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Martedì, 23 Aprile 2024
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Vaccino coronavirus, la grande speranza: "Pronto entro l'anno. Attenzione all'effetto cocktail"

"L'Europa comprerà 1,5 miliardi di dosi - dice Stella Kyriakides, commissaria Ue alla Salute -. E' fondamentale evitare che un 'effetto cocktail' tra influenza stagionale e il Covid-19 sovraccarichi i nostri sistemi sanitari"

"Non escludo totalmente un nuovo lockdown, noi però faremo di tutto per impedirlo", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, mentre nel Paese si registrano 7.379 nuovi casi di coronavirus, dato record negli ultimi mesi, e venti morti. In Spagna sono invece 3.829 i contagi nelle ultime 24 ore, quindici le vittime. E i nuovi contagi aumentano anche in Italia. L'incremento dei casi di positività delle ultime settimane nei paesi europei "era prevedibile, ma bisogna riuscire a contenere immediatamente i nuovi focolai", dice Stella Kyriakides, commissario Ue alla Salute.

E a che punto siamo con il vaccino? "Il primo vaccino potrebbe essere disponibile verso la fine di quest’anno, o all’inizio del 2021. Il nostro obiettivo è che tutti i cittadini e tutti i Paesi abbiano pari accesso", dichiara la commissaria cipriota in un'intervista a La Stampa. "Abbiamo negoziato intensamente ogni giorno quest’estate e abbiamo completato colloqui esplorativi con cinque aziende sui rispettivi vaccini candidati - afferma -. Giovedì ho firmato il primo contratto con AstraZeneca. Finora le nostre discussioni riguardano la possibilità di acquistare oltre 1,5 miliardi di dosi di potenziali vaccini futuri sicuri ed efficienti".

Secondo la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, "è fondamentale evitare che un 'effetto cocktail' tra influenza stagionale e il Covid-19 sovraccarichi i nostri sistemi sanitari" e per questo i singoli Paesi Ue sono stati "incoraggiati ad avviare prima le loro campagne di vaccinazione e a prepararsi ad essere in grado di vaccinare un numero maggiore di persone".

Intanto sta per iniziare l'anno scolastico. "Dobbiamo essere molto prudenti e - afferma - fare il possibile per consentire" agli studenti "di tornare in classe in sicurezza". "Le evidenze attuali - conclude - suggeriscono che se vengono applicate adeguate misure di igiene, di distanziamento o di divisione degli alunni in gruppi, è poco probabile che le scuole siano fonte di infezione maggiore rispetto ad altri luoghi".
 

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