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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Stop al vaccino anti Covid, cosa succede ora (tra alternative e necessari rinvii)

Doveva essere l'arma elettorale di Trump ma la sperimentazione preparato su cui gli Usa avevano maggiormente investito è stata fermata per una reazione avversa. L'Italia aveva prenotato 400mila dosi per fine 2020 ma l'annuncio del ministro Speranza dovrà essere ridimensionato

Solo pochi giorni fa l'annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza sulla possibilità di avere il vaccino, sviluppato da AstraZeneca, dall'Università di Oxford e dall'azienda italiana Irmb di Pomezia, "già entro la fine del 2020". Poi la doccia fredda arrivata nella notte, con lo stop momentaneo alla sperimentazione annunciato da AstraZeneca.

La reazione avversa al vaccino di AstraZeneca

Il New York Times riporta come il motivo dello stop sarebbe riconducibile ad una "reazione avversa" che si è manifestata in un volontario inglese che ha sviluppato una sindrome infiammatoria che colpisce il midollo spinale, la mielite trasversa, patologia spesso innescata da infezioni virali. AstraZeneca avrebbe rifiutato ogni commento in merito alla situazione.

La sospensione precauzionale non riguarda i 50mila volontari che sono già stati vaccinati, che continueranno ad essere sottoposti a monitoraggio e studio. "In questo ambito la sperimentazione continua ad essere in corso", afferma all'ANSA Piero di Lorenzo, amministratore delegato dell'istituto di ricerca Irbm di Pomezia.

"La sospensione riguarda l'arruolamento di nuovi volontari per i test nei paesi nei quali la sperimentazione deve ancora essere avviata. Rappresenta un dovere di trasparenza e rigore rispetto ad una prassi che relativamente alla fasi di sperimentazione 2 e 3 coinvolge non solo volontari sani ma anche con patologie".

Attualmente la sperimentazione del vaccino Oxford è già partita su un totale di 50mila volontari in Gran Bretagna, Usa, Brasile e Sud Africa, mentre ulteriori studi erano previsti in Giappone e Russia.

Stop al vaccino anti Covid, cosa succede ora 

La notizia dello stop ha scatenato in maniera eterogena i social, c'è chi spalleggia atteggiamenti no-vax e chi invece sottolinea che prima degli annunci bisogna aspettare i tempi della ricerca e i suoi risultati.

Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti lo stop alla sperimentazione è un argomento in più per smentire le accuse dei no-vax che dubitano sulla sicurezza della ricerca per il vaccino. Il medico del Policlinico San Martino di Genova ha spiegato all’Adnkronos quella che solo in apparenza può sembrare una contraddizione: "È il segnale che le aziende stanno lavorando con serietà, trasparenza e controllando i dati".

La stessa Oms ha sottolineato la necessità di non compromettere la sicurezza malgrado la necessità di sviluppare un vaccino nel più breve tempo possibile: il rischio è che l'uso politico della corsa ai vaccini - che appare evidente soprattutto nel caso statunitense, con Donald Trump deciso ad usarla come arma elettorale - metta in qualche modo a rischio il pieno rispetto dei protocolli di non tossicità.
Di fatto, il vaccino dell'AstraZeneca è stato uno di quelli che ha ricevuto i maggiori finanziamenti da parte delle autorità statunitensi - un miliardo di dollari per trecento milioni di dosi - e la Casa Bianca stava valutando un possibile inizio della somministrazione per il mese (elettorale) di novembre, data che sembra ora destinata a slittare.

In Italia, a finire nel mirino è proprio il ministro Roberto Speranza, che in più riprese aveva sottolineato il contributo italiano alla ricerca sul vaccino AstraZeneca (il vettore virale viene prodotto presso l'Irbm di Pomezia, l'infialamento presso la Catalent di Anagni, ndr) e per il quale il Governo aveva firmato un contratto per 400 milioni di dosi a partire da fine anno.

"Chi ha sparato date a casaccio tipo 'avremo il vaccino entro...' non ha considerato che dei problemi possono sempre capitare, perché è così che funziona la ricerca scientifica", scrive Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. L'immunologa Antonella Viola scrive su Facebook a proposito della sospensione: "Avevo scetticamente scosso la testa quando il ministro Speranza aveva annunciato le prime dosi per novembre e purtroppo avevo ragione. I tempi si allungano". "Gli annunci sensazionalistici di una soluzione dietro l'angolo non hanno alcun solido fondamento". A sottolinearlo è l'immunologo Alberto Mantovani direttore scientifico dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) che, intervenendo su 'Radio3 Scienza', ha ribadito come la ricerca sul vaccino contro il coronavirus Sars-CoV-2 abbia i suoi tempi: "Non è vero che muta in fretta e che ciò vanifichi le ricerche sui vaccini. Purtroppo, invece, non abbiamo un farmaco efficace contro Covid-19, la malattia provocata da Sars-CoV-2". 

"Non è mai stato sviluppato un vaccino in un anno" spiega Andrea Crisanti ordinario di microbiologia all'Università di Padova a 24Mattino su Radio 24. "Si tratta - ha sottolineato Crisanti - di processo lungo e complesso, che coinvolge circa 100mila persone, lo sviluppo di un vaccino dura circa 5 anni. Giustificato fare degli sforzi perché si tratta di una misura che dal punto di vista costi ed efficacia è la più conveniente ma ci vuole tempo".

Nathalie Moll, direttrice generale della Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche, mette le mani avanti e in un'intervista al canale televisivo greco Mega, ha decisamente smorzato le aspettative di chi assicura la distribuzione delle dosi entro novembre.

Stop al vaccino anti Covid, le alternative

Delle decine di vaccini attualmente in fase di sviluppo in tutto il mondo solo tre hanno ricevuto un'approvazione preliminare da parte dei rispettivi organi di regolamentazione nazionali: lo "Sputnik" russo - di cui oggi si apre la fase di sperimentazione su 40mila volontari e che verrebbe ad ogni modo utilizzato quasi esclusivamente in Russia - e due farmaci cinesi, destinati per la maggior parte alle forze armate.

Il vaccino prodotto da AstraZeneca non era che uno dei possibili candidati a portare l'umanità fuori dalla pandemia di coronavirus. Lo ha ricordato lo stesso direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia che ha spiegato come sia Roma che a Verona sia in sperimentazione il vaccino made in Italy creato dalla società biotecnologica italiana ReiThera. "Allo Spallanzani e Verona siamo notoriamente nella fase 1 appunto, quella della sicurezza e della immunogenicità. I cittadini devono sapere che poniamo la massima attenzione allasicurezza. Ripeto, in questa materia non si può sbagliare e mai come in questo caso la fretta può essere cattiva consigliera. Prudenza deve associarsi a grande impegno e rigore".

In fase 3, la fase più avanzata, è invece il vaccino americano anti-Covid mRna-1273 sviluppato dall'azienda staunitense Moderna e dal Niaid guidato dal celebre virologo Anthony Fauci. "Il nostro primo prodotto potrebbe essere sul mercato nel primo semestre 2021" spiega all'Adnkronos Salute la stessa azienda biotech americana. Al momento i dati pubblicati dal nostro studio di Fase 1 su soggetti adulti hanno dimostrato una risposta immunitaria positiva, con titoli anticorpali neutralizzanti osservati nel 100% dei partecipanti valutati.  E gli studi hanno anche "dimostrato che mRna-1273 è generalmente sicuro e ben tollerato alla dose di 100 µg selezionata per la fase 3.

Sempre oggi Pfizer e BioNTech hanno annunciato oggi di aver concluso i colloqui preliminari con la Commissione europea per una proposta di fornitura di 200 milioni di dosi del loro candidato vaccino sperimentale a base di mRNA BNT162 mRNA anti SARS-CoV2 destinato agli Stati membri dell'Unione europea, con un'opzione di acquisto di ulteriori 100 milioni di dosi. "Le consegne - spiega Pfizer in una nota - dovrebbero partire dalla fine del 2020, subordinate al successo clinico e all'autorizzazione o approvazione regolatoria". Le aziende avvieranno ora le trattative contrattuali con la Commissione europea.

Si tratta del sesto pre-accordo tra Commissione e aziende farmaceutiche, dopo quelli con AstraZeneca, Sanofi-GSK, Johnson & Johnson, CureVac e Moderna. Finora l'unico contratto formalizzato, per 400 milioni di dosi, era proprio quello con AstraZeneca. Con questi contratti la Commissione assicura la possibilità per tutti gli Stati membri dell'Ue di acquistare il vaccino, di donarlo a paesi a basso reddito o reindirizzarlo ad altri paesi europei. 

Vaccino anti Covid-19, quanto costerà

Ma quanto potrebbe costare una dose di vaccino anti coronavirus? La corsa delle aziende allo sviluppo del metodo per fermare la pandemia potrebbe risultare per i vincitori una vera e propria miniera d'oro. Seppure a livello etico le aziende assicurano piani commerciali specifici, il vaccino americano potrebbe costare tra i 32 e i 37 dollari a dose come già anticipato dalla farmaceutica Moderna.

Il pre accordo con il governo statunitense verterebbe su una cifra pari a 2,48 miliardi di dollari per l'accesso anticipato a 100 milioni di dosi del vaccino mRna-1273.

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