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Giovedì, 28 Marzo 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Quelli che vogliono saltare la fila per il vaccino: la solita Italia dei mille campanili

In principio furono gli operatori sanitari, poi venne il turno delle forze dell’ordine e a seguire quello degli insegnanti. E fin qui nulla da eccepire. Il problema, non di poco conto, è che la lista delle categorie professionali che reclamano il vaccino rischia di diventare ogni giorno più lunga. E ogni Regione fa come gli pare. In Sicilia il presidente dell'Assemblea Regionale Gianfranco Miccichè ha chiesto ieri di inserire tra le categorie a rischio anche i deputati e il personale del parlamento dell’isola, una "precauzione" (parole sue), "in vista della discussione per l’approvazione del bilancio e della finanziaria regionale". Intanto i sindacati che rappresentano i lavoratori del commercio sgomitano a loro volta per avere un posto al sole. E spiegano, con qualche ragione, che all’interno del piano vaccinale sarebbero state inserite le categorie degli avvocati e dei praticanti avvocati.

Perché loro sì, e i dipendenti dei supermercati no? "Pur avendo lavorato incessantemente ed ininterrottamente a stretto contatto con il pubblico - scrivono i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil - i lavoratori sono stati ingiustamente, senza una plausibile motivazione, esclusi dalla campagna vaccinazioni. Questo rappresenta un pericolo sia per i dipendenti sia per la clientela con cui sono quotidianamente a contatto da sempre durante la pandemia".

Tra le categorie che hanno la priorità ci sono (giustamente) anche i disabili gravissimi, che però sono stati inseriti solo dopo le proteste del comitato "Siamo Handicappati No Cretini" che aveva definito il piano della Regione "indegno e lesivo della dignità" dei disabili. Parole dure così motivate dai membri del comitato: "Vediamo i selfie del personale amministrativo trentenne di Unipa (Università degli Studi di Palermo) che si fa il vaccino e a quanto pare a breve anche gli oltre 24mila avvocati potrebbero avere la priorità. Il tutto condito da scuse grottesche sulla tipologia di vaccini a disposizione".

Intanto la settimana scorsa l'Unci Sicilia, gruppo di specializzazione del sindacato dei giornalisti, ha rivolto un appello all'assessorato regionale alla Salute, per "allargare la vaccinazione anche ai giornalisti, vigilando su furbizie e scorciatoie nella somministrazione", "non certo per ottenere il privilegio di una priorità di casta, che ovviamente rifiutiamo, ma come riconoscimento alla funzione di servizio pubblico" che la categoria dei cronisti svolge, garantendo il diritto dei cittadini ad essere informati spesso in condizioni di forte disagio e precarietà, e che chiede di "continuare a lavorare sotto l'ombrello di una maggiore serenità".

Ma la Sicilia non è certo un caso isolato. In Toscana, per fare un esempio, tra le categorie prioritarie è stato inserito anche il personale degli uffici giudiziari di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Le richieste si accavallano. Un paio di settimane fa, spiegava il "Sole 24 Ore", il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria Antonio Leone ha scritto al ministro della Salute Roberto Speranza e al ministro dell'Economia Daniele Franco "per chiedere che anche i magistrati tributari, al pari delle altre magistrature - ordinaria, amministrativa, contabile e militare - vengano inseriti, insieme al personale amministrativo delle commissioni tributarie, tra i soggetti beneficiari della vaccinazione in quanto svolgono un servizio essenziale". 

Stessa richiesta avanzata anche dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, che in una lettera inviata a Speranza ha sottolineato come vi sia stata "la presenza dei commercialisti, fin dai primissimi giorni della pandemia, al costante servizio delle imprese e delle persone, tanto che la nostra categoria fu inclusa nel Dpcm 22 marzo 2020 tra i servizi essenziali". Ogni categoria ha le sue buone ragioni. E ogni Ordine o sindacato cerca di inserire i propri iscritti nelle liste compilate dalle Regioni. Gli stessi operatori dell’informazione non si tirano indietro. In concomitanza con l’appello dell’Unci in Sicilia, analoga richiesta è stata avanzata in Toscana dall’AssoStampa e dal presidente del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Regione. Anche in Puglia l’Odg ha rivolto un appello all’assessore alla Salute Pier Luigi Lopalco chiedendo se "non sia il caso di  prevedere la possibilità di una campagna vaccinale per i giornalisti secondo tempi e modalità da concordare". Tutti vogliono il vaccino ed espongono le loro buone ragioni per avere la precedenza sugli altri. Con buona pace del criterio dell'età. 

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