Theatre per protesta.

I lavoratori dello spettacolo occupano il Globe Theatre di Roma (Foto Ansa)

Dopo più di un anno dal blocco degli spettacoli dal vivo, i lavoratori chiedono una riforma strutturale del settore, devastato dalla chiusure causate dalla pandemia. La Rete dei lavoratori dello spettacolo reclama continuità di reddito e maggiore sostegno a chi lavora nel settore degli spettacoli dal vivo. Un grosso striscione alle loro spalle recita: "A noi gli occhi, please" richiamando lo spettacolo di successo di Gigi Proietti, che fu direttore del teatro.

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