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Venerdì, 29 Marzo 2024
I numeri che non fanno ben sperare

Senza vaccino a tutti gli operatori sanitari, l'immunità di gregge diventa utopia

I numeri non sono incoraggianti e torna il tema dell'eventuale obbligatorietà della somministrazione dei vaccini contro il Covid, quanto meno per il personale sanitario di ospedali e Rsa. La Puglia lo ha già fatto, ma nel resto d'Italia siamo ancora indietro

Negli ospedali la percentuale degli operatori sanitari vaccinati arriva al 90% e questo è un dato positivo. Meno buono è il dato che arriva dalle Rsa, dove il personale sanitario vaccinato oscilla tra il 75% e l’85%, il che significa che un medico o un infermiere o un Oss su 2 non si è voluto vaccinare e questo non può non preoccupare. I dati arrivano da Anaste, una delle associazioni dei titolari di Rsa, il cui vicepresidente Paolo Moneti ha detto che “non sempre abbiamo i dati perché i lavoratori non sono tenuti a dircelo”. Resta il dato che fa riflettere e che riapre la discussione sull’obbligatorietà della vaccinazione del personale sanitario. “Io sono favorevole all’obbligo – rimarca Moneti - perché chi lavora nel sistema sanitario non può non essere vaccinato. Se si va sotto il 70% di copertura, si rischiano problemi seri. Non ci dimentichiamo che ospitiamo le persone più fragili".

Ebbene, se al Policlinico San Martino di Genova c’è l’infermiera Gloria Capriata che si dice d’accordo per l’obbligo vaccinale e diventa testimonial della campagna, in Puglia arriva la legge ad hoc. Infatti nella regione del Sud Italia, il Consiglio regionale ha imposto la dose a tutti: medici, infermieri e operatori socio sanitari. La proposta di legge era stata presentata dal presidente della 1° Commissione Fabiano Amati ed è passata con 28 voti favorevoli. E se qualcuno giudica questa politica illiberale, si deve per forza fare i conti anche con i numeri e con le previsioni degli esperti.

“In Italia sarà molto difficile arrivare all’immunità di gregge” ha detto il professor Crisanti, parlando ad un incontro della Spi Cgil di Venezia. L’accademico tira la conclusione anche alla luce di un numero importante di persone che, alla fine, il vaccino, non lo faranno e contribuiranno a far circolare ancora il Covid. Si parta da un dato semplice: in Italia ci sono circa 62 milioni di persone e per arrivare all'immunità di gregge si deve arrivare a quota 42 milioni. "12 milioni di ragazzi da 0 a 18 anni non si vaccinano - spiega Crisanti-. Così arriviamo a 50 milioni. Da questi dobbiamo levare altri 10 milioni che sicuramente non si vaccineranno e siamo quindi a 22 milioni di persone. In più ci sono tutti quelli non raggiungibili” come i clochard, le persone non registrate all’anagrafe, quelli che vivono in clandestinità, per un totale di stimato di 4 milioni. Alla fine si arriva a circa 26 milioni, dunque sotto la quota minima.

Cosa fare allora? Per Crisanti le cose cono 3: "O mascherine e distanziamento o addirittura segregazione nel distanziamento come sta succedendo in Israele oppure incentivi per vaccinare i ragazzi tra i 13 e i 18 anni". Terza opzione è mettere in piedi "un sistema di tracciamento e sorveglianza a livello nazionale con tamponi molecolari.

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