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Giovedì, 28 Marzo 2024
Coronavirus

Novavax e Valneva: perché i due nuovi vaccini Covid sono "differenti"

Hanno molte differenze sia rispetto a quelli Pfizer e Moderna (a mRna) che a quelli di AstraZeneca e J&J (a vettore virale): potrebbero essere disponibili nel 2022

L'anno prossimo, nei primi mesi del 2022, anche nel nostro paese potrebbero sbarcare due vaccini anti Covid di stampo differente rispetto a Pfizer, Moderna e AstraZeneca e Johnson&Johnson. A confermarlo è stato il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini: "Per Novavax e Valneva è attesa la valutazione di questa settimana da parte di Ema per il primo e poi, poco dopo, per il secondo". Vediamo cosa cambierà nell'offerta di vaccini. L'Agenzia europea del farmaco ha fatto anche sapere di aver avviato l'esame del vaccino anti-Covid sviluppato da Valneva e conosciuto con la sigla VLA2001. L'Ema ha anche annunciato che il processo di valutazione del vaccino anti-Covid Nuvaxovid, di Novavax, potrebbe concludersi "entro la fine dell'anno".

Novavax e Valneva: i due vaccini in arrivo nel 2022

"Nei primi mesi del prossimo anno potremmo avere la disponibilità di questi vaccini - ha spiegato Magrini - è bene che ci sia un’ulteriore offerta vaccinale sia per gli ingiustificati scettici (che non devono esserlo verso i vaccini a Rna perché si sono dimostrati sicuri), sia perché possono diventare di più facile utilizzo”. Allo stesso tempo sono in corso studi per capire se "modificare i vaccini sulla base delle varianti esistenti”.

I nuovi vaccini Novavax e Valneva potrebbero convincere a vaccinarsi coloro che fino a oggi non l'hanno fatto? In cosa sono diversi dai vaccini attualmente disponibili? 

Il vaccino di Valneva, diversamente da quelli approvati finora, il suo principio si basa sulla presenza del Sars-CoV-2 inattivato, che non può causare la malattia e due "adiuvanti", sostanze che aiutano a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino La decisione del Comitato per i medicinali umani (Chmp) dell'Ema di avviare la revisione continua di VLA2001 si è basata sui risultati preliminari di studi di laboratorio e di primi studi clinici negli adulti. "Questi studi suggeriscono che il vaccino innesca la produzione di anticorpi che colpiscono Sars-CoV-2, e può aiutare a proteggere dalla malattia", spiega l'agenzia in una nota. Se sarà approvato, quello dell'azienda franco-austriaca Valneva sarebbe il primo vaccino a virus inattivato ad avere il via libera in Europa. La Commissione europea si è assicurata l'acquisto di 60 milioni di dosi entro il 2023. Il contratto per l’eventuale primo lotto di acquisto da parte dell’Ue prevede 27 milioni di dosi nel 2022 e di adattare il vaccino ai nuovi ceppi variati. Un successivo ordine europeo è previsto nel 2023 per 33 milioni di dosi totali. I primi lotti di VLA2001 dovrebbero arrivare entro la primavera.

Invece Nuvaxovid della statunitense Novavax è invece realizzato sulla base del principio delle proteine ricombinanti, grazie a un baculovirus ingegnerizzato. Si somministra in due dosi a distanza di 21 giorni ed oggi è stato autorizzato per l’uso in emergenza solo in Indonesia e nelle Filippine. Nuvaxovid può essere conservato in frigorifero. Ad agosto la Commissione europea ha firmato un contratto per 200 milioni di dosi. Il prodotto avrebbe un'efficacia tra l’89% e il 96%. In un lavoro di fase 3 pubblicato sul New England Journal, eseguito però prima dell’arrivo della variante Delta e Omicron, è stata accertata l’efficacia complessiva del Nuvaxovid dell’89,7% contro i ceppi della variante Alfa e del 96,4% contro le altre, che però erano più simili al ceppo originale. Il Novavax sfrutta la tecnica delle proteine ricombinanti, è dunque basato su una tecnologia "antica", forse più accettata dagli scettici: la tecnica è in uso da tempo contro malattie come la pertosse, epatite B, Hpv, meningococco B. Le molecole si assemblano formando particelle simil-virali sulla cui base l’organismo produce la risposta immunitaria. Secondo l’azienda l’efficacia è intorno al 90%. Inoltre ha un costo molto contenuto e si può conservare in frigo, può dunque risolvere il problema della vaccinazione nei paesi poveri.

Due vaccini dunque completamente diversi sia rispetto a quelli Pfizer e Moderna (a mRna) che a quelli di AstraZeneca e J&J (a vettore virale). 

Le due pillole antivirali, il molnupiravir (Merck) e il paxlovid (Pfizer)

Due pillole antivirali, il molnupiravir (Merck) e il paxlovid (Pfizer), "saranno disponibili in Italia a partire da fine gennaio 2022". Ha detto anche questo il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, in audizione in videoconferenza in Commissione Igiene e Sanità del Senato. "Il molnupivarir, per cui c'è stata una successiva comunicazione nello studio finale di una riduzione del 30% dell'effetto inizialmente dichiarato, ha avuto una valutazione preliminare positiva ed è stata data per un approvigionamento del farmaco, ma l'approvazione del dossier avverrà sull'analisi dell'aggiornamento", ha precisato Magrini e sulla pillola di Pfizer che - ha ricordato - ha "una efficacia dell'89% nella riduzione delle ospedalizzazioni" la valutazione "dello studio finale è in corso, ma si va verso l'approvigionamento".

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