Vaccini: come vanno le cose in Italia e perché siamo vicini alla svolta
Al netto di ulteriori tagli alle forniture, entro fine marzo potrebbero arrivare fino a 11 milioni di dosi (nella migliore delle ipotesi). Finora il nostro Paese ha viaggiato al ritmo di 65-70mila somministrazioni al giorno, troppo poche per sperare nell'immunità di gregge entro fine anno. E sugli over 80 siamo molto in ritardo
Sui vaccini ora si può accelerare? Finora l’Italia ha viaggiato ad un ritmo di 65/70mila dosi al giorno, troppo poche per raggiungere l’immunità di gregge entro la fine dell’anno, figuriamoci per vaccinare “tutti gli italiani che vogliono farlo” entro la fine dell’estate, come da promessa del commissario Domenico Arcuri. Ma per sperare in un cambio di passo, bisogna intanto capire quanti vaccini saranno disponibili nelle prossime settimane. Stando alla tabella pubblicata sul sito del Ministero della Salute, nel primo trimestre dovremmo ricevere in totale circa 16 milioni di dosi (comprese le 450mila dosi consegnate da Pfizer a fine dicembre). Nel dettaglio, AstraZeneca si è impegnata a inviare almeno 4,1 milioni di dosi (con l'obiettivo di arrivare fino a 5,3), Moderna 1,3 milioni e Pfizer 7,8 milioni. Ci sono poi 6,6 milioni di dosi aggiuntive che Pfizer-BioNTech dovrebbe consegnare tra il primo e il secondo trimestre: da quanto è possibile desumere dal tabella, circa 1,6 milioni potrebbero arrivare entro fine marzo.
Vaccini: quante dosi arriveranno in Italia a marzo
Le case farmaceutiche con cui l’Ue ha sottoscritto gli accordi, finora ci hanno consegnato appena 4,7 milioni di dosi. Nella migliore delle ipotesi, e al netto di ulteriori ritardi, nelle prossime cinque settimane potrebbero arrivare oltre 11 milioni di dosi di vaccino. Si tratta - meglio premetterlo - di una previsione ottimistica, ma anche mettendo in conto ulteriori tagli alle forniture l’Italia dovrebbe avere vaccini a sufficienza per arrivare a somministrare (almeno) 200mila dosi al giorno. Un ritmo che considerando le dosi di richiamo non sarebbe ancora sufficiente per immunizzare tutta la popolazione entro la fine dell’anno, ma che ci consentirebbe almeno di mettere in sicurezza le categorie fragili nel giro di poche settimane. Ce la faremo? Le premesse non sembrano buone: nel momento in cui scriviamo, le dosi somministrate sono appena 3,6 milioni, il 77% del totale delle fiale arrivate alle regioni. Ma ci sono differenze anche importanti tra i vari territori: Toscana e Campania hanno utilizzato rispettivamente l’89 e 84% delle dosi, Calabria e Liguria poco più del 60%.
Regioni | Dosi somministrate | Dosi consegnate | % |
---|---|---|---|
Valle d'Aosta | 11.551 | 11.470 | 100,7 |
P.A. Bolzano | 52.089 | 56.165 | 92,7 |
Toscana | 257.218 | 288.680 | 89,1 |
Campania | 319.427 | 379.755 | 84,1 |
Emilia-Romagna | 334.272 | 417.900 | 80 |
Piemonte | 311.013 | 392.470 | 79,2 |
Lazio | 350.870 | 444.780 | 78,9 |
Friuli-Venezia Giulia | 92.035 | 116.965 | 78,7 |
P.A. Trento | 36.044 | 46.770 | 77,1 |
Lombardia | 594.674 | 773.800 | 76,9 |
Abruzzo | 65.679 | 86.670 | 75,8 |
Marche | 80.783 | 107.000 | 75,5 |
Veneto | 291.549 | 394.530 | 73,9 |
Puglia | 194.750 | 267.415 | 72,8 |
Sicilia | 273.971 | 380.925 | 71,9 |
Molise | 17.875 | 25.595 | 69,8 |
Basilicata | 31.416 | 45.225 | 69,5 |
Umbria | 39.793 | 58.405 | 68,1 |
Sardegna | 75.715 | 113.700 | 66,6 |
Liguria | 94.062 | 147.950 | 63,6 |
Calabria | 83.859 | 136.290 | 61,5 |
Le regioni hanno usato poche dosi AstraZeneca
E non è tutto. Secondo SkyTg24, le regioni hanno usato solo il 20% delle 542mila dosi AstraZeneca ricevute. E dire che il vaccino prodotto dalla multinazionale britannico-svedese prevede la somministrazione della seconda dose ad una distanza di 4-12 settimane, come ha specificato di recente la stessa Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Ciò significa che le regioni possono usare tutte le fiale che ricevono, senza doversi preoccupare di conservare dosi di riserva in vista del richiamo. Anche in questo caso però le differenze tra le regioni sono macroscopiche: come ha spiegato su facebook il governatore Eugenio Giani, in Toscana sono state somministrate il 96% delle dosi AZ disponibili, in altre regioni evidentemente la percentuale è molto più bassa.
Finora il collo di bottiglia è stato la mancanza di vaccini, ma già questa settimana dovrebbero arrivare 1,15 milioni di dosi tra Pfizer e Moderna, mentre solo due giorni fa - annunciando l’ennesimo ritardo - AstraZeneca ha affermato di essere al lavoro "per rispettare l’impegno di consegnare all’Italia 4,2 milioni di dosi nel primo trimestre, con l’obiettivo di superare i 5 milioni". A partire dal mese di aprile, la campagna vaccinale dovrebbe subire una nuova accelerazione grazie alle prime consegne di Johnson & Johnson (si parla di 7,3 milioni di dosi entro fine giugno), il cui vaccino prevede una sola somministrazione, e ad una massiccia fornitura in arrivo da Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Il tutto, ovviamente, salvo ulteriori tagli alle forniture.
È dunque verosimile pensare che tra poco più di un mese la campagna vaccinale entrerà nel vivo, ma già nei prossimi giorni qualcosa inizierà a muoversi come ha confermato il direttore della Sanità veneta Luciano Flor. "Dal 22 febbraio al 31 marzo abbiamo una fornitura comunicata di 610.000 dosi. Quindi a marzo possiamo vaccinare decisamente di piu' rispetto a quanto fatto finora" ha detto il dirigente oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale a Marghera. "Questo vuol dire aggiornare il nostro calendario, anche alla luce della nuova scheda di Astra Zeneca che ci consente di utilizzarlo per i soggetti fino a 65 anni".
Come vanno le vaccinazioni in Italia (rispetto al resto del mondo)
Siamo pronti? Ieri le vaccinazioni sono state 96mila, un numero ancora troppo basso se paragonato a quelli altri Paesi (pensiamo ad esempio al Regno Unito dove si viaggia ad un ritmo di oltre 400mila dosi al giorno). Ma in realtà è tutta l’Ue ad essere in ritardo. Con il 3,6% della popolazione che ha ricevuto almeno una dose di vaccino (fonte Our World in Data), l’Italia si colloca dietro Spagna (3,8%), Francia (3,8%), Germania (4%), Polonia (4,7%), Danimarca (5,3%), Turchia (6,5%) e Serbia (11,8%). Non parliamo neanche di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele che giocano in un’altra categoria. A scanso di equivoci va anche detto che se prendiamo come riferimento le due dosi, il nostro Paese precede Francia, Germania e Turchia, anche se siamo comunque dietro a Slovenia, Portogallo, Danimarca, Spagna, Lituania e Polonia.
E c’è di più: come ha fatto notare di recente l’Ipsi, l’Italia è tra gli ultimi paesi dell’UE per le vaccinazioni anti-Covid agli ultraottantenni. Il governo Conte ha deciso (legittimamente) di dare la precedenza assoluta al personale sanitario, a svantaggio però delle categorie più deboli. Continuando ai ritmi dell’ultima settimana, spiegava ieri su Twitter Matteo Villa, riusciremo a vaccinare l’80% degli over 80 non prima del 5 luglio.
🦠🇮🇹 5 luglio.
— Matteo Villa (@emmevilla) February 22, 2021
È la data in cui riusciremmo a vaccinare l'80% degli ultraottantenni italiani, ai ritmi dell'ultima settimana.
L'obiettivo della Commissione Ue è il 31 marzo.
Per capire se ce la faremo basta tenere d'occhio un grafico. Questo.#COVIDー19 #VaccinoAntiCovid pic.twitter.com/83z4NhqQhC
L’#Italia è tra gli ultimi paesi dell’#UE per #vaccinazioni anti-#Covid agli ultraottantenni.
— ISPI (@ispionline) February 20, 2021
Quali le conseguenza della scelta del nostro paese di concentrare le vaccinazioni sul personale sanitario?
Di @emmevilla → https://t.co/kirDJ2ZSxO pic.twitter.com/8ySiFfIF5D