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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Travel Ban: quando le frontiere dividono l'amore

Migliaia di italiani non vedono il partner da mesi a causa delle frontiere chiuse. In questo scenario nasce il movimento 'Love Is Not Tourism', ma l'Italia rispetto al resto d'Europa è il fanalino di coda. Solo ieri sera la risposta del ministro Speranza, ora si aspettano soluzioni concrete

Quando nell'indimenticabile conferenza stampa del 26 aprile il premier Conte, impegnato nel traghettare il Paese verso la fine del lockdown, parlò di "affetti stabili", i fidanzati di tutta Italia fecero i salti di gioia, vedendosi riconoscere quello status di "coppia di fatto" che il matrimonio fino ad allora, nel pieno dell'emergenza sanitaria, aveva sempre e costantemente scalzato. Da quel momento chiunque avesse una relazione stabile poteva finalmente ricongiungersi. Un tema che tenne banco per giorni, con tutti i "se" e i "ma" del caso, anche se i riflettori sono rimasti accesi solo sul territorio nazionale. 

Ma se le coppie italiane hanno dovuto pazientare due mesi scarsi per riabbracciarsi e quelle residenti nell'Area Schengen hanno potuto solo di recente festeggiare il ricongiungimento, per gli italiani che hanno una relazione con un partner di paesi al di fuori di quest'area non si intravede ancora luce. 

Le coppie 'vittime' del Travel Ban

La scelta di chiudere le frontiere per contrastare l'emergenza sanitaria è stata, ed è tuttora, comprensibile e per molti versi necessaria. Lo stop al turismo è stato essenziale, ma le coppie binazionali - non congiunte - pagano lo scotto. In questo scenario nasce 'Love Is Not Tourism', movimento che chiede a gran voce per queste coppie gli stessi diritti, con una succursale italiana attivissima. "L'amore non è turismo e una relazione stabile non può essere equiparata ad una vacanza estiva", questo il leit motiv che uno dei portavoce di 'Love Is Not Tourism' Italia, Andrea Iannozzi, fa risuonare come un mantra, trascinandosi dietro migliaia di coppie Italia-resto del mondo che giorno dopo giorno allargano la community. Serena e George, Italia-Indonesia, Tatiana e Diego, Italia-Brasile, Leonardo e Cristina, Italia-Stati Uniti. Quattro, cinque, sei mesi senza vedersi e soprattutto senza alcuna certezza.

"In un mondo in cui la globalizzazione è totale e le coppie con partner non coniugati di diversa nazionalità sono sempre più numerose - prosegue Iannozzi il diritto di ricongiungerci ci viene negato nonostante gli Articoli 2 (2) e 3 (2) (b) della Direttiva 2004/38/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio. Eppure, le nostre relazioni non valgono di meno di quelle delle coppie sposate o di quelle certificate da un documento che ne attesti l'unione civile. L'amore dovrebbe essere considerato un motivo essenziale per viaggiare e consentire ai cittadini non UE di entrare nell'Unione (+ Stati associati) insieme a tutti gli altri viaggiatori essenziali consentiti, come lavoratori transfrontalieri, passeggeri che viaggiano per motivi familiari imperativi, assistenza sanitaria personale".

Sono mesi che questo movimento chiede al governo italiano provvedimenti ad hoc che favoriscano il ricongiungimento delle coppie binazionali, ovviamente nel pieno rispetto delle misure di sicurezza che si renderanno necessarie. Di modi ce ne sono, tra le proposte anche "che il cittadino non comunitario esibisca un certificato attestante la negatività al Covid-19 mediante un test effettuato non oltre le 72 ore antecedenti al viaggio oppure, in caso di impossibilità ad ottenere il suddetto test, si sottoponga a quarantena per un periodo di 14 giorni". 

In Europa si è già passati all'azione

In Europa la lista dei sostenitori è sempre più lunga. I governi di Francia, ultima grande arrivata, Germania, Danimarca, Norvegia, Svizzera, Islanda, Austria, Repubblica Ceca, Olanda e Finlandia hanno già provveduto a rispondere all'azione di #LoveIsNotTourism inserendo le coppie aderenti al movimento tra quelle esenti dal divieto di ingresso. 

Italia fanalino di coda

In Italia la risposta del governo si è fatta attendere ma è arrivata, anche se ora bisogna passare ai fatti (e qui casca l'asino?). Ieri sera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato un'apertura nel prossimo DPCM nei confronti delle coppie internazionali. Un primo passo apprezzato da #LINT, come commenta su Today l'altra portavoce, Alessandra Leo: "Siamo lieti che, dopo mesi di battaglie, interrogazioni parlamentari e raccomandazioni da parte della Commissione Europea, il ministro Speranza abbia deciso di impugnare provvedimenti atti ad aiutare noi coppie binazionali separate dai travel ban, che ci auguriamo possano entrare in vigore già a partire dal prossimo DPCM. Questo ci rende cautamente ottimisti e lascia intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel". Qualche riserbo, però, resta: "Auspichiamo che le soluzioni adottate non si rivelino un semplice pro forma ma un reale passo in avanti che tuteli le coppie del nostro movimento, discriminate da oramai troppo tempo - prosegue Leo - Vorremmo un modello davvero inclusivo, ispirato a quello danese o svizzero, con criteri soddisfabili non soltanto da una ristretta élite di coppie. Auspichiamo che tra i requisiti richiesti non figuri la residenza anagrafica in Italia di entrambi i partner, punto che sarebbe impossibile da soddisfare per un compagno straniero, e che non venga ritenuto fondamentale comprovare una passata convivenza in territorio nazionale. Restiamo in fiduciosa attesa di una soluzione ragionevole che permetta alle coppie e famiglie di Love Is Not Tourism di riunirsi".

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