Essere trans in Europa
“Il primo giorno che sono andata al lavoro vestita da donna” è il video racconto su TikTok di Carla, derisa e insultata dai colleghi. Ma che cosa cosa significa essere trans in Europa?
Derisi, discriminati, Insultati, molestati, violentati. È la condizione che le persone transgender sono costrette a vivere per le strade della propria città, a lavoro, in una struttura sanitaria, anche in Italia. Essere trans nell’Unione Europea. È l’analisi dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali. I risultati rivelano che le persone trans subiscono frequenti violazioni di questi diritti.
Cosa significa essere trans? Il termine transgender descrive persone la cui identità di genere non è allineata al sesso assegnato alla nascita. Alcune persone transgender che soffrono di tale incongruenza, per alleviare la propria sofferenza - detta disforia di genere - possono richiedere un intervento medico attraverso un supporto psicologico o un trattamento ormonale ma anche chirurgico per affermare il percorso di genere. Un percorso chiamato “transizione” che può includere il coming out verso la propria famiglia, amici e colleghi ma anche il cambio anagrafico su documenti, fino appunto alla terapia ormonale o chirurgica.
Un intervistato su cinque di questa analisi dichiara di aver percepito almeno volta una discriminazione da parte di personale sanitario o dei servizi sociali per il fatto di essere trans (su u un campione di 6.579 intervistati trans autodichiarati, FRA - Agenzia dell’unione europea per i diritti fondamentali)
Non va meglio nel mondo dell’occupazione: Il 37% degli intervistati si è sentito discriminato per il fatto di essere trans quando cerca un lavoro. Il 27% ha riferito episodi di discriminazione sul posto di lavoro. I problemi che le persone trans si trovano ad affrontare quando esprimono liberamente il proprio genere è sentito con una scarsa sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti della realtà delle loro vite e identità. Questo crea un circolo vizioso di paura, ignoranza, intolleranza, discriminazione e persino di violenza motivata dall’odio, afferma lo studio europeo.
Queste situazioni - si legge nel rapporto - suscitano sentimenti di paura persistenti e portano alcune persone trans a evitare determinati luoghi. Ma questi luoghi dell’odio, di minacce e di violenze sono per la metà (46% grafica) la strada, la piazza, un parcheggio o un luogo pubblico insomma, seguiti da bar, ristoranti, pub e club (10% grafica) ma anche mezzi pubblici (9% grafica). C’è chi si sente minacciato anche nella propria casa, (8% grafica) a scuola, all’università (5%) o sul posto di lavoro (3%, 19% altro).
Il risultato più sorprendente del sondaggio LGBT dell’UE è l’elevato livello di violenze ripetute e reati motivati dall’odio che subiscono le persone trans, il che indica la necessità di migliorare le politiche di lotta contro i reati motivati dall’odio in tutta l’UE. Il tasso di incidenza annuale di violenza o molestie è di circa un episodio ogni due intervistati trans, ossia il doppio dei tassi di incidenza per gli intervistati lesbiche, gay e bisessuali. I numeri della popolazione Transgender adulta in Italia, non è facile dirlo.
La percentuale di popolazione transgender dovrebbe essere compresa tra lo 0,5 e l’1,2% secondo Marina Pierdominici, ricercatrice dell’istituto superiore di Sanità. Secondo queste stime, nel nostro Paese consterebbe in circa 400mila italiani.
Transfobia è il termine che si riferisce alla repulsione, all'odio, alla discriminazione e all'aggressione fisica e verbale nei confronti di individui di genere non conforme e individui il cui genere non è chiaramente definibile. Una sensibilizzazione sulla quale si può fare molto in Europa e, secondo il campione intervistato, molto può essere fatto in primis dal mondo delle istituzioni.
“Vorrei che il mio genere percepito fosse irrilevante. - è la voce di un trans in Europa - Dovrei essere in grado di svolgere la mia attività ed essere trattato in modo equo e con rispetto, a prescindere dal mio aspetto. Voglio solo che mi sia permesso di essere me stesso, senza preoccuparmi degli altri”.
Approfondimento a cura di Roberta Marchetti e Alberto Pezzella. Riprese e montaggio Alberto Pezzella, Today.it